La Svizzera blocca il super franco

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LUGANO – Ritenendo la supervalutazione del franco rispetto all’euro «una grave minaccia per l’economia elvetica», la Banca Nazionale Svizzera ha deciso, ieri, di stabilire un cambio fisso, con la moneta unica. L’istituto svizzero d’emissione ha fatto sapere che «da subito non tollererà  più un corso inferiore a 1,20 franchi per un euro». In pratica punta ad un range di 80-90 cents di euro per franco. «Il paradosso di un Paese che deve difendersi da una moneta troppo forte» come ha sottolineato il docente di Economia all’Università  della Svizzera Italiana, Mauro Baranzini. È dal 9 agosto scorso, da quando le due valute sfiorarono la parità , che le autorità  della Confederazione, temendo una deriva deflazionistica, stavano meditando una strategia che mettesse il franco al riparo dalle turbolenze dei mercati, evitando spiacevoli contraccolpi per l’industria ed il commercio nazionali. In effetti, con il franco diventato ormai un bene rifugio, alla stregua dell’oro, i prodotti svizzeri, anche quelli ad elevata tecnologia, fanno sempre più fatica ad imporsi all’estero, mentre molti consumatori della Confederazione disertano negozi e grandi magazzini, prendono il treno o l’auto, spesso addirittura il pullman in comitiva, recandosi a fare acquisti a metà  prezzo, nei paesi confinanti.
Per non parlare dei sacrifici chiesti a molti lavoratori, le cui aziende sono confrontate con un calo degli ordini, in presenza del franco forte. Esemplare, al riguardo, l’accordo di qualche giorno fa all’Agie, un’azienda di microelettronica del Canton Ticino il cui personale, composto da molti frontalieri italiani, ha accettato di lavorare tre ore gratuite la settimana. Con l’aggravante che, chi non sopporterà  questo carico ulteriore, si vedrà  il salario ridotto del 7,5 per cento. La misura della Banca Nazionale ha avuto un effetto immediato: l’euro stamane veleggiava intorno all’uno e 10, pochi secondi dopo l’annuncio di Berna ha toccato l’uno e 22. «Anche a 1,20 il corso del franco rimane troppo elevato», ha comunque messo in guardia la banca centrale elvetica, preannunciando misure supplementari, a difesa della moneta. Il Governo, dal canto suo, già  la scorsa settimana aveva deciso di stanziare un primo contributo di 870 milioni di franchi, tenuto conto che la situazione attuale comporterà  un aumento dei senza lavoro e, di conseguenza, dei sussidi ai disoccupati. «L’intervento è finalizzato a garantire posti di lavoro e a mantenere elevata, sul lungo periodo, l’attrattiva della piazza finanziaria svizzera» aveva spiegato il ministro dell’economia, Johann Schneider-Ammann.
«La Svizzera è vittima di se stessa spiega Baranzini, il quale intravvede un altro paradosso, nella situazione attuale. «In sostanza l’avere un deficit pubblico basso ed un governo stabile si è dimostrato più un handicap che un atout. Il rischio, adesso è che la politica della Banca Nazionale provochi una spinta inflazionistica». Certo è che la parità  fissa di un franco e 20 per un euro è solo un piccolo passo se si pensa che, nell’ottobre del 2007, la moneta unica valeva un franco e 68 centesimi.


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