Milano: Povera 1 famiglia su 5. A rischio le donne sole con figli

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(dal Corriere della Sera, 14 dicembre 2005, pagine Milano)

Indagine dell`Osservatorio dell’Università Bicocca. Maggiori difficoltà per chi è senza casa di proprietà e con bassa scolarità

Milano: Povera una famiglia su cinque. A rischio le donne sole con figli

Pensionati, famiglie senza la casa di proprietà, single, persone con bassa scolarità. E oggi alla geografia dei poveri milanesi si aggiungono le donne sole con figli a carico. Secondo un’indagine dell’Osservatorio dell’Università Bicocca, il rischio povertà tocca addirittura il 20 per cento delle milanesi appartenenti a questa categoria. A Milano in media è povero il 14 per cento delle famiglie e il 12,9 per cento dei cittadini (162 mila persone). Se si aggiunge un altro 8 per cento di famiglie di poco al di sopra della soglia di povertà (826 euro al mese per due persone) i nuclei a rischio diventano il 22 per cento. Non solo. Le donne che si trovano a far quadrare i conti da sole sono in aumento. Da un’elaborazione dell’ufficio statistica del Comune sui censimenti 1991 e 2001 si scopre che le single, separate, divorziate o vedove sono passate in dieci anni da 125 mila a 141 mila. In crescita anche le capofamiglia con una persona a carico. «Serve una nuova politica del welfare, a partire dalla casa», dice il presidente della Provincia, Filippo Penati.

A Milano la povertà aggredisce soprattutto le donne. E se le milanesi hanno figli, il pericolo si avvicina. In attesa che la politica si attrezzi con interventi adatti alla fragilità economica delle signore, l’unica opportunità per evitare che il portafoglio si svuoti è tenersi stretto l’eventuale marito-compagno. Separate, divorziate e vedove con figli a carico, infatti, sono a maggior rischio. Questo e altri aspetti delle nuove povertà a Milano sono stati evidenziati ieri durante un convegno della Provincia a cui hanno partecipato Alessandro Beda, vicepresidente di Sodalitas, Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas Ambrosiana e Walter Nanni, sociologo e consulente di Caritas Italiana.

Secondo un’indagine dell`Osservatorio sulle povertà urbane presso l’università Milano-Bicocca, quando la capofamiglia è una donna il rischio di povertà è del 20,7. La percentuale scende al 10 per cento se il capofamiglia è un uomo. La declinazione al femminile del rischio povertà è una peculiarità milanese. Prendendo come riferimento un comune dell’hinterland come Peschiera Borromeo, infatti, le famiglie guidate da donne a rischio povertà scendono al 12,4 per cento.

A Milano sono povere il 14 per cento delle famiglie per un totale di 162 mila individui (ma si arriva al 22 per cento se si considera anche un 8 per cento di nuclei sulla soglia della povertà). A Peschiera Borromeo la percentuale delle famiglie a rischio si abbassa al 10,7 per cento. «Per le donne italiane con figli minori il rischio povertà è il più alto d’Europa. Un record negativo che condividiamo con la Gran Bretagna», osserva Francesca Zajczyk, sociologa dell’università Milano-Bicocca che ha curato l’indagine insieme con David Benassi e Simone Ghezzi.

Intanto a Milano le donne che si trovano a far quadrare i conti da sole sono in aumento. Da un’elaborazione dell’ufficio statistica del Comune sui censimenti 1991 e 2001 si scopre che le single, separate, divorziate o vedove sono passate in dieci anni da 125 mila a 141 mila. In crescita anche le capofamiglia con una persona a carico: da 43 a 53 mila, ben 10 mila in più.
Ma la povertà in salsa milanese ha anche altri aspetti: bassa scolarità, mancanza della casa di proprietà, un’età che supera i 65 anni (le famiglie guidate da pensionati hanno un rischio di povertà sempre doppio). E la presenza di un secondo figlio: se il rischio povertà per le famiglie con un minore è dell’8,7 per cento la percentuale balza al 19,7 quando i figli sono due.
Il fenomeno povertà a Milano ha la stessa consistenza di quanto registrato nella media del paese. Ma Milano non era la capitale della ricchezza? «Il problema è che il lavoro non emancipa più. Anche perché in provincia il 60 per cento dei contratti è atipico. E la durata media di ogni impiego è di circa tre mesi», sottolinea il presidente della provincia, Filippo Penati. Riguardo alle politiche di intervento, secondo Penati sono necessari «forti interventi pubbliche per la casa, anche se non se ne esce solo costruendo case popolari ma anche facendo ruotare il patrimonio esistente». Accoglienza favorevole per la proposta di Sodalitas di costituire una consulta locale sulle politiche del welfare. In cui siano rappresentati tutti, dagli enti locali al mondo del non profit e dell’impresa.

Rita Querzé

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