Pioggia di razzi tra Gaza e Israele

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GERUSALEMME – Una pioggia di razzi da Gaza sulle città  di Beer Sheva e Ashqelon, la mattina. La risposta immediata dello Stato ebraico, con raid sulla Striscia poche ore dopo. Sale la tensione in Medio Oriente e la crisi innescata giovedì con il blitz dei terroristi nel Negev, rischia di portare israeliani e palestinesi sul baratro di un nuovo conflitto. Spiragli però s’intravedono, in una giornata pur segnata da venti di guerra: nel pomeriggio di ieri, in gran segreto e su iniziativa egiziana, una delegazione israeliana di alto livello sarebbe arrivata al Cairo per discutere con i rappresenti di Hamas una nuova tregua. Lo rivela la radio dello Stato ebraico, che riporta una notizia apparsa sul quotidiano egiziano Al Ahram. E a confermare l’esistenza di una trattativa, arriva in serata l’annuncio della disponibilità  a fermare il lancio di missili da parte delle fazioni palestinesi di Gaza.
La diplomazia non si ferma. Anche se, per il quarto giorno consecutivo, a parlare sono soprattutto le armi. L’offensiva dalla Striscia inizia all’alba. Le Brigate Ezzedin Al Qassam, il braccio armato di Hamas, lanciano decine di razzi Grad e sparano colpi di mortaio contro le città  meridionali d’Israele: a Beer Sheva viene centrato un liceo, per fortuna chiuso per le vacanze estive. Altri missili finiscono in Egitto per errore. La risposta israeliana non si fa attendere: in una retata di massa in Cisgiordania, i militari arrestano 120 dirigenti di Hamas. Poi, si levano in volo i caccia di Tsahal per i soliti raid mirati su Gaza: tre palestinesi vengono feriti, tra questi anche un bambino.
E’ una reazione meno dura del previsto, però. Israele prova infatti a ricucire con l’Egitto, furibondo per l’uccisione di alcuni soldati del Cairo nel corso dei combattimenti di giovedì scorso al confine, avvenuti per stanare i terroristi del Negev. Lo Stato ebraico cerca anche di portare dalla propria parte i Paesi moderati dell’area, dopo la dura condanna di ieri della Lega Araba dei raid su Gaza. Il Cairo giudica “insufficienti” le scuse del ministro della Difesa Barak. E allora, per scongiurare una crisi ancora più grave, scende in campo persino Shimon Peres. Durante la visita ai parenti di una vittima degli attacchi di Eilat, il presidente dello Stato ebraico esprime «dispiacere per i tre militari uccisi». «Il Sinai – aggiunge – deve rimanere un centro turistico e di pace. Bisogna fare il possibile per impedire che terroristi ed estremisti ne prendano il controllo».
L’offensiva diplomatica di Gerusalemme, però, non placa la rabbia degli egiziani. Il Consiglio supremo delle Forze armate al potere, fa sapere che «respinge ogni ingerenza nella sicurezza del Sinai». E ieri notte, mille persone hanno scandito slogan anti-ebraici davanti all’ambasciata israeliana al Cairo. Un giovane è riuscito persino a salire fin sul tetto dell’edificio, per sostituire la bandiera con la stella di David con quella del Paese delle Piramidi. Ahmad A-Shahat, questo il nome dell’uomo che ha compiuto “l’impresa”, grazie alla Rete è diventato il nuovo eroe egiziano. Migliaia di messaggi su Twitter ora inneggiano al “novello giustiziere”. I media lo hanno ribattezzato “Spider Man” per via delle doti di arrampicatore. «Non basta cacciar via Mubarak – dice Ahmad mentre la folla lo acclama – Bisogna fare piazza pulita dei suoi amici, a partire dagli israeliani».


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