L’autostrada del sole diventa un romanzo

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l nostro è un paese “troppo lungo”, come titolava un suo bel libro Giorgio Ruffolo, per raccontarci l’incompiuto, difficile, processo di unificazione del nostro paese. Un paese troppo lungo per abitudini, storia e cultura. Ma troppo lungo anche fisicamente: negli anni del «miracolo» quello che si chiamava allora il Treno del Sole impiegava una giornata intera, ventiquattro ore, per portare ogni giorno a Torino migliaia di disoccupati meridionali. Poi venne l’Autostrada del Sole a unificare, almeno fisicamente, l’Italia.
L’Autostrada fu una grande avventura che si realizzò in tempi che oggi consideriamo incredibilmente rapidi: i lavori vennero inaugurati a S. Donato il 19 maggio del 1956 alla presenza del presidente della Repubblica Gronchi, del cardinal Montini arcivescovo di Milano, e del ministro dei Lavori Pubblici Romita che aveva fortemente voluto e fatto approvare dal Parlamento una legge che dava il via all’operazione. Ci vollero otto anni (otto anni soltanto, vien fatto di dire) per portare a termine quel nastro d’asfalto lungo 755 chilometri, che verrà  inaugurato il 4 ottobre del 1964 e al quale il Moma di New York dedicherà , una grande mostra intitolata «Un’opera d’arte italiana», quasi a riconoscimento della rinascita italiana.
Si può scrivere un romanzo sulla costruzione di un’autostrada? Ci si può provare. E Francesco Pinto con questo La strada dritta ci è riuscito, assemblando, come in un gigantesco puzzle di 300 pagine fantasia e realtà . Il protagonista assoluto del romanzo è Fedele Cova, un ingegnere generoso e tirannico, animato da un vero e proprio furore e da sproporzionata ambizione, che riuscirà , nel giro di pochi anni a superare l’ostilità , l’insipienza o le richieste di molti politici (ma acconsentirà  alla richiesta di Fanfani di far passare da Arezzo l’autostrada) e l’insipienza di molti funzionari e dirigenti del Ministero (indimenticabile quello che pretendeva che l’autostrada avesse, come tutte le strade d’Italia, i marciapiedi…). Accanto a lui si muovono altri personaggi, tra cui Giovanni Nigro un ingegnere che, dopo essersi laureato a Torino nel 1943, era stato inghiottito dalla guerra di Russia e che ancora, di notte, si svegliava assalito dagli incubi di quell’inverno e di quella ritirata; un giovane arrivato a Milano dal Sud e che lavora giorno e notte sognando con quella strada di tornare nel suo paese per sposare la ragazza che ama; i giovani operai caduti sul lavoro a Barberino di Mugello per il crollo di un ponteggio. Anche di questi Pinto ricorda i nomi.
E’ un romanzo, ma i personaggi principali sono i veri protagonisti di quella avventura, a cominciare da Fedele Cova, all’epoca presidente della Cementir, al quale il presidente dell’IRI affida nel 1956 il compito di costruire l’Autostrada (lo stesso Cova diverrà  poi l’Amministratore Delegato della Società  Autostrade). E attorno a lui e ai suoi principali collaboratori si muovono gli altri personaggi, ministri, ingegneri, operai, giornalisti, parlamentari, industriali, molti dei quali tratti dalla realtà , con nome e cognome. Un romanzo, ma anche una storia vera, di una bella avventura dell’intelligenza e del lavoro italiano, che rese l’Italia, almeno fino a Napoli, un po’ meno lunga. Il resto, la storia dell’autostrada che dovrebbe arrivare a Reggio, è ancora tutta da scrivere.


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