Truffa alla Madoff nella Roma vip spariti 170 milioni, cinque arresti

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ROMA – Era l’agenzia di investimento dei vip romani: un lussuoso ufficio in via Bocca di Leone, nel cuore del centro storico, interessi che andavano dal 5 al 12 per cento e una lista di clienti che sembra quella degli invitati a un matrimonio reale: nomi blasonati come Claudia Ruspoli, Gloria Helen Von Heuduck, Maria Carla Clavet di Briga, Alessandro d’Aste Stella e personaggi noti del calibro di Paolo e Sabina Guzzanti (che avrebbe investito 408mila euro con una perdita secca di 28 mila), Massimo Ranieri, Samantha De Grenet e l’ex calciatore della Roma Stefano Desideri. Una confezione extralusso per quella che, almeno secondo il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Luca Tescaroli, era, sostanzialmente, una truffa da record. Cinque le ordinanze di custodia firmate dal gip Simonetta d’Alessandro ed eseguite, all’alba di ieri, dagli uomini del nucleo speciale di polizia valutaria delle Fiamme Gialle. In carcere è finito il vertice della Europeanne Gestion Priveé, Egp, società  di intermediazione finanziaria messa in liquidazione coatta dal ministero dell’Economia per gravi irregolarità  e radiata nel dicembre dall’albo francese nel 2010. Manette per il presidente Gianfranco Lande, la direttrice Raffaella Raspi, suo fratello Andrea Raspi, Roberto Torreggiani e Giampiero Castellani da Villanova. Un “bidone” da 170 milioni di euro, con almeno 600 posizioni abusive trasferite allo scudo fiscale, questa la ricostruzione degli investigatori. I militari del colonnello Leandro Cuzzocrea hanno recuperato, finora, 12 milioni e messo sotto sequestro 26 società , una cinquantina di immobili e numerosi veicoli tutti riconducibili, secondo chi indaga, ai cinque arrestati. La procura ha avviato, da tempo, diverse rogatorie internazionali nella speranza di recuperare il patrimonio delle vittime. Molti clienti (che hanno investito a cuor leggero fidandosi del passaparola e allettati dagli interessi stratosferici), non hanno la più pallida idea di dove siano finiti i loro soldi. «Arresti immotivati e fuori luogo, oltre che dannosi per chi ha investito in Egp – replica l’avvocato Salvatore Sciullo, difensore di Gianfranco Lande e Raffaelle Raspi – ritengo folle attribuire quanto accaduto a una mala gestione dei miei assistiti senza considerare la crisi globale che sta investendo le imprese. Avevamo da poco sottoposto al commissario straordinario un piano di ristrutturazione e rilancio e questi arresti lo stroncano». La società  faceva affari dai primi anni Novanta. Nessuna abilitazione e nessun contratto, almeno all’inizio: solo la firma sugli assegni. Il denaro finiva in alcune società  inglesi e irlandesi, risultate successivamente abusive. In seguito, l’enorme flusso di denaro è stato trasferito su una società  lussemburghese, la Dharma Holding, sempre riconducibile alla Epg. Ma negli ultimi anni (siamo ancora alla versione degli investigatori) gli arrestati avrebbero messo su una sorta di catena di Sant’Antonio in pieno stile Madoff: i soldi versati dagli ultimi clienti finivano in mano a chi li aveva preceduti per evitare proteste e denunce. «Grazie all’inchiesta e agli arresti crescono le speranze per i risparmiatori – si augura Gianluca Brancadoro, liquidatore della società  – finalmente avremo visibilità  di una serie di società  lussemburghesi, svizzere e olandesi che finora era fuori controllo». Ed è caccia al tesoro nascosto.


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