Messico, armi da guerra in mano ai narcos

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Più di duemila armi fra pistole e fucili d’assalto hanno attraversato il confine fra Usa e Messico aiutati dalle forze di sicurezza statunitensi che volevano in questo modo controllarne il percorso.

Probabilmente speravano di farsi guidare fino alla base di qualche boss della criminalità  organizzata messicana. Così non è stato e l’operazione Fast&Furious è stata un flop.

L’Atf, l’agenzia che si è occupata dell’operazione adesso è costretta ad affrontare con un certo imbarazzo le polemiche che la stanno investendo sia all’interno degli Usa, il Congresso ha criticato pesantemente l’operazione, ma anche in Messico, dove il l’esecutivo e nello specifico il presidente Felipe Calderon, ha più volte puntato il dito contro questo tipo di attività .

Oggi, c’è la conferma che Fast&Furious tutto è stata tranne che la risoluzione a un problema. Agenti federali Usa, ritenuti fonti attendibili dalla Cnn che ha dato la notizia, hanno ammesso la sconfitta.

Delle oltre duemila armi da guerra fatte arrivare apposta nelle mani della criminalità  messicana solo 363 sono state recuperate negli Usa e appena 227 in Messico. Quindi più di 1.400 armi da guerra sono ancora nelle mani degli eserciti privati dei capi cartello.

Due di queste armi, due Ak47, sono stati ritrovati sul logo dell’omicidio di una guardia di frontiera Usa.

Il rappresentante dell’Atf a Città  del Messico, Renè Jaquez, ha fatto sapere che i risultati negativi e addirittura gli omicidi non dovrebbero mai accadere e proprio per queste ragioni “L’ultima cosa che desideriamo come responsabili delle forze di sicurezza è che si attribuisca la morte di una persona, una guardia di frontiera, ad una delle armi che noi stessi abbiamo lasciato nelle mani della criminalità  per dare seguito alle nostre operazioni” ha detto Jaquez.

Adesso l’obiettivo primario è uno solo: capire chi era a conoscenza di questa operazione all’interno dell’amministrazione statunitense. Anche il presidente Barack Obama, ha chiesto che si faccia quanto prima luce sul caso. La mazzata finale però l’ha data il senatore Charles Grassley che, dopo un anno e mezzo dall’inizio dell’operazione ha sostenuto che i senatori non ne sapevano nulla. “Se mi guardo indietro credo che sia tutto uno scherzo” ha commentato Grassley.

Nel frattempo, si deve correre ai ripari. La polizia messicana ha allo studio lo sviluppo di una nuova squadra speciale antinarcotici che si occupi anche delle aree di spaccio. Tutto questo prima che venga modificata per l’ennesima volta la legge contro il traffico di droga che, nonostante sia in vigore da oltre un anno, ha lasciato libertà  agli Stati messicani di modificarne gli schemi base. La legislazione prevede che i municipi oltre che fare da base d’appoggio per la polizia, studino strategie d’intelligence per poter infiltrare agenti all’interno dei gruppi di spaccio. Per farlo, però, i municipi hanno già  chiesto un aumento considerevole dei finanziamenti statali, oltre alla fornitura di equipaggiamenti per contrastare con maggiore potenza le bande criminali.


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