Germania, Grande coalizione al via, ora la parola agli iscritti

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I socialdemocratici “strappano” anche Lavoro e Finanze. Ma per il via libera bisognerà attendere il voto interno ai partiti

BERLINO. Quattro mesi e mezzo dopo le elezioni federali, Martin Schulz e Angela Merkel chiudono il cerchio della Terza Grande coalizione. Ieri mattina, dalla sede Cdu di Berlino, la fumata bianca per il nuovo governo: alla Spd vanno i ministeri di Lavoro, Esteri e soprattutto Finanze; al partito della cancelliera Economia, Difesa e Sanità; mentre la Csu incassa il controllo degli Interni oltre alla delega sulla «patria».

NELLE 177 PAGINE del programma comune spicca la convergenza su «finanze solide, investimenti su infrastrutture, in campo sociale e nella sicurezza»; oltre alla gestione dei migranti dove «ci si è fatti guidare da ragioni umanitarie ma anche dalla necessità dei controlli» riassume Merkel.

Per il leader Spd Schulz l’accordo riflette la vittoria politica del suo partito e dell’Europa: «Si vede la mano dei socialdemocratici e la “sponda” con Macron», in più ci sono tre ministeri di peso con cui sarà possibili condizionare la legislatura. Prima che, già in conferenza-stampa, il governatore bavarese Horst Seehofer “minacci” di tradurre (non si quanto per scherzo) «ciò che comporta davvero la firma in calce al contratto» vincolante fino al 2021.
In attesa della divulgazione dei dettagli, l’informazione si concentra sul valzer di poltrone innescato dall’intesa. Stando alle indiscrezioni di S.Z. e Dpa, Schulz sarà il nuovo ministro degli Esteri (e lascerà la segreteria Spd alla capogruppo Andrea Nahles), Seehofer a capo degli Interni, e il sindaco socialista di Amburgo, Olaf Scholz, titolare delle Finanze e vice-cancelliere.

IL PESO SPECIFICO DELLA CDU resta incarnato da Peter Altmaier, futuro ministro dell’Economia, e Ursula von der Leyen riconfermata alla Difesa. La nuova entrata di rilievo, nel campo di Merkel, è invece la giovane renana Julia Klöckner all’Agricoltura.

Sempre che il quarto governo della cancelliera nasca veramente: la Groko resta appesa al filo del referendum di conferma degli iscritti ai tre partiti previsto entro fine mese. Tutt’altro che una formalità, come dimostra la resistenza degli Jusos (i giovani socialisti) che puntano ad affondare l’alleanza convincendo i 24.800 nuovi militanti Spd tesserati a gennaio. Anche per questo alle 14.30 di ieri sul palco della Konrad Adenauer Haus i tre leader sono apparsi soddisfatti ma non pienamente sollevati.

«L’ACCORDO DI COALIZIONE è la base per un governo stabile» specifica Merkel consapevole come di per sé il patto non metta in moto l’esecutivo. Per ora il mix di proposte di Spd, Cdu e Csu sta in piedi solo sulla carta, nonostante siano stati «predisposti grandi pacchetti di misure: dal settore digitale al mondo del lavoro» come assicura la cancelliera.

TUTTA ANCORA DA PROVARE è anche la reale agibilità del ministero delle Finanze “strappato” dalla Spd: nel pre-accordo del 12 gennaio si prevedeva il blocco all’introduzione di nuove tasse fino a fine legislatura. Un’arma spuntata, come i mille ricongiungimenti di profughi al mese? Restano da capire, in parallelo, i veri punti della riforma del sistema sanitario mentre appare limpido solo il destino dell’ex ministro dell’interno Thomas de Maizière, escluso dalla Groko per far posto ai bavaresi. «Auguri di buon lavoro al mio successore» sono le ultime parole del capo della sicurezza durante gli attentati Isis a Monaco e Berlino, il Capodanno di Colonia e il G-20 di Amburgo.

NON FARÀ PARTE del primo governo del presidente federale Frank-Walter Steinmeier, vero architetto dell’«esecutivo istituzionale» suggerito a Schulz e Merkel fin dall’inizio. Da massimo dirigente Spd ha “accompagnato” il segretario al tavolo con la cancelliera; da navigato ex ministro degli Esteri ha guidato Mutti nella diplomazia necessaria a far nascere il suo ultimo mandato. «Una lunga strada ci ha portato qui» sono state, non a caso, le prime parole di Merkel, prima di accennare ai cittadini («con e senza background migratorio»), il prezzo del compromesso la cui sintesi sfiora le duecento pagine. «Abbiamo passato giorni di negoziato intenso che è costato molto a noi e ai nostri partner. Ma ne è valsa la pena: ora abbiamo la stabilità necessaria per occuparci delle vere esigenze dei tedeschi».

LA NECESSITÀ IMPELLENTE per ora sembra limitarsi a Schulz che ha prenotato il posto di ministro degli Esteri dopo aver giurato che non avrebbe mai fatto parte di un governo con la Cdu. Alimenta la voce sulla gestione della Spd meno accorta della carriera personale, con il partito spaccato a metà (solo il 56% dei delegati ha approvato la Groko) e il sondaggio Insa di lunedì che inchioda i socialdemocratici a quota 17%.

FONTE: Sebastiano Canetta, IL MANIFESTO



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