Termini, Fiat braccino corto

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Niente accordo al tavolo con Passera. L’offerta Dr in alto mare. Assemblea ai cancelli, poi tutti in cig Non si è ancora sbloccata la trattativa sulla Fiat di Termini Imerese, ripresa ieri sotto il nuovo (super) ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture Corrado Passera, ma di fatto rimasta all’impasse sull’entità  della buonuscita alla mobilità  che Fiat dovrebbe erogare, oltre che sulla platea di beneficiari. E resta ancora poco chiaro quale sarà  il futuro dello stabilimento per tutti quelli che, per requisiti non maturati, rimarranno in cerca di occupazione dopo la fine degli ammortizzatori, perché sarà  impossibile l’aggancio alla pensione: la Di Risio automobili, che dovrebbe rilevare gli impianti, e che ha presentato un ambizioso piano di produzione, non è ancora ufficialmente «ingaggiata». Insomma, per il momento tutto è in aria, e comunque il ministro Passera ha fissato il prossimo incontro per il 30novembre.
I lavoratori del sito, tra diretti e indotto, sono circa 2100, ma una buona parte dei dipendenti Fiat è pensionabile (dopo 4 anni di cassa integrazione più l’incentivo erogato dal Lingotto), mentre gli operai dell’indotto sono su una media di età  compresa tra i 35 e i 45 anni, e dunque per loro si porrà  il problema di un ricollocamento nei nuovi soggetti (tra i quali Di Risio) che dovrebbero subentrare.
Fiat è per riconoscere gli incentivi a una platea di 500 lavoratori, mentre Fim, Fiom, Uilm e Fismic chiedono l’indennità  per almeno 700. Dall’altro lato, c’è uno scontro sull’entità  di questa «buonuscita»: i sindacati punterebbero su circa 30 mila euro, mentre la Fiat è rimasta fissa intorno ai 23 mila. È appunto su questi numeri che si dovrebbe cercare la «quadra» per un accordo sulle uscite.
Oggi lo stabilimento chiude definitivamente, e i lavoratori andranno in cassa fino al 31 dicembre. Gli operai, inclusi quelli dell’indotto, si riuniranno in assemblea davanti ai cancelli in entrambi i turni di lavoro (dalle 9.20 alle 11.20 e dalle 14 alle 16), e saranno presenti tra gli altri il leader della Fiom Maurizio Landini e il segretario Uilm Eros Panicali.
Ieri in mattinata, prima dell’incontro al ministero, era arrivata la protesta del presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo: «Nella Fiat e in Marchionne – ha spiegato – abbiamo trovato un interlocutore che non ci ha assolutamente ascoltato. Un muro di silenzio che per questo residuo di accordo mi auguro venga meno. La Regione sta investendo 200 milioni, più 150 in infrastrutture: abbiamo sbagliato a non farlo prima, ma forse la Fiat sarebbe andata via lo stesso. Comprendo lo scetticismo e la preoccupazione che attanaglia i lavoratori: sono stati due anni di trattativa faticosa. La Di Risio non sarà  una multinazionale ma assicurerà  1.312 posti in 4 o 5 anni e le possibilità  di lavoro cresceranno».
Domenico Arcuri, l’ad di Invitalia (l’agenzia che ha seguito per conto del ministero le offerte per il post-Fiat) ha spiegato che si è «sancito che l’accesso agli incentivi messi a disposizione dalla Fiat è possibile solo per i lavoratori che nel periodo di mobilità  matureranno i requisiti per la pensione, quindi chi non li matura non può accedere». In altre parole, «viene sancito che non ci può essere un ulteriore accesso volontario». Secondo Arcuri, «i sindacati si sono impegnati a definire un intervallo più stretto del numero dei lavoratori» pensionabili, e pare che la Regione sia disponibile a integrare gli incentivi.
Un ottimismo che però non vede concordi i sindacati: secondo Enzo Masini (Fiom) «la Fiat ha una posizione irresponsabile, non favorisce una soluzione, con la pretesa di sconto rispetto a quanto normalmente applica». Per la Uilm Fiat «non ha proposto nulla di nuovo», mentre la Fim è più possibilista: «Abbiamo fatto estenuanti passi in avanti».


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