“Silvio ora deve stare attento sta per esplodere una bomba in casa sono arrivate le minorenni”

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NAPOLI – «Questo sta proprio con il cervello da un’altra parte». Così Valter Lavitola, si riferisce al presidente del Consiglio Berlusconi in una conversazione del 14 luglio scorso con Angela Devenuto detta “Nicla” o “Ninni”, la moglie di Gianpiero Tarantini. Nella stessa telefonata la Devenuto, agitata per le difficoltà  economiche in cui dice di trovarsi, esprime rabbia e amarezza nei confronti del premier, che lei stessa ha incontrato in compagnia del marito. Arrivando a riferire una dura espressione che «Gianpi», suo marito, avrebbe usato nei confronti del presidente: «Mi aiutasse a fare questa cosa e poi si togliesse dai coglioni, che mi ha rovinato la vita».

«IL CERVELLO DA UN’ALTRA PARTE»
V: «Hai capito? eh… stiamo parlando che io non lo so più che cosa fare con questo qua, l’unica cosa ti dico, la verità  è andare con i piedi di piombo perché questo sta proprio con il cervello da un’altra parte…
N: «Ma io non ho capito…».
V: «Sarà  sta storia della Fininvest, sarà  â€˜sta storia del governo che lui adesso dice che se ne va, sarà  non si sa che cosa… allora il ragionamento non è che lui mi ha detto chi se ne fotte, così chi se ne fotte».

«PORTO TARANTINI AD ARCORE»
In un passaggio successivo Lavitola sostiene di aver parlato a Berlusconi di una richiesta di Tarantini di incontrarlo. Colloquio che, secondo i magistrati, Lavitola vuole evitare perché intende conservare il ruolo di intermediario con il premier.
V: «Io a lui gli ho detto me lo può fare un favore personale. Lui mi ha detto “sì” se io le faccio venire lì Giampaolo accompagnato dalla moglie in modo tale super sicuro all… di notte, di mattina. Lo faccio venire a Arcore lo faccio venire dove le pare, va bene? Lei lo può vedere? dice: “Ma per che cosa?”, niente semplicemente perché le vuole parlare perché ci sta bisogna andare a definire ‘ste cose e poi deve parlare pure di altri fatti che mò non mi va di parlarle a telefono, lui mi fa “ma che c… dobbiamo fare che cosa dobbiamo fare”. Io ho detto che ne so, cosa dobbiamo fare dobbiamo fare questo, “ma tu, non ho capito, per che c…., se dai tanto addosso a questi qua dice non ho capito gli stiamo facendo tutto”. Preside’ che gli stiamo facendo non gli stiamo facendo un cazzo. E lui dice come un c… stiamo facendo tutte queste cose, i soldi, quello quell’altro, l’avvocati. Dico, senti un’altra volta, allora dice “guarda basta io mi sono rotto i coglioni e…”. Insomma se la prendeva più con me che con lui allora rispetto a ciò io ti sto cercando di dire che io se…. oggi tra andargli a dire chiama Scaroni fallo venire là  e vengo pure io piglio l’aereo vengo due giorni e torno va bene? a dirgli ricevi a Giampaolo quello ci fa un piacere più grosso a ricevere a Giampaolo che a fare andare a Scaroni là  allora dico io siccome questo è uno stitico in tutte le cose a che c… serve fargli andare Giampaolo là  che lui non lo vuole vedere?».
N: «Ma infatti Giampaolo sai cosa ha detto, sai cosa ha detto? ma facess… mi aiutasse a fare questa cosa si togliesse davanti ai coglioni ha detto perche mi ha rovinato solo la vita».
V: «Brava e quello che gli ho detto io».
N: «Ed è la verità ».
V: «Brava…»

BERLUSCONI SPALLE AL MURO
Nella stessa telefonata, parlando della possibile «bomba» giudiziaria in arrivo da Bari, Lavitola manifesta l’intenzione di mettere Berlusconi «spalle al muro.
V: «Si… brava hai capito? allora quando lui (verosimilmente Tarantini n. d. r.) si sputtanerà  io gli andrò addosso (secondo il giudice il riferimento è a Berlusconi n. d. r.) gli andrò a dire noi faremo il gioche…… i… i.. il coso io gli andrò a dire guarda che questo qui mo’ mi mette nella merda pure a me, perché questo si impazzisce si fa si dice, gli dico mo’ devi fare questa cosa se no mo’ scoppia la merda davvero perché mi incazzo pure io… Tu non hai idea a che punto si arriverà  con sta storia, io lo dovrò mettere spalle al muro».
N: «Va bè Valter spalle al muro ma facesse che c….. ma ti posso dire una cosa ma andasse a fare in culo, cioè andasse pure lui a fare in c… e se la vedesse lui e il mese di marzo che alla fine dei conti noi non abbiamo più niente, quindi non abbiamo più niente da perdere, salvo il fatto di non avere i soldi la mattina per mangiare, lui invece c’ha da perdere tutto».

