Piazza Syntagma non si spegne mai

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ATENE. Gli «indignati» greci hanno tirato un grande sospiro di sollievo ieri sera quando la gente ha cominciato ad affollare piazza Syntagma di fronte al parlamento. Il cielo minacciava burrasca e la manifestazione, convocata troppo velocemente, rischiava di contare un’esigua partecipazione. Atene invece ha risposto. La durezza dei tagli in Grecia ha superato i termini della politica convenzionale e ne ha accelerato ritmi e procedure. La gente risponde quasi meccanicamente agli inviti a protestare, occupare, resistere.
«Qui non è Wall Street. Qui i banchieri hanno mangiato già  una grossa parte della società . Il Portogallo cominciano ora a capire che significa Memorandum. Domani lo capiranno in Spagna e Italia. Se riusciranno a massacrare noi non risparmieranno nessuno. E perché? In Grecia siamo in piazza da quasi due anni e ci saremo per tanti altri ancora», diceva la disoccupata Elini Kantalifou, esprimendo il senso comune della maggioranza dei greci: si sentono come animali in gabbia per la distruzione dello stato sociale e la democrazia in Europa.
Gli statali hanno cominciato per primi ieri mattina a riempire la piazza ma non per «manifestare». Si è trattato piuttosto di un’assemblea a cielo aperto per decidere le forme di lotta contro la politica antisociale di Papandreou e della troika. La piazza si è trasformata in un vero laboratorio di resistenza sociale dove vige la solidarietà  tra le diverse organizzazioni dei lavoratori e dove ognuno rispetta con gelosia la sua autonomia.
Indignati, sindacati, partiti e organizzazioni di sinistra, le più varie associazioni e i collettivi vedono ogni giorno nuove crepe nella maggioranza, sempre più esigua, di governo. Papandreou deve infatti contare di nuovo i suoi deputati che giovedì saranno disposti a votare il massacro della società  greca, deciso a Berlino e Bruxelles, tagliando il debito e concedendo nuovi prestiti. Per quella data Gsee e Adedy, i sindacati del settore pubblico e privato, sciopereranno per 48 ore contro i nuovi durissimi tagli e licenziamenti.
Tv e radio pubbliche a lavoro
I giornalisti e i lavoratori di radio e televisione pubblica, reduci da due giorni di sciopero, ieri sono tornati a lavorare per garantire la trasmissione della manifestazione a piazza Syntagma in diretta e attraverso la rete. Torneranno a incrociare le braccia martedì per protesta contro i tagli dei loro stipendi, l’abolizione de facto del loro contratto collettivo e i licenziamenti.
Motociclisti a Salonicco
Decine di migliaia di persone si sono concentrate anche a Salonicco, il tempo faceva scherzi pure qui ma l’affluenza non ha deluso gli indignati. «La gente ha cominciato a venire guardando le nuvole al cielo», ha detto Nikos Gianopoulos che lavora nella sanità  e insieme ai suoi colleghi si batte contro i tagli e per la difesa del carattere pubblico delle prestazioni negli ospedali.
Il numeroso collettivo «Motociclisti in Azione», semplici motociclisti e fanatici bikers, ha organizzato una marcia con centinaia di moto nel centro di Salonicco. «È arrivato il tempo per tutti noi di far parte di una globale e pacifica contestazione. Uniti con una voce non lasceremo che i politici e le élite economiche facciano quello che vogliono. Non siamo merci nelle mani dei politici e dei banchieri, che non ci rappresentano», si legge nel loro comunicato.
A Salonicco, la seconda città  della Grecia, il clima è acceso: sono state occupate le sedi dei comuni mentre i lavoratori dell’Eya hanno deciso di murare l’entrata dell’impresa dell’acqua cittadina.
Unità  nazionale contro i rifiuti
Le montagne di rifiuti in tutta la Grecia sono diventate il punto di scontro tra il sindacato Poe-Ota dei lavoratori dei comuni e il governo, che ha mobilitato la polizia per aprire le discariche affidando ai privati il trasporto della spazzatura e minacciando di licenziare il personale degli enti pubblici. Tutto questo impugnando una una legge del 1940, che prevede l’utilizzo della magistratura. Per il momento quasi 60 camion dei rifiuti di privati, scortati dalle macchine della polizia, hanno cominciato a ripulire la capitale. I lavoratori degli enti pubblici saranno in sciopero fino a giovedì prossimo, lo scontro con il governo è molto aspro. La conservatrice Dora Mpakogiani-Mitsotaki, ex sindaco di Atene, ministra di Nuova Democrazia e leader oggi del piccolo partito Alleanza Democratica, ha dato una mano a Papandreou con durissime dichiarazioni contro il presidente del sindacato di Poe-Ota.
Una seconda mano al premier è arrivata direttamente dalla Nuova Democrazia, che non solo ha attaccato il presidente dello stesso sindacato ma ha anche espulso dal partito conservatore Thimios Limperopoulos – presidente del sindacato dei tassisti Sata e membro della Commissione Politica di Nuova Democrazia – per le sue dichiarazioni contro un funzionari dell’Ente di Previdenza e il ministro dei Trasporti. I tassisti non hanno fatto aspettare Samaras, il leader di Nuova Democrazia, immediatamente in più di 50, armati di macchine, sono scesi in piazza per protestare fuori della sede del partito in viale Syggrou.
Il dopo Papandreou
I partiti conservatori, mentre tentano di contenere le ondata di proteste, si preparano a sostituire Papandreou alla guida del governo e nei tagli. Mpakogiani-Mitsoktaki ha chiesto ieri la formazione di un governo di unità  nazionale con la partecipazione di tre ex primi ministri, il socialista Simitis, il conservatore Karamanlis e il conservatore Mitsotakis, suo padre (!), visto che Papandreou e Samaras non si decidono a formare un governo insieme.
Ieri una busta con tre pallottole è stata recapitata nella sede centrale del Pasok con un avvertimento: «ce ne sono anche altre per i deputati traditori».
GLI ANTI-WALL STREET hanno marciato ieri a New York davanti alle sedi di Chase Bank provando a entrare in massa per chiudere i conti correnti. In migliaia hanno sfilato sui marciapiedi vicino a Liberty Plaza con striscioni, megafoni e tamburi, prendendo di mira Obama («Fai qualcosa!») e gli squali della finanza. Altri eventi hanno coinvolto varie zone della città , da Downtown a Washington Square. E alla fine tutti a occupare Times Square «SIAMO IL 99%»,hanno gridato centinaia di manifestanti che ieri a Sydney hanno pacificamente circondato il quartier generale della Reserve Bank of Australia prendendosela col «capitalismo che uccide la nostra economia». A Tokyo 300 persone hanno sfilato per le vie del centro con cartelli inneggianti agli anti-Wall Street e contro il nucleare. Sit-in di protesta anche ad Hong Kong dove 200 giovani si sono radunati rumorosamente nella City.
A BELGRADO indignati in piazza non lontano dal parlamento, in sintonia con il movimento mondiale di protesta contro la crisi. Corteo anche nel centro di Zagabria al grido di «la solidarietà  è il nostro potere». In Croazia altre manifestazioni si sono tenute a Spalato, Fiule e Pola. Centinaia di dimostranti hanno sfilato anche a Sarajevo e nella capitale del Montenegro, Podgorica. Tutti i raduni sono stati pacifici e non si sono registrati incidenti.


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