Torna l’emergenza Lampedusa oltre duemila sbarchi in 24 ore

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LAMPEDUSA – Gli ultimi 700 sono rimasti in balia di onde alte tre metri e raffiche di scirocco a 24 nodi per quasi dieci ore prima che qualcuno si decidesse ad andare in loro soccorso. Il solito rimpallo di accuse tra Italia e Malta mentre il peschereccio partito due giorni prima dalla Libia imbarcava acqua e qualcuno riusciva a mandare un drammatico sos con un telefono satellitare. Erano in acque territoriali maltesi ma più vicini a Lampedusa e così da La Valletta, adducendo l’impossibilità  ad intervenire per le pessime condizioni meteo, non si è mosso nessuno, mentre un aereo italiano monitorava il barcone. Di più, siti e giornali maltesi hanno accusato l’Italia di lavarsene le mani fino alle cinque del pomeriggio, quando la situazione con il buio rischiava di degenerare e da Lampedusa sono partite tre motovedette della Guardia costiera che hanno raggiunto il peschereccio. Impossibile, per il mare grosso, il trasbordo dei profughi, tra cui donne e bambini, che hanno così dovuto continuare il loro terribile viaggio a due nodi all’ora alla volta di Lampedusa. Lì, ad attenderli, la nave Flaminia, dove in mattinata erano stati trasbordati, senza neanche toccare l’isola, altri 700 profughi provenienti dalla Libia. Quasi 2500 gli arrivi a Lampedusa nelle ultime 48 ore, mentre resti umani sono stati ritrovati incastrati tra gli scogli di Linosa, forse una delle vittime del naufragio del 6 aprile. Ormai sulle spiagge libiche gli scafisti li stipano fino all’inverosimile. Un solo drammatico viaggio per 6-700 disperati alla volta. Vecchi pescherecci che imbarcano acqua e dentro ragazzi, donne incinte, bambini, mamme che stringono al petto neonati. Come quel piccolo batuffolo nero che quasi si perde nel grande salvagente arancione che i finanzieri hanno fatto indossare a lui e alla sua giovane mamma. All’alba, senza che nessuno li incrociasse, in 360 erano riusciti ad approdare direttamente nella riserva naturale dell’Isola dei Conigli, cercando poi di nascondersi nell’entroterra. Le forze dell’ordine li hanno recuperati uno a uno e in tanti sono finiti all’ambulatorio, con ferite e fratture provocate da un approdo rocambolesco, con il barcone spinto contro le rocce e centinaia di mani e gambe affastellate le une sulle altre per evitare di annegare a un passo dalla salvezza come è accaduto la scorsa settimana a Pantelleria. A Lampedusa adesso, se non è emergenza, poco ci manca. La maggior parte dei profughi è rimasta incredibilmente all’addiaccio, al freddo e sotto la pioggia, per buona parte della giornata nei piazzali del centro di accoglienza per evitare il contatto con i poco meno di 100 tunisini ospitati nella struttura coperta e destinati al rimpatrio. Il sindaco De Rubeis tranquillizza gli isolani: «È tutto sotto controllo, sono profughi pacifici che arrivano dal fronte libico e i pochi tunisini verranno presto trasferiti». Certo, la nuova massiccia ondata di arrivi preoccupa i lampedusani divisi sulla campagna di incentivi per la stagione turistica appena presentata dal ministro Brambilla. Il segretario del Pd locale, Totò Martello, attacca: «È un piano vergognoso. Invece di dare sostegno alle imprese locali, società  che nulla hanno a che vedere con Lampedusa si stanno spartendo una torta appetibile».


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