Acqua più cara dell’ 11%«L’inflazione? Salirà  al 3%»

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Colpa, in particolare, degli alimentari e delle tariffe pubbliche, alcune delle quali, come quelle dell’acqua, salite in un anno dell’ 11,4%. Il consuntivo di aprile relativo a un paniere di 39 prodotti alimentari monitorati presso le centrali d’acquisto della grande distribuzione e della distribuzione organizzata mostra rincari medi del 4,6%negli ultimi dodici mesi. Ma alcuni prodotti come la farina (+15%), i derivati del latte tipo grana padano e parmigiano reggiano (+17%), l’olio di semi (+17%), il burro (+14%) e lo zucchero (+18%) hanno visto un aumento dei prezzi molto maggiore. «Il trend — si legge nel rapporto dell’Osservatorio— è destinato a intensificarsi nei prossimi mesi» . Se confermate, tali attese «si tradurrebbero in una trasmissione diretta sui prezzi al consumo dei prodotti alimentari che nella seconda metà  dell’anno andrebbero a superare stabilmente il 3%di crescita» . Solo se le quotazioni delle materie prime dovessero smettere di salire «la crescita complessiva dell’inflazione potrebbe stabilizzarsi per la seconda metà  del 2011 su valori più contenuti di quella alimentare» . Tra i vari comparti, sottolineano i tecnici, «a destare le maggiori preoccupazioni sono le tariffe pubbliche, che confermano anche per i primi mesi dell’anno una velocità  di marcia particolarmente sostenuta» . In un anno (aprile 2011 su aprile 2010) i pedaggi autostradali sono saliti del 9%, i biglietti dei treni del 6%, le tariffe dell’acqua dell’ 11,4%, quelle del gas per uso domestico del 7,4%, quelle per i rifiuti solidi urbani del 4,9%. Le amministrazioni locali che hanno subito i tagli dei trasferimenti dallo Stato centrale spesso si rifanno aumentando i prezzi dei servizi. Nel complesso, le tariffe dei servizi pubblici sono cresciute negli stessi dodici mesi del 5,6%, ben tre punti in più dell’indice dei prezzi al consumo. Un incremento, dice il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, che «è motivo di preoccupazione, soprattutto in questo momento ancora delicato per la nostra economia» . Oltre al dato quantitativo, l’Osservatorio segnala anche un cambiamento dei comportamenti. Per esempio, nella spesa alimentare ci sono una «contrazione dei volumi di vendita» e uno «scivolamento qualitativo» verso l’acquisto di prodotti non di marca, per risparmiare. Tra il 2008 e il 2010 i consumi alimentari sono scesi del 6%, a dimostrazione che con la crisi anche la spesa alimentare «diventata una voce comprimibile per le famiglie, al pari, tra le altre, di abbigliamento e vacanze» . Enrico Marro


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