Arrigoni ucciso, trovato nella notte il corpo a Gaza

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Secondo la versione di Hamas, Arrigoni è stato soffocato ore prima del blitz. Hamas ha anche detto di aver arrestato due persone, e definito l’uccisione “un crimine atroce contro i nostri valori“.

RAPIMENTO FINISCE IN TRAGEDIA
di Alessandro Logroscino e Safwat al-Kahlout

E’ finita in tragedia l’avventura di Vittorio Arrigoni, l’attivista filopalestinese italiano rapito ieri mattina nella Striscia di Gaza da un commando ultra-estremista salafita. Il suo corpo senza vita è stato trovato in un appartamento di Gaza City dai miliziani di Hamas, a conclusione di un blitz condotto nel cuore della notte: diverse ore prima della scadenza dell’ultimatum che i sequestratori avevano fissato in teoria alle 16 di oggi per il rilascio dei loro “confratelli” detenuti, pena l’uccisione dell’ostaggio. Secondo la versione di Yiab Hussein, portavoce del ministero dell’Interno del governo di fatto di Hamas a Gaza, Arrigoni sarebbe stato soffocato già  prima del blitz. Anzi, “qualche ora prima”. Le ricerche – affiancate dai primi tentativi della Farnesina di stabilire un qualche contatto diplomatico umanitario che non c’é stato nemmeno il tempo d’intrecciare – erano scattate nel pomeriggio di ieri, dopo la diffusione d’un video sul sequestro: rivendicato da una sigla poco nota della galassia salafita di Gaza che si ispira alle parole d’ordine di Al Qaida, la Brigata Mohammed Bin Moslama. Nel video il volontario italiano appariva bendato e col volto insanguinato, mentre scorreva una sovraimpressione in arabo che lo accusava di propagare i vizi dell’Occidente fra i Palestinesi, imputava all’Italia di combattere contro i Paesi musulmani e ingiungeva a Hamas di liberare i salafiti detenuti nella Striscia entro 30 ore (le 16 italiane di oggi). 

Poi, nella notte, è arrivata la svolta. Secondo Hussein, le indagini hanno portato all’arresto d’un primo militante salafita, il quale ha condotto gli uomini di Hamas fino al covo: un appartamento nel rione Qarame, a Gaza City, che i miliziani delle Brigate Ezzedin al-Qassam (braccio armato di Hamas) hanno espugnato nel giro di pochi minuti, dopo una breve sparatoria conclusa con la cattura di un secondo salafita. Per Arrigoni, però, ormai non c’era più nulla da fare, ha detto il portavoce. Hussein ha espresso la volontà  di Hamas di “stroncare ora tutti i componenti del gruppo” dei rapitori e ha condannato l’uccisione di Arrigoni – indicato come “un amico del popolo palestinese” – definendola “un crimine atroce contro i nostri valori”. Egli ha aggiunto che “ci sono forze che vogliono destabilizzare la Striscia di Gaza, dopo anni di stabilità  e sicurezza’. E ha inoltre ipotizzato che gli ultraintegralisti – protagonisti negli ultimi due anni di veri e propri tentativi di sollevazione contro Hamas, come quello represso nel sangue nel 2009 nella moschea-bunker di Rafah – abbiano sequestrato Arrigoni non solo per cercare di ottenere il rilascio dei loro compagni arrestati, ma anche perché ideologicamente ostili alla presenza di stranieri e ‘infedeli’: e decisi quindi a lanciare un segnale intimidatorio in vista del possibile arrivo d’una nuova flottiglia internazionale di attivisti filopalestinesi. 

Arrigoni era stato il primo straniero a essere rapito a Gaza dopo il giornalista britannico della Bbc Alan Johnston, catturato circa quattro anni fa da un altro gruppo locale simpatizzante di Al Qaida, l’Esercito dell’Islam, e liberato dopo 114 giorni di prigionia e lunghe trattative sotterranee. L’attivista italiano erano molto noto a Gaza dove lavorava a da tempo per conto dell’International Solidarity Movement, una Ong votata alla causa palestinese. Aveva partecipato in passato fra l’altro alla missione di una delle prime flottiglie salpate per sfidare il blocco marittimo imposto da Israele all’enclave dopo la presa del potere di Hamas nel 2007 seguita all’estromissione violenta dell’Autorità  nazionale palestinese (Anp) del presidente moderato Abu Mazen (Mahmud Abbas).

SU YOUTUBE VIDEO VOLONTARIO ITALIANO RAPITO – Bendato e con evidenti segni di violenza sul lato destro del volto. Cosi’ appare Vittorio Arrigoni, rapito a Gaza da un gruppo islamico salafita, in un video postato ieri su Youtube da ‘ThisisGazaVoice’. Il volontario italiano, con indosso una maglia nera, sembra avere le mani legate dietro la schiena, mentre qualcuno gli tiene la testa per i capelli. Sul viso, tracce di sangue che partono da sotto la benda nera che gli copre gli occhi. Una musica copre il sonoro del video, mentre in sovrimpressione appare una scritta in inglese che recita: ”Il popolo di Gaza si dispiace per quello che questi bigotti hanno fatto a Vittorio. Siamo sicuri che sara’ presto libero e salvo”. Al termine del filmato scorrono scritte in arabo.

LA MADRE, HO VISTO SOLO UN’IMMAGINE DEL VIDEO – “Ho sentito Vittorio lunedì o martedì sera ed era tranquillissimo, il solito Vittorio” dice la madre di Vittorio Arrigoni, Egidia Beretta, raggiunta telefonicamente dall’ANSA nella sua casa di Bulciago, piccolo comune del lecchese di cui la signora è sindaco. “Ci siamo sentiti come ci sentiamo sempre, una volta a settimana, e Vittorio era tranquillissimo, ci raccontava le sue cose come sempre, non nutriva alcuna preoccupazione perché – sottolinea la madre del volontario dell’International Solidarity Movement rapito oggi a Gaza – quello che faceva lui insieme ai suoi compagni era a favore della gente palestinese e non aveva motivo di essere preoccupato”. A qualcuno questo rapimento è sembrato un po’ anomalo, ma la madre di Vittorio preferisce non fare ipotesi per ora: “non diamo nessun giudizio – dice categorica – perché non sappiamo nulla e non ne daremo finché la situazione non sarà  più nitida”. La famiglia – la madre Egidia, il padre Enrico e la sorella Alessandra, assistente sociale – ha saputo del rapimento di Vittorio questa sera da alcuni conoscenti, che avevano a loro volta appreso la notizia dalla stampa. Poi – racconta la signora – una giornalista locale l’ha chiamata per dirle del video girato dai rapitori e postato su Youtube “ma io ne ho visto solo un’immagine”. Donna forte la madre di Vittorio: indicata come sindaco modello dalla trasmissione ‘Report’ per la sua scelta di rinunciare a qualsiasi compenso a favore di situazioni di difficoltà , ammette che questo figlio sempre in prima linea forse ha preso un po’ da lei nel lato battagliero e nell’inestinguibile sete di giustizia. Vittorio manca dall’Italia dal gennaio 2009, perché entrare e uscire da Gaza non è facile, e sarebbe dovuto tornare a breve. Anche di questo aveva parlato nell’ultima telefonata con i genitori. Ora il telefono di casa Arrigoni continua a squillare in cerca di notizie su Vittorio. Ma la famiglia non ha contatti diretti con i suoi compagni dell’International Solidarity Movement di stanza a Gaza: “sappiamo che ha due locali in prossimità  di Gaza City” dice la madre, spiegando che Vittorio “é molto riservato per quanto riguarda la sfera privata, non so se abbia una compagna, è un uomo e io non chiedo nulla”.


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