Bruxelles dichiara guerra alle agenzie di rating

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BRUXELLES – Tra l’Europa e le tre agenzie di rating anglosassoni è ormai guerra aperta: uno scontro che vede in palio la sopravvivenza dell’euro. All’inizio della settimana, subito dopo il via libera alla quinta rata del prestito alla Grecia, due mosse delle agenzie americane Standard & Poor’s e Moody’s hanno nuovamente messo in ginocchio i mercati europei dei debiti sovrani. Lunedì Standard & Poor’s ha comunicato che il piano di partecipazione volontaria delle banche private al salvataggio della Grecia messo a punto dalla Francia potrebbe essere interpretato come un default temporaneo delle finanze di Atene. La notizia, naturalmente, ha dato un brusco colpo di freno al tentativo di coinvolgere gli istituti privati in un rollover (cioè un riacquisto) anche parziale dei titoli greci che verranno a scadenza. Martedì invece è stata l’agenzia Moody’s a decidere repentinamente un brusco abbassamento del rating del Portogallo, i cui titoli di debito sono ormai consideri «junk bonds». La motivazione della decisione è che, secondo Moody’s, anche Lisbona, dopo Atene, sarà  probabilmente costretta a ricorrere ad un nuovo prestito europeo prima di poter tornare a finanziarsi sui mercati.
Ma la reazione degli europei, questa volta, è stata durissima. Già  dopo il pronunciamento di Standard & Poor’s, Angela Merkel era intervenuta pubblicamente rilevando l’esistenza di una contrapposizione tra la volontà  delle agenzie e quella degli stati democratici e sovrani: «E’ importante – ha osservato la cancelliera tedesca – che noi non ci facciamo privare della nostra libertà  di giudizio».
Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il taglio inatteso del rating del Portogallo. «Si tratta di una decisione particolarmente sgradita ed eccessiva, basata su uno scenario ipotetico e non sull’analisi economica che la Ue e le altre istituzioni fanno puntualmente», ha dichiarato il portavoce del commissario agli affari economici Olli Rehn. Il downgrading del Portogallo, « pone dubbi sull’appropriatezza del comportamento delle agenzie di rating», che «non fanno chiarezza ma creano grande incertezza».
Il presidente della Commissione, Barroso, è andato anche oltre. «Mi sembra strano che nessuna di queste agenzie sia europea. Ciò significa che potrebbero esserci pregiudizi sui mercati quando si arriva alla valutazione di specifiche questioni europee. Ci sono elementi per la creazione di un’agenzia che viene dall’Europa». Barroso ha anche annunciato che la Commissione anticiperà  i tempi di un ulteriore giro di vite sull’operato delle agenzie di rating dopo quello varato all’inizio dell’anno. La proposte di Bruxelles in questo senso dovrebbero essere rese note dopo la pausa estiva.
Anche il ministro tedesco delle Finanze. Wolfgang Schauble, ha lanciato un appello a «rompere l’oligopolio e mettere fine al dominio» delle tre agenzie americane. Nonostante la levata di scudi, però, l’effetto sui mercati della decisione di Moody’s non si sono fatti attendere. Lo spread dei titoli portoghesi a dieci anni rispetto ai bund tedeschi che servono come riferimento è salito al record di 1012 punti: pari ad un interesse del 13,09%. Per i Btp italiani lo spread è balzato a 219 punti e per i buoni del tesoro spagnoli a 269 punti.
Anche le borse hanno accusato il colpo chiudendo in negativo in tutta Europa. Dopo Lisbona, che ha perso il tre per cento, Milano è stata la piazza che è andata peggio con una perdita del 2,44%.


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