Il governo perde 10 punti in un anno ma il centrosinistra non amplia il vantaggio

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Un calo di dieci punti in un solo anno: l’Atlante Politico di Demos conferma la forte caduta di consenso verso il governo e verso il premier. Nelle intenzioni di voto, il vantaggio a favore del centrosinistra rimane consistente, anche se leggermente ridimensionato rispetto a settembre (da +9 a +8 nei confronti del centrodestra).
Il clima di opinione appare sempre più dominato dalle preoccupazioni per la crisi economica e per i sacrifici richiesti ai cittadini per affrontarla. Maggioranza e opposizione esitano ad impegnarsi sulle misure proposte dalla Bce, che risultano largamente impopolari: pochi intervistati approvano gli interventi sulle pensioni (6%) e la riduzione della spesa pubblica per i servizi sociali (5%). Le ipotesi di condono incontrano il favore di una componente molto ridotta (8%), mentre appaiono preferibili, in tutti gli schieramenti, le proposte di aumento delle tasse sui patrimoni e le rendite (32%), in proporzione al reddito (25%), oppure la vendita di parte del patrimonio pubblico (17%). E’ aumentata, in questo contesto, la disaffezione e la sfiducia verso la classe politica, che colpisce oggi anche l’opposizione e tutti i principali leader.
Sembra avere esaurito i propri effetti la spinta, favorevole al centro-sinistra, prodotta dai travagli estivi del governo e, ancor prima, dalla primavera elettorale. Pd (28.1%) e IdV (8.2%) registrano un relativo arretramento rispetto a settembre, compensato però dalla risalita di Sel (6.8%). Nel campo del centrodestra, il PdL, superato l’ennesimo voto di fiducia, sembra avere stabilizzato anche le intenzioni di voto (26.1%). Per la Lega, attraversata da molteplici tensioni, prosegue invece il trend negativo registrato un mese fa (8.8%).
D’altra parte, il gradimento dei cittadini per l’esecutivo fa segnare, ad ottobre, il nuovo minimo storico: 21%. Mentre Berlusconi (23%), assieme a Bossi (22%) e Alfano (25%), figura in coda alla graduatoria dei leader. Una classifica sempre più “corta” e schiacciata verso il basso: Tremonti torna ad occupare il gradino più alto, ma con appena il 37%. Lo seguono da vicino i leader delle tre formazioni di centrosinistra: Di Pietro (35%), Bersani (34%) e Vendola (33%). I due leader centristi Fini e Casini precedono, intorno al 30%, Grillo (28%).
Le attese per una vittoria del centrosinistra (49%) superano di dieci punti quelle per il centrodestra, le cui quotazioni, nelle previsioni degli elettori, sono in parte risalite nell’ultimo mese (dal 27 al 37%).
Gli equilibri elettorali cambiano, in parte, se consideriamo le intenzioni di voto per coalizione: l’indagine ha testato tre diverse configurazioni, per quanto riguarda la geometria delle alleanze. In una ipotetica corsa a tre, il “nuovo Ulivo” otterrebbe oggi il 44%, con uno scarto di oltre sette punti rispetto al centrodestra. Il Terzo polo, in questo scenario, sale fino al 19%: sei punti in più rispetto alla somma dei partiti che lo compongono (Udc, Fli e Api). Il centrosinistra risulta vincente anche nel caso di una competizione fra due grandi schieramenti: più agevolmente se alleato con le formazioni di centro (55%); con maggiore difficoltà  (52%) qualora l’Udc tornasse al patto con il centrodestra. E’ interessante notare come, in entrambe le ipotesi di tipo bipolare, gli elettori dei partiti del Terzo polo tenderebbero a dividersi in misura significativa.


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