Affluenza oltre il 41 per cento il quorum è sempre più vicino

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ROMA – Non sono andati al mare, gli italiani. Né hanno ascoltato la sirena di chi consigliava loro di non andare a votare. Su questo già  il centrodestra ha perso la prima battaglia. Di netto, ieri sera, i votanti superano tutti il 41 per cento. E i quattro referendum marciano verso la piena conquista del quorum. Una corsa che appare ormai decisamente in discesa.

Dalla mattina alla sera di domenica, una rilevazione dopo l’altra. Quando i seggi si chiudono alle 22, il Viminale comunica un dato – oltre il 41% – che fa fremere di entusiasmo il fronte del sì. Dati storici alla mano, i quattro quorum raggiunti dai due quesiti sull’acqua, la privatizzazione al 41,14% e le tariffe al 41,14%, sul nucleare al 41,11%, e sul legittimo impedimento al 41,11%, portano a stimare che oggi, quando alle 15 si chiuderanno i seggi aperti dalle 7, il successo potrebbe essere a portata di mano. Un dato da registrare: tra i primi a votare, come aveva promesso, il presidente Giorgio Napolitano. In una scuola del rione Monti, suo quartiere storico.
I quesiti potrebbero anche superare il 60 per cento. Era questa ieri sera, a quanto informalmente si poteva apprendere dal ministero dell’Interno, la proiezione fatta dai tecnici dell’Ufficio elettorale. I quali, elaborando i dati reali e non basandosi sulle precedenti tornate referendarie, hanno stimato che i quattro quesiti sono destinati a raggiungere, e forse superare oggi il 60 per cento. Resta il giallo dei 3.299.905 elettori che vivono all’estero, che hanno votato, e i cui voti devono essere aggiunti a quelli dei 47.118.784 cittadini che si sono recati alle urne in Italia. Un quorum del 50,1% che corrisponde a 25.209.345 elettori. Nei dati sulla percentuale dei votanti diffusi dal Viminale non era calcolata l’incidenza di chi ha votato fuori dei confini italiani e che abbassa il dato di circa il due per cento.
S’era capito dalla mattina, dalla prima rilevazione di mezzogiorno, confermata poi da quella delle 19, che la battaglia per impedire le centrali nucleari, per lasciar pubblica l’acqua, per garantire uguale per tutti l’obbligo di presentarsi ai processi, poteva risultare alla fine vincente. Eccolo il dato significativo delle 12. I due quesiti sull’acqua raggiungono l’11,64%; nucleare e legittimo impedimento si fermano all’11,63 per cento. Alle 19 l’andamento dimostra che chi è andato a votare ha espresso il suo parere su tutte e quattro le schede perché i quorum si mantengono omogenei. La privatizzazione tocca il 30,34%; le tariffe il 30,35%; il nucleare il 30,32%; il legittimo impedimento il 30,33 per cento.
Ma è sul dato delle 12, raffrontato con i precedenti referendum della storia italiana, che si allarga subito l’ottimismo. «È come la scalata del K2, ma già  vedo la vetta» dice Antonio Di Pietro alle 12 e 19 minuti. Studiosi e sondaggisti, a qualsiasi scuola appartengano, sono convinti che se, per quell’ora, la percentuale di voto supera il 10% e quindi va oltre le fatidiche due cifre, allora il raggiungimento del quorum si può considerare ottenuto. Stima e calcoli fatti alla luce dei vecchi referendum. Ecco il divorzio, il 12 maggio del ’74. Consultazione storica. Alle 11 aveva votato il 17,9%, il giorno dopo alla chiusura dei seggi si toccò l’87,7 per cento. Andò lo stesso l’11 giugno del ’78, quando gli italiani si trovarono davanti i quesiti sull’ordine pubblico, la famosa legge Reale, e sul finanziamento pubblico dei partiti. Entrambi, alle 11, raggiunsero il 12,6%. E chiusero con l’81,2 per cento. Per questi tre quesiti l’alta percentuale registrata alle 12 coincise anche con il quorum finale più alto mai ottenuto da altri referendum.
La rilevazione di metà  giornata è considerata talmente strategica che chi si slancia in possibili proiezioni, come il sito www.reset-Italia, valuta che se per le 12 un quesito ha raggiunto l’11% esso può toccare alla fine il 61%, o il 66% se ha toccato il 12. Con un’affluenza alle 19 del 28%, è prevedibile il 56%, e il 60% se alle 12 si è raggiunto il 30. Valutazioni che, se rispettate, consegnerebbero la vittoria a tutti e quattro i referendum. E comunque, quella percentuale dei votanti al 41%, secondo gli studiosi, invita gli indecisi a recarsi alle urne anche se in extremis.


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