‘Uccisi figlio e tre nipotini di Gheddafi’. Attaccate ambasciate

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TRIPOLI  – Tre esplosioni sono state avvertite questa sera a Tripoli mentre alcuni aerei stavano sorvolando la città . Lo hanno riferito testimoni sul posto. I boati, secondo i testimoni, provenivano dalla zona est della città . Il nuovo attacco, portato presumibilmente da aerei Nato, fa seguito al quello della scorsa notte in cui, secondo il governo libico, sono rimasti uccisi il figlio minore di Muammar Gheddafi, Saif al-Arab, di 29 anni, e tre nipotini del rais, due di 2 anni e uno di 4 mesi.

ATTACCATA AMBASCIATA ITALIANA A TRIPOLI – Alcune ambasciate occidentali, tra cui quella italiana, e la sede dell’Onu a Tripoli sono state attaccate e danneggiate stamattina dalla folla, dopo che nella notte un raid aereo della Nato ha ucciso – secondo fonti del regime – uno dei figli di Muammar Gheddafi e tre suoi nipotini. Notizia, questa, che suscita i dubbi dei ribelli di Bengasi, perché, sostiene uno dei membri del Consiglio di transizione, “non può essere verificata”.

Mentre l’Alleanza atlantatica continua a non avere conferme, il vescovo di Tripoli, mons. Martinelli, ha confermato la morte del figlio minore del rais dicendo di essere stato “portato a vedere le salme”. Nel condannare gli atti vandalici di stamattina, la Farnesina ha però assicurato che queste azioni, “gravi e vili”, “non indeboliranno la determinazione dell’Italia a continuare la propria azione, insieme agli altri partner, a difesa della popolazione civile libica” come previsto dalla risoluzione 1973 dell’Onu. Inoltre, ha sottolineato il ministero degli Esteri italiano, il regime di Gheddafi è venuto meno “ancora una volta” ai propri obblighi internazionali sulla protezione delle sedi diplomatiche straniere. Non si conosce al momento l’entità  dei danni subiti dall’ambasciata italiana il cui personale era già  stato evacuato il 18 marzo scorso, all’indomani dell’adozione da parte del Consiglio di sicurezza della risoluzione 1973 e a poche ore dai primi raid francesi sulla Libia. E mentre le Nazioni Unite hanno reagito agli attacchi con la decisione di evacuare tutto il proprio personale dalla capitale libica, la Gran Bretagna ha espulso l’ambasciatore di Libia a Londra. “Ha 24 ore di tempo per lasciare il Paese”, ha detto il ministro degli Esteri britannico William Hague in una nota. Intanto, la Nato ha confermato l’attacco aereo della notte scorsa su un centro comando nel complesso di Bab al-Aziziya a Tripoli, residenza di Gheddafi, ma non ha confermato la morte del figlio minore del rais, Saif al Arab, ucciso – come annunciato dal governo libico – mentre era in casa con il padre e la sua famiglia.

La Russia ha denunciato “l’uso sproporzionato della forza” da parte delle forze della coalizione, e ha affermato che l’obiettivo della Nato appare sempre di più l’eliminazione di Gheddafi, piuttosto che l’atacco a generici target militari. Oggi, riferiscono fonti locali, altri raid Nato hanno distrutto 45 veicoli delle truppe governative dopo che queste avevano ucciso cinque civili in combattimenti in due città  della Cirenaica, Jalu e Awlijah, vicino ad Ajdabiya. I combattimenti tra insorti e forze pro-Gheddafi sembra invece concentrarsi nell’ovest della Libia. I ribelli hanno riferito che truppe lealiste stavano tentando l’avanzata su Zenten, città  a sud ovest della capitale in mano agli insorti, mentre il corrispondente della Reuters sul lato tunisino del confine con la Libia ha riferito di scontri vicino alla frontiera e di colpi di artiglieria del regime caduti sulla città  tunisina di Dehiba. A Misurata, il porto è operativo per lo sbarco di aiuti umanitari, assicura la Nato che prosegue comunque nei controlli per verificare l’eventuale presenza di mine nelle acque antistanti.


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