«Milano, la nuova alchimia senza partiti»

Loading

MILANO – A posteriori si può dire che dieci anni di “cura De Corato”, in piena dismissione della sinistra milanese, hanno fatto un gran bene all’Arci di Milano. E al suo presidente, Emanuele Patti. Sono cresciuti sul terreno meno ospitale e adesso hanno le spalle larghe (160 circoli a Milano e 120 mila iscritti). Fanno politica a partire dalla cose concrete, niente a che vedere con i partiti.
Non per vantare meriti a cose fatte, visto che in questi giorni c’è la fila davanti alla porta di Giuliano Pisapia, ma è evidente che l’Arci si è impegnato molto in campagna elettorale. Secondo te quanto ha inciso questo inedito impegno dei circoli?
Direi che l’impegno dei circoli, e dei soci e dei presidenti che si sono spesi in prima persona, è stato decisivo. Questa straordinaria partecipazione però non è il frutto di un’attività  estemporanea. La candidatura di Giuliano ha solo dato spazio alle attività  che abbiamo portato avanti negli ultimi dieci anni, un tempo lunghissimo in cui l’associazionismo è sempre rimasto vivo nonostante la latitanza dei partiti di sinistra. Gli spazi Arci, e non solo quelli, a Milano erano rimasti gli unici luoghi in cui si respiravano idee e culture di una sinistra che non è mai rimasta al palo, sui temi dei diritti, dell’antirazzismo, della pace e dei beni comuni non abbiamo mai smesso di lavorare. Sono gli stessi temi che sono circolati in profondità  in questa campagna elettorale. Forse non ce ne siamo resi conto, ma negli anni abbiamo preparato un terreno molto fertile in cui Pisapia ha saputo immergersi nella maniera più naturale. Era come se stessimo aspettando qualcuno che si accorgesse di noi. Eravamo già  pronti. Non per caso sulle primarie ci siamo impegnati subito con coraggio, parlavamo di “equivicinanza” per non essere costretti a sbilanciarci sul candidato, poi ci è sembrato naturale convergere su Pisapia.
Dopo anni di assedio da parte di De Corato, per l’Arci e per gli spazi sociali in generale, qui a Milano si dovrebbero aprire opportunità  impensabili fino a qualche settimana fa. È una strada tutta in discesa, oppure già  intravedi qualche difficoltà ?
Non credo che nell’immediato assisteremo a chissà  quale apertura nei confronti dei nostri circoli, questo perché Pisapia per renderci meno complicata la vita dovrà  prima di tutto vedersela con “problemi” legislativi che non dipendono dal Comune di Milano. Il meccanismo delle tessere, per esempio, è di fondamentale importanza: se una persona si tessera prima di entrare nel locale teoricamente il circolo è a rischio chiusura, è una cosa assurda ma è così. Questo significa dover dipendere dai vigili dell’annonaria, che non sono mai stati molto carini con noi: continuano a chiuderci i locali. Vediamo come cambierà  il loro atteggiamento. Ma più in generale la nuova amministrazione dovrà  ragionare sul tema della libertà  di associazione. Deve cambiare l’approccio. Serve un nuovo equilibrio per trovare il giusto compromesso tra le istanze di chi vuole più svago e chi non sopporta il rumore, con scelte coraggiose come ha fatto il comune di Sesto San Giovanni che ci ha permesso di aprire il Carroponte: ora è uno dei luoghi più belli e frequentati di tutta Italia. C’è poi un altro problema di natura, diciamo così, psicologica che potrebbe danneggiarci.
Quale?
Potrebbe scattare quella strana sindrome che in Italia colpisce molte amministrazioni di sinistra che restano in ostaggio di vecchie paure. Sono spaventate dall’idea di essere prese di mira se danno una mano alle associazioni più vicine, sembra paradossale, temono di essere accusate di aiutare gli amici. Ma credo che con Giuliano Pisapia sarà  tutta un’altra storia.
C’è grande ressa per la formazione della nuova giunta di Palazzo Marino. Che consiglio daresti a Pisapia?
