GIUSTIZIA. Passa la legge della Lega, si potrà sparare agli intrusi

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(da “La Repubblica” mercoledì 25 gennaio 2006, Pagina 8 – Cronaca)

Un diritto difendere i beni oltre che le persone, ma solo se c´è un pericolo vicino e il ladro non sta scappando

Autodifesa, via alla legge si potrà sparare agli intrusi

Non punibile chi reagisce nell´abitazione o nel negozio

L´Anm: soluzione solo simbolica, pericolosa per gli onesti più che per i criminali

Il centrodestra con 244 voti favorevoli approva una norma a lungo chiesta dalla Lega

LIANA MILELLA
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ROMA – In Parlamento è rimasta ferma tre anni. Da quando un forzista (Gubetti) e un leghista (Dussin) presentarono il primo progetto per cambiare la legittima difesa con l´idea, tipica del concetto di sicurezza della destra, di privilegiare la vittima, consentirgli la risposta a mano armata all´aggressore, tagliare l´erba sotto i piedi del rapinatore. «Reazione da Far West» disse subito la sinistra. Protestarono i magistrati. Gli appelli dei giuristi si moltiplicarono. L´ultimo, diretto alla commissione Giustizia della Camera, è solo di qualche settimana fa. Tutto inutile. Da tre anni quella legge è stata la massima aspirazione politica della Lega per presentarsi di fronte al proprio elettorato e poter dire: d´ora in avanti i magistrati non potranno più mettere sotto processo la vittima che spara all´aggressore. Ieri, poco prima di pranzo, il sogno si è trasformato in realtà. Ne sono entusiasti il Guardasigilli Castelli e i deputati con cravatta o fazzolettino verde. A poco è servito che un ex magistrato, il diessino Gianni Kessler, abbia detto: «Non illudete i cittadini, non dite che non vi sarà più alcun controllo di legalità del comportamento di chi uccide una persona. Al contrario: ci saranno maggiori e più complessi accertamenti a cui la magistratura dovrà sottoporre il cittadino che spara».
Applausi scroscianti dopo il voto elettronico. Una Cdl compatta – 244 favorevoli – ha sconfitto una sinistra altrettanto schierata (175 contrari). A regolare il delicato meccanismo della legittima difesa non ci saranno più le poche righe dell´articolo 52 del codice penale. Righe storiche, chiosate tante volte da Cassazione e Consulta, giudicate dai migliori esperti di diritto come l´esempio di un equilibrio raramente raggiunto. Adesso a quel capoverso ne segue uno molto più lungo che per tutti i casi di rapina in un “domicilio“ – sia esso una privata abitazione, un´attività commerciale, professionale, imprenditoriale – mira a pesare «il rapporto di proporzione» della risposta. Una risposta che sarà armata. Chi viene aggredito potrà utilizzare «un´arma legittimamente detenuta o un altro mezzo idoneo per difendere la propria o l´altrui incolumità, i beni propri o altrui».
Il valore della vita e quello delle cose sono messi sullo stesso piano; per la Lega, Forza Italia, An e Udc valgono lo stesso. Chi subisce una rapina può sparare per difendere se stesso o la propria casa oppure la propria merce. Non ci sono eccezioni. Solo dopo una disperata battaglia al Senato, dove la legge è stata approvata a luglio 2005, ecco il concetto di «desistenza». La vittima può sparare, e quindi non sarà messa sotto processo, «quando non vi è desistenza e vi è un pericolo d´aggressione». Nei pochi, drammatici secondi di una rapina, la vittima che decide di reagire dovrà essere ben certa che il rapinatore non ha fatto un passo indietro, non ha «desistito». Per intenderci: se il rapinatore entra nella gioielleria e poi fugge, la vittima non potrà inseguirlo per strada e sparargli, magari uccidendo dei casuali passanti. Commenta il vicesegretario dell´Anm Nello Rossi: «La legislatura si era aperta con la promessa di una maggiore sicurezza contro la criminalità. Si chiude con l´esortazione a “fare da soli“. È una soluzione solo simbolica, che risulterà in concreto più pericolosa per gli onesti che per i criminali e che rischia di accrescere il livello di violenza e di determinazione degli aggressori e i rischi per le potenziali vittime». Un avvocato penalista come il diessino Siniscalchi si è disperato in aula: «Si crea un´ibrida e pericolosa forma di “contro aggressione“».
Questa volta, come successe a luglio, non c´è stato il forzista Pecorella a mettere in guardia dal rischio del Far West. Allora il presidente della commissione Giustizia aveva scatenato la polemica nella Cdl perché aveva contrastato il modello di «una giustizia fai da te». Perfino Carlo Nordio, il pm di Venezia che per conto di Castelli ha lavorato a un nuovo codice penale, aveva preso ufficialmente le distanze («Così si rischia un´autodifesa esasperata»). Stavolta la Cdl non si è fatta assalire dai dubbi.

