Sulla parola

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Il presidente Obama sembra avere fretta di calare il sipario sull’uccisione di bin Laden: una vicenda che con il passare dei giorni, invece di chiarirsi, si va sempre più confondendo sotto il peso di omissioni, contraddizioni, dubbi e sospetti. Non possiamo mostrare le prove, ma fidatevi della nostra parola, dice in sostanza l’amministrazione Usa.

La stessa amministrazione che aveva detto che durante il blitz bin Laden aveva sparato ai Navy Seals facendosi scudo della moglie. Poi invece è venuto fuori che lo sceicco era disarmato.
La stessa amministrazione che aveva affermato di aver sepolto in mare il suo cadavere nel rispetto della tradizione islamica. Poi è emerso che questa pratica è contraria alla religione musulmana.

La stessa amministrazione che aveva dichiarato di aver seguito in diretta da Washington ”minuto per minuto” il blitz di Abbottabad. Poi si è scoperto, per ammissione dello stesso capo della Cia, che né lui né il presidente né i suoi collaboratori immortalati nella famosa foto della Situation room della Casa Bianca hanno ”visto” l’uccisione di bin Laden per un imprevisto black-out della diretta avvenuto proprio al momento dell’irruzione e durato oltre venti minuti.

La stessa amministrazione che, nei giorni scorsi, ha reso pubblici cinque nuovi video ”trovati” nel computer di bin Laden, presentandoli come prova definitiva della versione ufficiale dei fatti di Abbottabad. Ma anche questi video hanno suscitato perplessità .

Se le immagini di un vecchio bin Laden ‘privato’ che si riguarda compiaciuto alla tv convincono poco per l’inquadratura di spalle che non mostra il volto (ma solo un mezzo profilo che qualcuno giudica un falso), dubbi ancor maggiori sorgono sugli altri quattro filmati in cui un Osama ‘pubblico’, truccato e con la barba tinta, prova diversi set per un videomessaggio mai pubblicato.

Lo sceicco immortalato in questi ultimi video, che secondo il Pentagono sarebbero stati girati ”tra il 9 ottobre e il 5 novembre 2010”, risulta infatti inspiegabilmente identico a quello apparso in un vecchio video del 7 settembre 2007: cambia solo il colore dello sfondo e il mantello dorato slacciato. Per il resto, sembrano girati nello stesso periodo, non a più di tre anni l’uno dall’altro.

Un filmato, quello diffuso alla vigilia del sesto anniversario dell’11 settembre, che già  all’epoca aveva suscitato forti dubbi sulla sua autenticità , come del resto tutti i video di bin Laden successivi a quelli di fine 2001 resi pubblici dal Site Institute o dall’Intel Center: agenzie private al servizio del governo Usa, ufficialmente dedite al monitoraggio professionale dei siti jihadisti.

Il video del 2007, infatti, oltre a a presentare sospetti tagli di montaggio e a mostrare per la prima volta un bin Laden incredibilmente ringiovanito rispetto ai video del 2001 grazie a tinte e trucchi (lasciando stupito chi immaginava che la sindrome di Peter Pan colpisse solo dittatori turkmeni e premier italiani) era stato ”scoperto” dal Site Institute prima che venisse postato sui siti qaedisti.

I video di bin Laden, i nuovi come i vecchi, sarebbero dunque dei falsi fabbricati dallo stesso governo Usa? Per quanto bizzarra sembri questa ipotesi, un anno fa ex agenti della Cia hanno raccontato al Washington Post che in passato l’Ufficio servizi tecnici dell’agenzia ha fatto proprio questo.

Dunque, fidarsi o no del governo degli Stati Uniti? Le bufale propagandistiche del salvataggio della soldatessa Jessica Lynch o dell’eroica morte della star del football Pat Tillmam – per non parlare di falsi storici accertati come l’operazione Northwoods o l’incidente del Golfo del Tonchino – dimostrano che la mistificazione della realtà  non è sconosciuta ai governanti americani.


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