Non deve trascurare i due “temi” decisivi che sono stati l’ossatura della straordinaria campagna elettorale: le donne e i giovani. Le donne per prime si sono mobilitate in questa città , ricordo solo l’enorme manifestazione del 13 febbraio, e di fatto sono loro che si sono mobilitate con più coraggio e fantasia, direi che ci hanno trascinato. I giovani invece sono la vera novità  della forza che ha trascinato Pisapia, non solo perché alcuni di loro per la prima volta hanno preso migliaia di preferenze. Sarebbe un grave errore trascurare la centralità  di questi due aspetti. A parte il vicesindaco donna, e il 50 per cento di donne in giunta – sarebbero segnali fortissimi – credo che sia necessario un assessorato per le politiche giovanili, non basta una qualche delega spalmata su altri assessorati. Senza queste attenzioni si farà  fatica a soddisfare le aspettative dei milanesi.
Pensi che il sindaco riuscirà  a non farsi ingabbiare dalle segreterie dei partiti?
Vedremo, ma ne sono quasi convinto. L’altro giorno 25 mila persone si sono messe in fila per andare a salutarlo a Palazzo Marino, è questa la sua forza. Non li può deludere. A Milano in questo ultimo anno è successa una cosa straordinaria: associazioni, comitati, centri sociali, singoli cittadini, partiti, tutti questi soggetti si sono messi a disposizione creando un’alchimia nuova che sarebbe criminale disperdere. Nessuno può mettersi sul piedistallo, tanto meno questi partiti.
Tra una settimana ci sono i referendum. L’Arci ci crede?
Il risultato delle amministrative, e non parlo solo di Milano, rafforzano l’idea che a questo punto il quorum sia alla nostra portata, soprattutto nelle grandi città . Ci dobbiamo impegnare in questi ultimi giorni. Io ci credo. Del resto i temi dei referendum, dai beni comuni alle energie, sono gli stessi che per mesi sono circolati nelle campagne vincenti dei sindaci di sinistra, anche a Torino e Napoli. I nostri circoli milanesi da tempo sono anche sedi dei Comitati per l’acqua pubblica. Non hanno mai smesso nemmeno un giorno di sbattersi per portare le persone a votare il 12 e 13 giugno. È una grande opportunità  per verificare se il vento è cambiato per davvero.
L’altro giorno eri al presidio contro l’apertura di una sede di Casa Pound a Quarto Oggiaro. Sarebbe incredibile inaugurare l’era Pisapia con un nuovo spazio per i fascisti a Milano.
Ci stanno provando apposta. In questi mesi Pisapia dovrà  stare attento a questo tipo di trappole, e dovrà  anche verificare quali soldi sono già  stati stanziati dal Comune e per fare che cosa. Naturalmente, anche se la sede di Casa Pound è in uno spazio privato, noi non ne vogliamo nemmeno sentir parlare. Speriamo che questa giunta, contrariamente a quella precedente, sia in grado di “convincere” questore e prefetto sull’inopportunità  di dare spazio ai fascisti nella città  di Milano. Per impedirlo basta poco, è sufficiente leggere e applicare la Costituzione. Ma questo è compito di tutta la cittadinanza e sono convinto che l’elezione di Giuliano Pisapia contribuirà  a diffondere un orgoglio antifascista di tipo nuovo, svecchiato, più seducente. Si è già  mossa una nuova generazione che sta riscoprendo il fascino dell’antifascismo in chiave meno “militonta”. È un altro segnale importante. Vuoi vedere che stiamo tornando di moda?


Related Articles

25 aprile. Una nuova sfida per la liberazione

Loading

Le retoriche del «dovere della memoria», come del «mai più!», si devono misurare con il presente. Il ciclo delle democrazie sociali ed inclusive sta declinando. Rimpiazzato da altre forme di agire politico accomunate dalla compressione del pluralismo, sia istituzionale che sociale

Aumento dell’Iva per le coop, nessuna marcia indietro. ”Colpo di grazia”

Loading

Il governo conferma la misura. Alleanza delle Cooperative Sociali: ”Un salasso da oltre mezzo miliardo di euro per pubblica amministrazione e famiglie”

Lo sfratto degli sfratti

Loading

Campo Farnia, Roma. Nella «casa dello sfrattato» in cui è stato girato il film «Sacro Gra» una comunità in emergenza abitativa ha saputo riscattarsi e inserirsi portando servizi e integrazione

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment