Desaparecidos: annullata l’amnistia

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La lunga storia dell’impunità  in Uruguay (il peggior paese insieme al Brasile a fare i conti con il proprio recente passato) potrebbeavere i giorni contati. In un’infuocata seduta durata 12 ore, la coalizione al potere del Fronte Ampio è riuscitaa mettere in riga i discoli delle sue stesse fila e a far passare l’annullamento della Ley de caducidad de lapretensià³n punitiva del estado, la pomposa definizione giuridica con cui si tentò di fare un maquillage all’amnistia concessa per le atrocità  commesse dai militari durante la dittatura del ’73-’85, e che è durata per i26 anni successivi di democrazia. Per 16 voti contro 15, il progetto di annullamento, con qualche modifica,è tornato alla Camera che l’ha già  approvato e tornerà  ad approvarlo senza alcun dubbio. Contro la volontà  di un settore minoritario della coalizione di centro-sinistra al potere, il senato ha recepito la sentenza della Corte inter-americana dei diritti umani (Cidh) che qualche settimana fa aveva condannato l’Uruguay ordinando ai suoi organi di avviare investigazioni e processi per le violazioni dei diritti umani commessi durante la dittatura in ottemperanza dei trattati internazionali firmati da Montevideo. Quindi si avvicina l’epilogo della lotta, estenuante e sempre in salita,dei familiari di desaparecidos e degli organismi dei diritti umani uruguayani. Per arrivarci è stato necessario superare l’ostacolo costituito dall’ostinata opposizione di tre senatori del FA che si muovevano all’unisono con l’opposizione di destra (e col presidente della repubblica). Uno di loro,l’ex-vicepresidente della repubblica con Tabaré Và¡zquez, Rodolfo Nin Novoa, ha chiesto un permesso temporaneo per essere sostituito da un supplente sul suo seggio senatoriale. Un altro, lo storico ex-leader della guerriglia tupamara Eleuterio Fernà¡ndez Huidobro, alla fine si è sottomesso alla «disciplina di partito» annunciando con un gesto teatrale lasua rinuncia al seggio. Il terzo, che a suo tempo apparteneva al settore del Fronte che raggruppava gli ex-tupamaros (il Movimiento de partecipacià³n popular), è rimasto fermo sullesue posizioni e ha votato contro affermando che la nuova legge è «un gioco d’azzardo giuridico» e che non servirà «per trovare i desaparecidos»,che in Uruguay furono 270, la maggior parte dei quali presi in Argentina nell’ambito del Plan Cà³ndor, l’Internazionale della morte messa in piedi dalle dittature del Cono sud fra gli anni ’70-’80. Fernà¡ndez Huidobro è uno storico leader tupamaro, autore, insieme a Mauricio Rosencof, del libro «Memorie dai sotterranei» che narra il calvario patito da loro e anche dall’attuale presidente José Mujica durante la dittatura. A quanto pare, il senatore si è sentito violentato nella sua coscienza e questo lo ha spinto alle dimissioni.In una scena ad alto tasso emotivo, Mujica martedì notte è andato all’ufficio di Fernà¡ndez Huidobro per «abbracciare un vecchio compagno». Il presidente ha detto chiaro e tendo, negli ultimi mesi, che lui è d’accordo con il «perdono» (dopoessere andato a trovare in carcere,qualche settimana fa, l’ex agente dei servizi Miguel Dalmao, uno dei pochi repressori sfuggiti all’amnistia e condannati), ciò che fa sperare ai sostenitori dell’amnistia in un improbabile veto presidenziale. Le manovre in senato erano necessarie per togliere l’Uruguay da una posizione imbarazzante dopo essere stato condannato il 24 marzo dalla Cidh in una causa presentata dal poeta argentino Juan Gelman, suocero della desaparecida uruguayana Marà­a Clauda Garcà­a, madre della nipote recuperata di Gelman, Macarena, che vive a Montevideo. L’impunità  fu una condizione imposta nel 1984 dai militari per abbandonare il potere e il «Patto del Club Naval» fu accettato dai leader dei partiti allora maggioritari, il Blanco (centrista e conservator-liberista) e Colorado (liberal-liberista). Con una decisione che fa ancora discutere la sinistra uruguayana, anche il Fronte Ampio l’accettò. Nel 1986 fu approvata la Ley de caducidad. Nel 1989 e nel 2009 i sindacati,insieme ai gruppi per i diritti umani e a un settore del Fronte riuscirono,sulla base di una norma della costituzione, a raccogliere le firme necessarie per un referendum sull’annullamento dell’amnistia. Ma in entrambi i casi furono sconfitti (56 e52%). Quando nel 2005 arrivò alla presidenza il socialista Tabaré Và¡zquez, per la prima volta nella storia del paese, si comincio a usare una scappatoia prevista dalla Ley decaducidad che permetteva al presidente di derogare all’amnistia caso per caso. Fu così che fu condannatonel 2009 l’ex-dittatore dall’81 all’85 Gregorio àlvarez. Ma per un caso giudicato decine restavano impuniti. L’amnistia restava in vigore anche se la Corte suprema negli ultimi anni ha sentenziato l’incostituzionalità  della legge in tre casi. Tanti anni di impunità  hanno dato fiato ai militari che difendono la dittatura: conosciuto il voto del senatoun gruppo di ex-ufficiali ha diffusoun comunicato minaccioso: «La vendetta, l’odio, l’astio dei rancorosi di sempre cancellano la volontà  popolare espressa due volte nelle urne». Non solo gli ex: il generale Jorge Rosales, comandante dell’esercito,ha dichiarato che fra i militari «c’è un forte nervosismo».


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