Sì al biotestamento tra le polemiche “Una legge inutile e disumana”

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ROMA – In un’aula rissosa e distratta, con qualche fischio e pochi applausi, la legge sul biotestamento è stata approvata ieri alla Camera in una giornata scandita da critiche e polemiche. Blindata la maggioranza, compatta sul sì insieme all’Udc, divisa l’opposizione, con una parte degli ex popolari (circa 20) che hanno votato con il centrodestra, mentre altri tredici, tra cui Pierluigi Castagnetti e Sergio D’Antoni, che si sono astenuti, perché contrari, hanno affermato in un documento, «ad una legge sul fine vita».
Se il testo approvato ieri riceverà  adesso il secondo via libera dal Senato, a partire dal prossimo autunno l’Italia avrà  una legge che istituisce le cosiddette “Dichiarazioni anticipate di trattamento”. Otto articoli attraverso i quali ognuno di noi dovrebbe poter esprimere come vuole essere “curato” (o magari non curato ma questo la legge non lo prevede) negli ultimi giorni, mesi, o forse anni della propria vita. In realtà  il testo delle “Dat”, «una legge inutile e disumana», così l’hanno definita in tanti nel centrosinistra, prevede soltanto alcune condizioni particolari ed estreme. Qualunque siano infatti le volontà  del paziente il medico sarà  libero di non applicarle, e comunque del “testamento” del malato si potrà  tenere facoltativamente conto soltanto quando quest’ultimo si trovi in un stato di “morte corticale”, quando cioè l’elettroencefalogramma è piatto.
Durissime e amareggiate, come del resto nei giorni scorsi, le critiche al testo approvato. «Se prima le “Dat” erano regolate, oggi, con questo provvedimento, sono addirittura vietate», ha scandito Rosy Bindi, vicepresidente della Camera. «Chiedo alla maggioranza, e soprattutto all’Udc, a quale antropologia state ispirando questa legge? Non certo a quella liberale e a quella cristiana. Con questa legge la persona viene espropriata da un legislatore autoritario e distante, incapace di vedere quel che si muove nel cuore delle persone». E mentre Livia Turco parla di «legge dei divieti», e Vendola di «testo disumano e inutile», Chiara Moroni, deputata di Futuro e Libertà , definisce la “Dat” un modo per «impadronirsi del corpo e della vita delle persone» e che sarà  «la magistratura a smantellarla». Perché mentre i Radicali e una parte del Pd già  pensano ad un referendum abrogativo, è sul fronte giuridico e costituzionale che si giocherà  tutta la battaglia. Al di là  di tutto infatti, e sulla pelle dei malati, sembra proprio che l’intento di queste “Dat” così restrittive sia un chiaro messaggio ai giudici. Tanto che in serata è Maurizio Sacconi, che fu protagonista della violentissima battaglia contro Beppino Englaro ad esplicitarne il senso: «Questa legge rappresenta la riaffermazione del primato del Parlamento rispetto ai provvedimenti creativi dell’ordine giudiziario».
Preoccupati poi, e non poco i medici, su cui ricade l’enorme responsabilità  di sostituirsi alla volontà  del malato. «Così si stravolge l’atto medico – afferma il segretario nazionale della Fp-Cgil Medici Massimo Cozza – perché se il medico non ottempera a quanto gli viene imposto dalla legge, anche se in contrasto al suo codice deontologico e alla sua alleanza terapeutica con il paziente, rischia di essere incriminato con accusa di omicidio».


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