“Questo è solo l’inizio adesso la rivolta contagerà tutta l’Europa”
«Questi tumulti non sono che l’inizio di una stagione di rivolte che durerà anni e contagerà il resto d’Europa», parola di Hanif Kureishi. E c’è da starlo ad ascoltare, perché lui, nato da padre pachistano e madre inglese, scrittore e drammaturgo britannico tra i più letti in Italia, conosce bene il malessere che si nasconde dietro le violenze esplose in vari quartieri disagiati di Londra. Non solo nei sobborghi poveri e multietnici della capitale ha ambientato alcuni dei suoi romanzi più celebri, a partire dal Budda delle periferie (Bompiani). Ma anche il quartiere in cui vive con la sua famiglia, Shepherd’s Bush, a West London, non è poi così diverso da quello di Tottenham, epicentro delle guerriglie urbane. «Sono aree dove tantissimi ragazzi girano armati e fanno uso di droghe, i trentenni non hanno mai lavorato e mai lavoreranno, cittadini britannici, e non immigrati, che perlopiù sono dei paria di un sistema economico di cui non sono mai riusciti a far parte».
Signor Kureishi, i disordini “non hanno niente a che vedere con la morte del giovane” ucciso dalla polizia, come sostiene il vicepremier Clegg?
«Scaturiscono da un malessere con radici principalmente economiche. Non a caso la rabbia si è scagliata soprattutto contro i negozi, simbolo dell’accesso al benessere che gli viene negato».
Da quali fattori?
«La crisi economica del 2008 ha colpito i poveri più duramente. E gli abitanti di questi quartieri non sono altro che i più poveri della società . Non appartengono alla classe media: non diventeranno mai medici o professori. Per molti il passatempo principale è il crimine, al massimo il rap. Vivono in aree dove la disoccupazione è tra le più alte del Paese. Per di più, con la consapevolezza che la loro condizione s’aggraverà ancora di più nei prossimi cinque anni. Era prevedibile che un qualsiasi pretesto avrebbe fatto esplodere la situazione».
Perché proprio ora? Le misure di austerità approvate dal governo Cameron si stanno facendo sentire?
«Certo, i tagli hanno ridotto i sussidi di disoccupazione, i centri giovanili e altri servizi sociali. E il disagio monta».
Come lo arginerà il governo?
«Ci vogliono investimenti, soldi. Che il governo non ha. Come del resto non ne hanno Italia, Grecia, Spagna. Per questo credo che siamo solo all’inizio di un periodo di forte instabilità sociale».
Cosa accomuna queste rivolte con quelle del 1985? Anche allora scoppiarono durante un periodo di forte austerità .
«Come oggi, i Tory erano al potere, la disoccupazione alta e la criminalità diffusa»
Contro la quale lo Stato ha fatto poco?
«Ci sono stati investimenti e progressi, soprattutto con Blair. Ma c’è bisogno anche le comunità facciano la loro parte, sradicando la cultura del fallimento presente. Ma ora è impossibile: la gente non ha più speranza».
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