Mare monstrum, ora si contano i caduti

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Una situazione figlia degli accordi firmati  con Gheddafi dal nostro governo. Ora ciò che resta delle forze fedeli al rais prova a usare la fuga di massa come arma di pressione sull’Italia e l’Europa, li spinge a partire ammassandoli su barconi, e ben difficilmente tornerà  a chiudere i porti.

Secondo tutte le organizzazioni internazionali impegnate sull’accoglienza dei rifugiati, siamo di fronte a una svolta strutturale dei flussi umani dall’Africa verso l’Europa, in questo senso i rivolgimenti del nord Africa e del Medio Oriente, avranno effetti duraturi sugli equilibri politici, economici, sociali dell’area mediterranea   e sull’intero fenomeno migratorio. La politica se ne disinteressa, la demagogia in camicia verde continua imperterrita il proprio lavoro mentre tutto introno i mattoni del ridicolo pacchetto sicurezza cadono a pezzi. Intanto il ministro degli Esteri Franco Frattini, annuncia che non ci sarà  nessuna tregua contro Gheddafi, si andrà  fino in fondo “per non dividere il Paese”. Ci si chiede come giustifichi, non diciamo a noi, ma a sé stesso la sera, davanti allo specchio, il fatto che alla fine di gennaio esaltava il colonnello libico come leader da prendere ad esempio per tutto il Medio Oriente. La parola dimissioni evidentemente è davvero sconosciuta; un cambiamento di politica e di strategia così repentino richiedeva un altrettanto rapido cambiamento di uomini. Niente di niente, intanto contiamo i dispersi.

Ecco il testo del lancio d’agenzia dedicato alle stime dell’Onu

Sarebbero 1.200 le persone morte nella traversata del Mediterraneo fuggendo dalla Libia, secondo le ultime stime rese note oggi a Ginevra dell’Onu. Da fine marzo, quando è cominciata la fuga via mare dalla Libia verso Lampedusa e Malta a bordo di barconi malmessi e sovraccarichi, “stimiamo che potrebbero esserci fino a 1.200 persone che risultano disperse e che si presume morte” su un totale di oltre 12.000 persone giunte in Italia e a Malta, ha affermato a Ginevra la portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), Melissa Fleming. Una persona su dieci in fuga dalla Libia non sopravvive alla traversata, ha aggiunto. La portavoce ha inoltre riferito che personale dell’Unhcr ha rintracciato in un campo-profughi in Tunisia, tre etiopi che figurano tra i nove sopravvissuti di un’imbarcazione partita dalla Libia il 25 marzo per l’Europa con a bordo 72 persone. La loro imbarcazione – alla deriva senza carburante, acqua e cibo – era stata avvistata a due riprese da navi militari, che non si sono fermate, mentre un elicottero militare aveva gettato loro acqua e biscotti, ha riferito uno dei sopravvissuti confermando sostanzialmente altre testimonianze. Dopo oltre due settimane di deriva l’imbarcazione è approdata su una spiaggia in Libia. Per il viaggio avevano dovuto pagare 800 dollari ai trafficanti, ma a bordo non vi era un vero capitano ed i passeggeri avrebbero dovuto cavarsela da soli, ha detto la portavoce.

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