“Il raìs su un convoglio nel deserto” l’Algeria nega: da qui non è passato

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BENGASI – Dopo averlo avvistato a Sirte, sua città  natale, poi in Algeria a bordo di un convoglio blindato, le ultimissime voci riguardo al covo dove avrebbe trovato rifugio Muammar Gheddafi indicano lo Zimbabwe di Robert Mugabe, anche lui un sanguinario dittatore in carica da diversi decenni. Il Colonnello sarebbe da quattro giorni suo ospite a Harare, dopo aver lasciato la Libia su un aereo militare messo a disposizione dal presidente africano. A sentire fonti dell’opposizione al padre padrone dell’ex Rhodesia, il raìs si troverebbe in una residenza nel sobborgo di Gunninghil, circondato dalle celebri “amazzoni”, le guardie del corpo femminili con cui da sempre condisce la teatrale e buffonesca scenografia del suo regime.
Altre voci, all’alba di ieri, lo avevano segnalato in Algeria. Stavolta è stata l’agenzia egiziana Mena a parlare di un convoglio di sei Mercedes blindate che avrebbero attraversato nella notte tra venerdì e sabato il confine tra Libia e Algeria. Secondo quando riportava la Mena, le auto erano scortate da un gruppo armato di nomadi del deserto, fedeli all’ex leader libico. Ma il governo algerino ha smentito “categoricamente” un passaggio nel paese di veicoli blindati provenienti dalla Libia. L’Algeria è l’unica nazione dell’area a non aver ancora riconosciuto la legittimità  del Consiglio nazionale di transizione, adducendo il pretestuoso motivo che la Libia deve prima far pulizia degli elementi di Al Qaeda infiltrati al suo interno.
Nel pomeriggio di ieri è stato lo stesso presidente del Comitato nazionale di transizione, Mustafa Abdel Jalil, ad ammettere che Gheddafi è riuscito a far perdere le sue tracce. Jalil ha poi spiegato che il comando militare degli insorti sta negoziando con le truppe lealiste per convincere Sirte alla resa.
Sempre ieri, gli insorti hanno conquistato il villaggio di Jmayl, luogo d’origine del primo ministro di Gheddafi, Baghdadi al Mahmoudi, consolidando la loro posizione nell’area a Ovest di Tripoli. Dopo cinque giorni di stallo, un centinaio di combattenti è finalmente entrato nel piccolo centro a bordo di pick-up. L’emittente Al Jazeera ha mostrato le immagini di uno shabab che cancellava sulle mura di Jmayl la scritta: “Solo Dio e Muammar”.
I combattenti di Jadu e Zintan, affiancati da quelli di Misurata, hanno invece lanciato un attacco in forze verso Salah Dein, dove c’è un’importante base militare segnalata come l’ultimo rifugio di Khamis Gheddafi, il figlio del Colonnello al comando della 32sima brigata delle forze speciali. Dopo violenti combattimenti, gli insorti hanno anche preso il controllo del posto di confine di Ras al Jadir, alla frontiera tra Libia e Tunisia.


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