Aisha Gheddafi, la profezia sotto le bombe “Ci sarà  il caos e l’Occidente si pentirà “

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TRIPOLI – Prima di mettere a letto i suoi tre bambini Aisha Gheddafi, figlia del Colonnello, ama raccontare loro storie sull’aldilà . In un periodo come questo, spiega, sono particolarmente adatte. «Lo faccio per prepararli», dice. «Perché in tempi di guerra non puoi mai sapere se sarai colpito da un missile o da una bomba. E se accade, è la fine». Durante questa rara intervista, rilasciata domenica sera, la trentaseienne Aisha lascia intuire l’atteggiamento fatalistico che aleggia nella sua famiglia, sempre più isolata al centro della più sanguinosa rivolta democratica della regione. La donna, che è avvocato e in passato ha collaborato al collegio di difesa di Saddam Hussein, definisce i ribelli «dei terroristi», ma lascia intendere che alcuni degli ex funzionari di Gheddafi che oggi fanno parte del Consiglio dell’opposizione «si tengono ancora in contatto con noi». Secondo la donna, una dei numerosi rappresentanti della famiglia Gheddafi che hanno dominato la vita politica ed economica del Paese, spesso in contrasto tra loro, la crisi ha unito la famiglia «come una sola mano». Lei e i suoi sette fratelli, aggiunge, hanno «un dialogo aperto, e ci scambiamo opinioni». Dichiara inoltre di aver visto i servizi televisivi secondo i quali i suoi fratelli avrebbero proposto di facilitare la rinuncia al potere del padre proponendo una transizione gestita da uno di loro: Seif al-Islam. Tuttavia, rifiuta di commentarne i particolari. E si rifiuta tassativamente di confermare o smentire la notizia secondo cui Abdel Fattah Younes, un prominente ufficiale ribelle che è stato lungo ministro degli Interni, sia tra coloro che ancora si tengono in contatto con la famiglia Gheddafi. «Ci dicono che hanno delle proprie famiglie e temono per la loro vita. Figlie, figli, mogli… E che è per questo che hanno compiuto quella scelta», dice a proposito dei leader dei ribelli. «Molti dei membri del Consiglio hanno lavorato quarantadue anni per mio padre, rimanendogli fedeli. Credete che si allontanerebbero da lui tanto facilmente?». Al posto dello sprezzante astio e dei giuramenti di vendetta lanciati da suo padre e da suo fratello Seif, Aisha Gheddafi preferisce dire che l’Occidente finirà  per pentirsi, dopo che la Libia sarà  precipitata nel caos. E quando le domandiamo in che modo la sua famiglia potrebbe mantenersi al potere, ripete più volte che «abbiamo molta fiducia in Dio». La sua esperienza come volontaria presso il collegio di difesa di Saddam Hussein presenta numerose analogie con i fatti recenti: «L’opposizione irachena disse all’Occidente che l’Iraq lo avrebbe accolto con delle rose», dice. «Sono trascorsi quasi dieci anni, e gli americani vengono accolti a colpi di proiettili. Ma credetemi, la situazione in Libia sarà  molto peggiore». Tuttavia, malgrado disapprovi i leader Usa, Aisha Gheddafi ha invocato più volte il dialogo. «Il mondo dovrebbe riunirsi attorno a un tavolo, sotto gli auspici delle organizzazioni internazionali». Al tempo stesso però esclude qualsiasi dialogo con i ribelli libici, che controllano ormai la metà  orientale del Paese. Li considera alla stregua di «terroristi» che «combattono per combattere». Sotto la direzione di suo fratello Seif, afferma, il governo libico era sul punto di svelare una Costituzione che avrebbe rappresentato un passo verso la riforma democratica, ma poi «è sopraggiunta questa tragedia che ha rovinato tutto». (©The New York Times La Repubblica Traduzione di Marzia Porta)


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