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In calo le autorizzazioni a tenere fucili e pistole per uso privato, stretta anche sulle doppiette

Quattro milioni di armi in casa ora il Viminale frena le licenze

L´allarme del ministero e dei magistrati: attenti all´autodifesa, spesso chi spara finisce ammazzato

ELSA VINCI
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ROMA – Sono circa quattro milioni gli italiani con un´arma in casa che non possono portare fuori. Le richieste arrivano soprattutto da alcuni centri del Nordest e da Napoli, aumentano i cittadini che hanno paura e chiedono di poter tenere la pistola nel cassetto per motivi di sicurezza. Ma il Viminale frena e concede meno licenze per difesa personale e persino per la caccia. Nel 2003 erano 45.618 le persone con porto d´armi da autotutela, a fine 2004 le autorizzazioni sono scese a 35.996. Il ministero dell´Interno non fornisce dati più aggiornati, ma conferma la tendenza alla linea dura anche nel 2005.
Giuseppe Pisanu ordinò controlli più severi per il rilascio dei permessi e dei rinnovi dopo le stragi di tre anni fa ad Aci Castello e a Milano, con otto morti in cinque giorni. L´escalation delle rapine in villa e le successive pressioni della Lega per agevolare la concessione dei nulla osta non hanno cambiato la politica del Viminale, che in media continua a revocare lo 0,1% delle licenze per sparare. Il dato comprende anche i nulla osta ai patiti del poligono di tiro e ai cacciatori.
Non ci sono statistiche aggiornate ma solo rilievi a campione in sette grandi città: Milano, Roma, Genova, Venezia, Torino, Napoli e Palermo. Tra rinnovi e prime richieste, nell´ultimo anno l´autorizzazione è stata negata in oltre il 20 per cento dei casi, mentre nel primo semestre 2004 questo valore si aggirava intorno al 15 per cento. Nella quasi totalità, sottolineano al Dipartimento pubblica sicurezza, il porto d´armi non è stato rilasciato perché «non necessario», o meglio perché la documentazione esibita non dimostrava «l´effettiva necessità di circolare armato per fini di difesa», come previsto dalla legge. Non in pochi si sono rivolti ai tribunali amministrativi per riavere la pistola da difesa, e in diversi casi Tar e Consiglio di Stato hanno dato ragione a chi lamentava un diritto negato.
Il permesso a tenere un´arma in casa viene concesso sulla base di un certificato medico che attesti piena idoneità psicofisica. Il certificato può essere redatto e firmato soltanto da una Asl o da un medico militare, non da un privato. Non può avere il porto d´armi chi ha precedenti penali o più semplicemente chi non mostra capacità a saper maneggiare una pistola. La spesa complessiva, tra marca da bollo e versamento all´ufficio del registro, è di circa 110 euro. La legittima difesa costa cara.
«Tra tasse e acquisto del pezzo a canna lunga o corta – spiega Giovanni Bragantini, titolare di una delle armerie storiche italiane – la spesa complessiva è tra i seicento e gli ottocento euro». Dopo l´approvazione della nuova legge, Bragantini non si aspetta un assalto di padri di famiglia nel negozio vicino all´arena di Verona. «I nostri clienti sono e resteranno gli sportivi, i vigilantes privati, i cacciatori». Stessa versione dalle fabbriche Beretta: «Le armi si vendono soprattutto alle forze dell´ordine». Questa legge, secondo gli addetti alle vendite, «non cambierà il mercato».
L´arma da collezione o la riproduzione di un´antica balestra possono essere semplicemente denunciate, questo ne autorizza il possesso e non l´uso. Anche perché, sottolineano al Viminale, l´autodifesa armata rischia di finire nel sangue. La conferma arriva dalle cronache dei giornali: spesso il gioielliere che reagisce per difendere la merce in cassaforte finisce ucciso.
Le possibili conseguenze della nuova legge preoccupano Ennio Fortuna, procuratore generale presso la corte d´Appello di Venezia. «C´è un cambiamento di approccio», sottolinea il magistrato. Che teme «un aumento della violenza, forse con meno rapine o furti ma con più feriti o morti».

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Maggioranza soddisfatta. L´accusa dell´opposizione: ci sarà una escalation di violenze

L´Unione insorge: “Incostituzionale“

Violante: contro i princìpi. Ma Castelli: così aiutiamo Abele
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ROMA – La maggioranza di centrodestra supera la prova del voto segreto ed esulta. «Un passo avanti per Abele», si ripete il ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Insorge L´Unione: «Una legge da Far West». Critici gli avvocati, perplessi i magistrati, divisi i sindacati di polizia. A poche ore dall´approvazione della legge sulla legittima difesa scoppia inevitabile la polemica.
«Da oggi i delinquenti devono avere qualche timore in più e le brave persone, vittime di aggressioni, qualche problema in meno», dichiara Castelli che con la Lega ha cavalcato l´onda di emozione provocata dal boom di rapine in villa. «Finalmente c´è una legge che tutela il cittadino e non il criminale», sottolinea Isabella Bartolini della Cdl. In chiaroscuro il commento di Rocco Buttiglione, ministro udc dei Beni culturali. «La norma – dice – vuole togliere ai criminali una sensazione di impunità. Sarebbe però grave se facesse crescere una mentalità nella quale non si pensa più che sia lo Stato a garantire la sicurezza di tutti». Pochi dubbi a sinistra: «Il testo è incostituzionale». A spiegare perché è Giuliano Pisapia, capogruppo del Prc in commissione Giustizia e avvocato di professione.
«È illegittima difesa – dice Pisapia – Questo testo determinerà ulteriori e irreversibili danni al nostro sistema penale e, mettendo sullo stesso piano l´incolumità personale con i beni patrimoniali, presenta gravi profili di incostituzionalità. Finirà per creare maggiori vittime tra gli aggrediti e maggiore impunità tra gli aggressori». Il carattere di incostituzionalità viene sottolineato anche da Pierluigi Mantini, Dl. «D´ora in poi – sottolinea – non è punibile chiunque usi le armi nel perimetro di casa dando per presunta la proporzione tra offesa e reazione. Un´aberrazione giuridica».
Secondo l´Unione la nuova legge «nulla ha a che vedere con lo Stato di diritto». Per Luciano Violante dei ds la norma «tradisce i principi della civiltà giuridica europea» e «espone i cittadini a violenze preventive da parte dei criminali e costituisce il segno del fallimento della politica della sicurezza del governo Berlusconi, oltre a costituire un´umiliazione per tutte le forze di polizia».
Concordi gli addetti ai lavori. «Una legge sbagliata e pericolosa», denuncia Ettore Randazzo, presidente dell´Unione delle camere penali. Di norma «inutile» parla Antonio Patrono, segretario dell´Associazione nazionale magistrati. «La legislazione sin´ora vigente, – commenta il sindacato delle toghe – interpretata da una giurisprudenza decennale, era sufficiente e conforme ai migliori canoni del diritto».
Divisi i sindacati di polizia. Il Sap, vicino al centrodestra, parla di «strumento per favorire la collaborazione alla legalità». Ma nella nota si precisa: «Non vuol dire libertà di sparare ai ladri». Negativo il giudizio del Silp-Cgil: «È una dichiarazione di fallimento». Protesta la Confcommercio del Veneto: «Non si può pensare di delegare ai cittadini o ai commercianti un compito che crediamo sia e debba rimanere dello Stato».
(e. v.)

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