CARCERE & DROGHE. Castelfranco Emilia non decolla

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(La Repubblica, GIOVEDÌ, 09 FEBBRAIO 2006, Pagina 23 – Cronaca)

LA POLEMICA

Castelli e Giovanardi lo “inaugurarono“ in Emilia il 20 marzo dello scorso anno. Ma la struttura modello è ferma

E a Castelfranco non decolla il carcere dei tossicodipendenti

Solo il 21 febbraio il Dap e gli enti locali si riuniranno per il progetto definitivo

A San Patrignano la proposta di gestire la struttura ma assieme ad altre comunità

Jenner Meletti

CASTELFRANCO EMILIA (Modena) – L´evento era davvero eccezionale. «Questa è la prima volta – disse il Guardasigilli Roberto Castelli – che due ministri inaugurano un istituto penitenziario». E infatti, accanto al ministro della Giustizia, c´era anche quello ai rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi. «Questo gesto dimostra quanto a questo governo stiano a cuore le politiche per la tossicodipendenza». C´erano pasticcini e spumante, quella mattina del 20 marzo 2005 (meno di due settimane dal voto per le Regionali) all´inaugurazione del primo carcere italiano a custodia attenuata riservato ai tossicodipendenti. «I detenuti? Arriveranno – annunciò il direttore Francesco D´Anselmo – fra pochi giorni, il 1° aprile. Subito saranno quaranta. Ma quando avremo finito i lavori, potremo ospitarne 140. Le famiglie dei ragazzi tossicodipendenti da oggi saranno meno sole».
Quasi un anno è passato e le famiglie, per essere meno sole, debbono aspettare ancora e avere pure tanta pazienza. Solo il 21 febbraio il Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria), Regione, Comune e Provincia si riuniranno per approvare il progetto definitivo. Se si troverà l´accordo, il progetto verrà inviato alle comunità terapeutiche che intendono partecipare alla gestione. Insomma, mesi e forse anni di attesa, per realizzare quel carcere per tossicodipendenti annunciato come già fatto ed inaugurato con squilli di tromba. Per ora – e solo da pochi mesi – nelle nuove celle a tre letti, bagno con doccia e tv, sono stati portati solo 12 detenuti tossicodipendenti, che di giorno lavorano in una serra e aspettano che qualcuno – oltre al Sert di Modena, che garantisce l´assistenza sanitaria – si occupi di loro con qualche progetto.
Tutto sarebbe pronto, nell´ex fortezza fatta costruire da papa Urbano VIII nel 1634, e diventata Casa di lavoro per detenuti politici durante il fascismo. «Sono ormai finiti anche i lavori per la lavanderia, che sarà al servizio delle carceri di quasi tutta la regione. Così si potranno trovare i soldi per pagare i detenuti che lavorano». Il ministro Carlo Giovanardi, modenese, fa sapere che tutto va bene perché il governo ha stanziato un altro milione e mezzo di euro e annuncia che nel carcere ci sarà pure un maneggio di cavalli. «La prova che, ad un anno dall´inaugurazione elettorale, tutto è ancora per aria – dice Gianluca Borghi, consigliere regionale dei Verdi – sta nel fatto che i corsi di formazione per gli agenti di polizia penitenziaria ancora non sono stati avviati. E solo dopo il 21 febbraio verranno cercati i contatti con le comunità della provincia e della regione perché collaborino nella gestione. Ma tante cose sono ancora da discutere: secondo noi, ad esempio, per permettere una presa in carico vera, i detenuti non debbono essere 140 ma solo 60». «Il corso di formazione per noi agenti? Non siamo stati informati». Antonio Fabozzi, segretario regionale dell´Osapp (sindacato autonomo di polizia penitenziaria) lavora proprio a Castelfranco. «Anche l´anno scorso si diceva che il corso stava per partire, ma stiamo ancora aspettando un rafforzamento dell´organico. Non possiamo svolgere il lavoro normale se dobbiamo anche andare a scuola».
Insomma, mille sono i problemi per quello che secondo Roberto Castelli doveva essere «il fiore all´occhiello dell´amministrazione penitenziaria e un modello che il governo vuole replicare anche in altre zone». Il carcere annunciato fu contestato anche il giorno dell´inaugurazione, con No global, Rifondazione, Verdi e Cgil schierati contro «il carcere privato affidato a San Patrignano». Il ministro Castelli si arrabbiò, e disse che non era vero nulla. «Non si è mai pensato che la comunità di Muccioli dovesse gestire interamente la struttura. San Patrignano è disponibile, ma tutto verrà gestito dal dipartimento dell´amministrazione penitenziaria, con la collaborazione di chi vuole collaborare». Le polemiche ed i continui rinvii hanno comunque raffreddato molto, se non gelato, i rapporti fra il Dap e la comunità romagnola. Dopo la riunione annunciata, «anche» San Patrignano riceverà il progetto, come tutte le altre comunità della regione. Ben diverso il progetto iniziale, reso noto da Andrea Muccioli nel dicembre 2001. «Tre mesi fa ho incontrato il ministro Castelli per discutere un progetto di comunità di recupero all´interno di una struttura detentiva». «Mi dispiace per gli invidiosi, interessati solo alla spartizione delle vacche, se l´idea l´abbiamo avuta noi». Pronta anche la ricetta: «Recupero totale delle persone senza l´aiuto di stampelle farmacologiche. Non accetteremo situazioni pasticciate, non avalleremo scelte in contrasto con i principi di San Patrignano».
Anche pochi giorni prima dell´inaugurazione virtuale, San Patrignano confermava: «Assieme al direttore di Castelfranco abbiamo ideato e stiamo definendo un progetto d´avanguardia, di forte valenza educativa e sociale». Dopo, il silenzio. E la proposta di partecipare alla gestione di Castelfranco assieme ad altre comunità, rinunciando alla primogenitura, riceve soltanto un gelido «no comment».

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