La lotta di potere tra parenti-serpenti tutti gli intrighi del clan Murdoch

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Le possibilità  che Rupert Murdoch potesse scegliere di chiudere un giornale vecchio di 168 anni, e per di più redditizio, sono pari a zero. Ma il fatto è che l’uomo al vertice, quello che tutto comanda e tutto decide, non è più da solo.
La News Corp, la holding di Murdoch, è un’azienda a conduzione familiare, ed è anche, sempre di più, un pasticcio familiare. Ecco una parte dell’intreccio: Rupert ha trasferito molti poteri al figlio James, che è stato quello che ha preso la decisione di chiudere il News of the World. I poteri di cui dispone James fanno parte di un piano deliberato per la successione, ma il rampollo qualche freccia al suo arco ce l’ha: è l’alleato più fedele del padre, in difficoltà  con il resto della famiglia per via di Wendi, la sua terza e controversa moglie. Rupert ha bisogno del sostegno di James. Il quale ha rapporti spesso tesi con la sorella Elisabeth, che a sua volta ha rapporti tesi con Wendi. Elisabeth aveva messo in piedi una sua società  nel settore dei media, che quest’anno è stata acquistata da Rupert, cosa che le ha garantito parecchia voce in capitolo nella gestione dell’azienda di famiglia. A mediare fra James ed Elisabeth, e fra diversi altri componenti della famiglia Murdoch, ci pensa il marito di Elisabeth, Matthew Freud, il più famoso e subdolo Pr di Londra. Una delle più care amiche di Freud è Rebekah Brooks, l’amministratrice delegata di News International, che secondo quasi tutti andrebbe licenziata. Rebekah, consigliata da Matthew, è diventata la più assidua tra i luogotenenti di James. James e Matthew non vogliono assolutamente licenziarla (è uno strumento importante per gli affari di Matthew). Si dà  il caso però che a Wendi Rebekah non piace. Rupert, che ha descritto Rebekah come un’arrampicatrice sociale che cerca di fare breccia nella sua famiglia, non può insistere per avere la sua testa per timore di schierarsi dalla parte di Wendi contro i suoi figli. Il figlio maggiore di Rupert, Lachlan, uno dei presunti eredi che ora se ne sta accigliato in Australia, è in conflitto con il fratello ed è saldamente schierato dalla parte della sorella Elisabeth. La loro sorellastra più grande, Prudence, sta dalla parte di James. Quando si tratterà  di decidere chi deve guidare l’azienda, saranno loro quattro a votare, e non ci sono meccanismi bell’e pronti per risolvere l’impasse.
Così come il News of the World era un balzo nel passato, in un’epoca in cui le redazioni dei giornali agivano senza regole, la News Corp. di Rupert Murdoch è un balzo all’indietro in un’epoca di dinastie familiari isolate e bizantine, un rapporto con il mondo del genere noi-contro-loro. Noi non chiediamo scusa, noi non ci riconciliamo, noi esercitiamo il nostro potere. È questa la visione murdochiana. In quest’ottica, che per molti versi ricorda l’atteggiamento di Nixon, la campagna contro il News of the World è una campagna condotta dai nemici del magnate. I Murdoch – che si sentono sotto assedio – hanno negato ogni addebito, fatto ostruzionismo, tenuto duro, nonostante quasi tutte le dichiarazioni da loro pronunciate durante il dipanarsi dello scandalo siano state contraddette da successivi eventi. Se di qualcosa sono pentiti, non è tanto di aver infranto la legge, ma di aver offerto un’arma ai loro nemici. La chiusura del giornale, sperano, è un modo per spuntare quell’arma.
James cerca di essere suo padre. È Rupert senza la sottigliezza di Rupert (ed è qualcosa che non lascia tranquilli). Perfino suo padre è rimasto di sasso quando James, durante le elezioni politiche, ha fatto irruzione nell’ufficio del direttore dell’Independent per rampognarlo pubblicamente per gli articoli sulla News Corp. pubblicati dal suo giornale.
Gran parte di questo scandalo Rupert l’ha visto svilupparsi da lontano, ed è molto seccato: si lamenta spesso con Robert Thompson, il direttore del Wall Street Journal, del modo in cui James sta gestendo tutto questo pasticcio. È uno dei motivi per cui James non ama molto Thompson o gli altri consiglieri di suo padre (si considera lui il consigliere di suo padre): le loro raccomandazioni spesso portano a interferenze da parte di Rupert. Sotto questo aspetto James può contare sul supporto dei fratelli che come lui non vedono di buon occhio le interferenze del vecchio. (Due dei massimi confidenti di Rupert, il responsabile delle comunicazioni Gary Ginsberg e il responsabile dell’area legale Lon Jacobs, hanno perso il posto, quest’anno, anche perché non andavano d’accordo con James.)
Recentemente, i Murdoch hanno cominciato a parlare dello scandalo delle intercettazioni come della crisi più seria dai tempi del quasi fallimento della News Corp. all’inizio degli anni 90 (uno dei momenti più esaltanti di Rupert, nel folclore familiare). Ma quella crisi fu risolta mediante trattative, tagli e prestiti. Rupert dà  il meglio di sé quando può parlare da potente a potente (questo è uno dei motivi per cui l’affare BSkyB sembra ancora fattibile). Ma questa crisi è anche un problema di percezione e fiducia da parte dell’opinione pubblica, e in questo campo non è che Rupert o suo figlio facciano propriamente faville. Fonti interne alla famiglia dicono che è stato Matthew Freud, il Pr di famiglia, a suggerire di chiudere il News of the World. L’avrebbe presentata a James come “la strategia Wapping” (riferendosi a quella volta che Rupert nel pieno della notte trasferì i suoi quotidiani britannici a Wapping, nell’hinterland londinese, per stroncare i sindacati dei tipografi).
La chiusura del News of the World è forse la prima volta, da quando è cominciato lo scandalo, che i Murdoch prendono un’iniziativa di pubbliche relazioni decisa, ma, nel linguaggio degli scandali, probabilmente è troppo poco e troppo tardi. (I manager della News Corp. non implicati nello scandalo dicono apertamente, con humour macabro, che il massacro è appena cominciato). Probabilmente la credibilità  potrà  essere ripristinata, e potrà  essere placata la sete di sangue dell’opinione pubblica, solo quando la società  non sarà  più guidata da qualcuno che di cognome fa Murdoch.
©Michael Wolff/La Repubblica
Traduzione Fabio Galimberti L’autore ha scritto la biografia di Murdoch “The man who owns the news”


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Illustrazione di Chiara Dattola

Finisci per aspettartelo, se sei una giornalista donna e per giunta scrivi di politica. Finisci per aspettarti il vetriolo, gli insulti, le minacce di morte. E dopo un po’ le email, i tweet e i commenti con fantasie molto esplicite su come, dove e con quale utensile da cucina certi pseudonimi vorrebbero stuprarti smettono di farti impressione. Diventano solo una seccatura quotidiana o settimanale, qualcosa di cui parlare al telefono con le amiche, cercando sollievo in una risata forzata.

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