Ue Italia fanalino di coda in Europa per i laureati con un’occupazione

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ROMA – Raggiungere il 40% di laureati tra i 30 e i 34 anni in Europa entro il 2020, migliorare la qualità  della formazione, incrementare il tasso di occupazione dei giovani più preparati. La nuova, ambiziosa, strategia Ue di riforma dell’università , presentata ieri dalla Commissione di Bruxelles, punta a massimizzare il contributo delle oltre 4 mila università  del Vecchio Continente per uscire prima e meglio dalla crisi che l’attanaglia.
Secondo alcuni studi recenti, entro il 2020 il 35% delle assunzioni sarà  riservata a giovani altamente qualificati. Ma oggi, sottolinea la Commissione Ue, solo il 26% della forza lavoro europea, tra i 25 e i 64 anni, possiede una laurea. Contro il 41% degli Stati Uniti, il 44% del Giappone, il 50% del Canada. E non è l’unico problema. Perché i (pochi) laureati europei sono anche sempre più disoccupati, con un tasso cresciuto tra il 2008 e il 2010 a causa della crisi.
Fanalino di coda in Europa, l’Italia. Solo il 76,6% dei laureati italiani tra i 20 e i 64 anni lavora (dati 2010), contro l’88% della Svezia, l’87% di Olanda e Germania, l’86% di Lituania, Slovenia, Danimarca. Meglio di noi anche gli altri Pigs: Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna. L’Italia è penultima, battuta in peggio solo dalla Slovacchia, anche per gli investimenti nel campo dell’istruzione, sia pubblica che privata: appena l’1,08% del Pil nel 2008, ben sotto la media Ue dell’1,3%.
Così, l’Europa lancia il nuovo progetto: aumentare i laureati, offrire percorsi di studio qualificati, premiare la ricerca d’eccellenza, rafforzare i legami con le imprese. «L’istruzione superiore è un potente fattore di crescita che apre le porte a condizioni di vita migliori», ha commentato Androulla Vassiliou, Commissaria europea all’Istruzione. «E’ la migliore garanzia contro la disoccupazione. Eppure troppi laureati incontrano difficoltà  a trovare un lavoro di qualità ». Per incrementare il numero di persone con le giuste competenze in grado di competere con i laureati dei Paesi emergenti, sempre più agguerriti, la Commissione Ue propone di alzare del 73% i fondi per l’istruzione e del 46% quelli per la ricerca nel prossimo bilancio pluriennale Ue (2014-2020).


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