P4. Bisignani resta di domiciliari. La procura: punto per noi

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NAPOLI – Nel giro di poche ore l’inchiesta su dossier e ricatti denominata P4 supera positivamente due delle curve più impegnative del percorso giudiziario dell’indagine: prima il voto favorevole della giunta di Montecitorio alla richiesta di custodia in carcere per il deputato del Pdl Alfonso Papa, poi la decisione del Tribunale del Riesame che conferma gli arresti domiciliari nei confronti di Luigi Bisignani, il lobbista più influente d’Italia indagato per favoreggiamento. L’ordinanza è stata depositata ieri sera dal collegio presieduto dal giudice Angela Paolelli, che ha respinto anche l’istanza presentata dai difensori del terzo indagato, il sottufficiale dei carabinieri Enrico La Monica, latitante perché da tempo all’estero, probabilmente in Senegal.
Soddisfatto il procuratore Giandomenico Lepore che con il suo vice, Francesco Greco, coordina il lavoro dei pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio, titolari del fascicolo: «La decisione del Riesame e quella della giunta della Camera dimostrano ancora una volta che la Procura di Napoli non alza polveroni, ma mette insieme i fatti». Ricorda, il capo dei pm, che «i reati per i quali i giudici hanno confermato le misure cautelari sono addebitati anche a Papa a titolo di concorso». Quindi sottolinea: «Quella della P4 è una tragedia italiana e personale, ma l’ipotesi accusatoria ha trovato conferma e il provvedimento dei giudici del Riesame dimostra che le critiche rivolte all’ufficio erano del tutto infondate». Delusi i legali di Bisignani, che avevano chiesto l’annullamento del provvedimento firmato dal giudice Luigi Giordano. Afferma l’avvocato Gianpiero Pirolo, che assiste l’indagato insieme all’avvocato Fabio Lattanzi: «Siamo molto amareggiati perché ritenevamo che i presunti episodi di favoreggiamento, peraltro risalenti nel tempo, non giustificassero le esigenze cautelari. Attendiamo con serenità  di conoscere le motivazioni della decisione per valutare l’ipotesi di proporre ricorso in Cassazione».
Gli avvocati annunciano battaglia anche su un altro aspetto, quello delle intercettazioni ambientali realizzate dagli inquirenti attraverso un software inviato sul computer di Bisignani. La Procura invece attende l’esito della rogatoria internazionale con gli Stati Uniti avviata dopo la scoperta, sul pc dell’indagato, di un sistema identico a quello utilizzato dagli investigatori. Venerdì prossimo accusa e difesa saranno di nuovo faccia a faccia: in calendario c’è la discussione dell’appello al Riesame proposto dai pm Woodcock e Curcio per ottenere il riconoscimento dell’ipotesi di associazione per delinquere, esclusa dal gip Giordano, e l’aggravamento della misura nei confronti di Bisignani: se i giudici dovessero accogliere il ricorso, il lobbista rischierebbe il carcere.


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