«LE MINORENNI IN CASA»
Angela Devenuto continua poi a sfogarsi con Lavitola.
N: «Io ti voglio dire una cosa, lui risolve i problemi a… ma va bè tu dici lui perché so’ femmina, ho capito gli compra le case le sistema gli trova il lavoro a quattro mignotte e che c… sto ragazzo fino a prova contraria l’ha preso e lo ha difeso davanti a tutta la stampa io non ho detto che nella vita c’ha una cosa e non deve essere per carità , non è che lui è obbligato, però voglio dire pure una coscienza di una persona di quella età  che dice un ragazzo con tutta la vita davanti, cazzo gli do una mano».
E più avanti Angela Devenuto affonda.
N: «Ma se lui dopo Giampaolo, si è fatto arrivare in casa minorenni, ma vogliamo parlarne, ma perché il problema era Giampaolo».
LE DIGHE IN ALBANIA
Nei suoi affari Lavitola si muove ostentando grande influenza con il premier Berlusconi. Il 26 giugno conversa con un tale Roberto Guercio che gli chiede di attivarsi presso Berlusconi per un intervento sul presidente albanese Berisha.
R: «Walter.. allora serve che il presidente chiami Berisha e gli dica che vado lì a parlare per la questione delle dighe.. io ho trovato iso..».
V: «E vabbe’, questo…questo.. che tempi di urgenza c’ha?».
R: «Ma.. io pri.. prima ci vado e meglio è perché ho trovato i soldi e devo sistema’…».
V: «L’ho capito fratello mio, ma in questi giorni non è la cosa più facile da fare».
R: «No ma a me basta una telefonata sua o.. di qualcuno da presidenza che gli dice che vado lì per trattare questa cosa con una certa autorevolezza …, basterebbe pure Frattini forse…..».
V: «Ma voglio di.. ma secondo te avendoci tu già  preso i contatti, non possiamo fare il contatto, non possiamo fare al contrario che tu ci vai e poi dopo facciamo chiamare da Berlusconi?».
R: «E vabbe’ ma come… il problema è che non abbiamo più il gancio lì per fa …. cioè che faccio gli telefono io da qua e ce vado..».
V: «C’è…».
R: «un minimo di cosa no?».
V: «Uh… e non lo so, io in questo momento non me la sento di chiama’ a Berlusconi e dirgli sta cosa almeno per qualche giorno, finche’ non si chiarisce tutto sto fatto».
R: «Vabbe’….».
V: «Secondo me, almeno…io dico una cosa, siccome noi siamo in grado sicuramente di far poi chiamare Berlusconi al 100%…io dico una cosa.. chiamalo, siccome tu ci sei già  andato, lui ti ha ringraziato…tu chiamalo da parte di Berlusconi. Tu gli dici il presidente Berlusconi mi ha autorizzato a chiamare direttamente e chiede l’appuntamento.. tanto ho detto visti i rapporti che ci stanno mi potevo permettere».

“FAR DIMETTERE LETTA”
Il 5 luglio, discutendo con un non meglio identificato Roberto, che parla da un telefono intestato a Finmeccanica, Lavitola discute della situazione politica e del caso P4.
Lavitola: «Questo è un problema interno con Letta e che il casino grosso è fra Letta e Tremonti e una volta che si sono neutralizzati Letta e Tremonti i problemi non ci saranno più. Ci saranno altri pretendenti, ci saranno delle altre cose, ma il problema lì sono le mazzette».
Roberto: «Hai sentito che hanno pizzicato D’Alema».
Lavitola conferma ed aggiunge che «quella di D’Alema è un caso e che togliendo le sue manie di protagonismo questa è una cosa che ha innescato quello scemo di Marco Milanese (deputato del Pdl indagato a Napoli n.d.r.) contro di me, con quello scemo di Bisignani a Napoli e l’hanno fatta partire così, tant’è che all’inizio dell’indagine c’era solo lui (Lavitola) e siccome a loro è piaciuto fare casino lui lo ha fatto». Quindi aggiunge: «Vediamo che succede al tribunale del riesame, se il tribunale mi concede il fatto che hanno fatto associazione per delinquere (come poi accaduto, la parola passa ora alla Corte di Cassazione n.d.r.) e trasferisce in carcere Bisignani, Bisignani deve per forza raccontare cose di Letta, di Balducci e viene fuori l’ira di Dio».
Lavitola: «E a questo punto Berlusconi lo sa no? E quindi il discorso è non difendere a Letta ma farlo dimettere, io non ci riesco ma se ci riesco con me in Italia si mettono paura pure di guardarmi».


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