“ Lavoro, dignità, eguaglianza”. Prima tappa in San Giovanni

“ Lavoro, dignità, eguaglianza”. Prima tappa in San Giovanni

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“Sabato sarà l’inizio di una sta­gione di mobi­li­ta­zione, per­ché non ci ras­se­gniamo al fatto che la strada per l’uscita dalla crisi sia quella della ridu­zione delle tutele e dei diritti”. Susanna Camusso pre­senta un 25 otto­bre che non vuole essere una tappa iso­lata. E che non sarà solo della Cgil: “C’è un’attenzione che va ben oltre i nostri iscritti”. La sot­to­li­nea­tura è l’effetto di un son­dag­gio com­mis­sio­nato da Corso Ita­lia a Tecnè. Su un cam­pione di mille mag­gio­renni, iscritti e non iscritti al sin­da­cato, i risul­tati indi­cano che il 54% degli ita­liani (75% degli iscritti Cgil) ritiene che sia meglio esten­dere le tutele, per­ché ridurle non favo­ri­sce l’occupazione. A seguire il 64% (70% iscritti) pensa che la delega al governo per la riforma del lavoro non farà cre­scere l’occupazione.

Ancora, il 51% (74% iscritti) è d’accordo con il sin­da­cato nel rite­nere che i rap­porti di lavoro devono con­ti­nuare ad essere a tempo inde­ter­mi­nato, e che la fles­si­bi­lità deve essere limi­tata nel tempo. Il 55% (79% iscritti) si dice d’accordo con la pro­po­sta Cgil di esten­dere la cassa inte­gra­zione a tutti i lavo­ra­tori, e di dare l’indennità di disoc­cu­pa­zione a tutti con una durata rap­por­tata agli anni effet­ti­va­mente lavo­rati. Infine l’80% com­ples­sivo è pes­si­mi­sta sul 2015: il 55% pensa che la disoc­cu­pa­zione aumen­terà ancora nei pros­simi dodici mesi, e il 25% che resterà sui livelli attuali.

Agli occhi di un un sin­da­cato che ha quasi tre milioni di tes­se­rati attivi e altret­tanti pen­sio­nati, il son­dag­gio indica inol­tre che le orga­niz­za­zione sin­da­cali non sono con­si­de­rate inu­tili: “Sono invece l’unica bar­riera alla fran­tu­ma­zione del corpo sociale e all’idea di divi­sione – osserva Camusso — del tutti con­tro tutti”. Per que­sto la mani­fe­sta­zione “Libertà, dignità, ugua­glianza. Per cam­biare l’Italia” viene con­si­de­rata come una prima rispo­sta a un governo la cui riforma del lavoro è boc­ciata senza appello: “Mira a abbas­sare i salari senza creare nuovo lavoro ma peg­gio­rando quello attuale, visto che le stesse stime dell’esecutivo nel Def indi­cano un tasso di disoc­cu­pa­zione nel 2018 dell’11,2%”. Quanto alle poli­ti­che eco­no­mi­che, la segre­ta­ria gene­rale è altret­tanto espli­cita: “Man­cano nuove poli­ti­che indu­striali, e gli inve­sti­menti, pub­blici e pri­vati, sono azze­rati. Senza quelli non si esce dalla crisi”. Infine un pas­sag­gio in rispo­sta alle ultime pro­messe di palazzo Chigi, dal bonus di 80 euro alle neo mamme (Renzi) agli 800mila posti di lavoro (Padoan): “La legge di sta­bi­lità non cam­bia il qua­dro rispetto all’occupazione: non sono certo gli incen­tivi a piog­gia a crearla, altri­menti avremmo dovuto avere incre­menti altis­simi con le misure dell’ex mini­stro Tremonti”.

Intanto si va avanti con l’organizzazione del 25 otto­bre. Con i con­sueti pro­blemi logi­stici: “Ci sono dif­fi­coltà per i pull­man, li stiamo cer­cando all’estero. E la ridu­zione del ser­vi­zio fer­ro­via­rio sta pena­liz­zando il sud”. Numeri? Dalla Cgil offrono le cifre di venerdì scorso e solo del sin­da­cato (120mila pre­no­tati), senza con­si­de­rare Roma e il Lazio, gli stu­denti e gli autor­ga­niz­zati. Fra le ade­sioni sono già arri­vate quelle dell’Arci e di Rifon­da­zione, pre­vi­sti due con­cen­tra­menti alle 9 in piazza della Repub­blica e piaz­zale dei Partigiani.



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