Cina-Usa scambio d´accuse sulle violazioni dei diritti umani

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(La Repubblica, VENERDÌ, 10 MARZO 2006, pagina 25 – Esteri)

Cina-Usa scambio d´accuse sulle violazioni dei diritti umani

Il documento cinese reso noto poche ore dopo quello americano

Federico Rampini

PECHINO – E´ nata una tradizione nella diplomazia internazionale: il ping pong sino-americano nelle denunce incrociate di abusi contro i diritti umani. Gli Stati Uniti dal 1977 pubblicano annualmente, ad opera del Dipartimento di Stato, un rapporto sullo stato dei diritti umani nel mondo (eccetto che in America). Da alcuni anni la Cina vi figura come l´imputato numero uno. Ma dal 2005 Pechino ha iniziato a rispondere sullo stesso tono e con le stesse armi, cioè divulgando un suo rapporto ufficiale sulla situazione dei diritti umani in America.
Quest´anno il “pas de deux“ si è ripetuto per la seconda volta e con una sincronizzazione ancora più accurata: il documento cinese è uscito a poche ore di distanza da quello di Washington. Il Dipartimento di Stato Usa da parte sua afferma che la situazione cinese sul fronte dei diritti umani rimane «misera e il governo continua a ripetere numerosi e gravi abusi». Washington considera che nel 2005 si è registrato addirittura un peggioramento. La tendenza è verso «un aumento delle persecuzioni, degli arresti e delle pene detentive» inflitte alle persone considerate come pericolose per il regime. In particolare viene sottolineato il giro di vite repressivo in atto da molti mesi contro la stampa, tutti i mass media e i siti Internet cinesi. Pechino, oltre a respingere le accuse americane come infondate, nel suo contro-rapporto dedica grande spazio alle polemiche che nel 2005 hanno imperversato negli Stati Uniti per l´uso dei nuovi poteri di spionaggio e intercettazione che l´Amministrazione Bush si è data con il Patriot Act anti-terrorismo.
«Dopo l´11 settembre – si legge nel rapporto cinese – il presidente Bush ha ripetutamente autorizzato intercettazioni telefoniche e di email ai danni dei suoi concittadini, fino a 500 alla volta. In 287 casi gli agenti dell´Fbi sono stati accusati di avere compiuto atti illegali di sorveglianza elettronica». Vengono citate le «varie forme di tortura usate da soldati americani per estrarre informazioni dai prigionieri nella base di Guantanamo Bay». Nella sezione dedicata alle diseguaglianze sociali, alla piaga della povertà e alle discriminazioni razziali, Pechino cita la statistica secondo cui il reddito medio di una famiglia afroamericana è appena un decimo di quello di una famiglia di bianchi. Un capitolo nuovo al riguardo è stato aggiunto per l´uragano Katrina del 29 settembre 2005. Il governo cinese ricorda che «gli ufficiali agli ordini dello sceriffo di New Orleans abbandonarono seicento carcerati in mezzo all´acqua fino al collo, senza cibo né corrente elettrica, senza aria e assistenza per quattro giorni e quattro notti».
Sulla democrazia americana Pechino non risparmia le ironie: «Gli Stati Uniti si inorgogliscono di essere il modello della democrazia per il resto del mondo. In realtà la democrazia americana è un gioco riservato ai ricchi. Durante la campagna elettorale del 2005 per le elezioni del sindaco di New York, il miliardario e sindaco uscente Michael Bloomberg per farsi riconfermare ha speso 77,89 milioni di dollari nella sua campagna, cioè cento dollari per ciascuno dei suoi elettori». Per la percentuale di bambini che vivono al di sotto della soglia della povertà, gli Stati Uniti risultano al penultimo posto fra le 22 nazioni sviluppate. La parità uomo-donna è una chimera: il salario medio femminile è soltanto il 77% di quello maschile. Un´ampia parte è dedicata agli abusi contro i diritti umani perpetrati dagli Stati Uniti nel resto del mondo: «Dall´inizio della guerra in Iraq nel 2003 si stima che siano morti centomila iracheni, per lo più donne e bambini».
Il rapporto pubblicato dal governo di Pechino, in perfetto parallelismo con il suo gemello americano, si conclude con una esortazione a Washington affinché rimedi alle proprie gravi violazioni dei diritti umani. La differenza sostanziale tra i due documenti riguarda le fonti rispettive. Mentre il Dipartimento di Stato Usa è costretto a servirsi di fonti ufficiose o indirette, come le rare ispezioni che l´Onu riesce a fare nelle carceri cinesi o le denunce di associazioni umanitarie quali Amnesty International, il rapporto cinese si avvale di fonti ben più solide e attendibili: la magistratura americana, il Congresso degli Stati Uniti, l´ufficio federale del Censimento, tutte le più prestigiose testate della stampa Usa dal New York Times al Los Angeles Times, dove abbondano dati, inchieste, indagini e denunce contro il proprio governo.

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