Boccata d’ossigeno negli Usa la disoccupazione cala all’8,6%

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NEW YORK – «Bene, ma non è il momento di spingere sul pedale del freno, anzi va schiacciato l’acceleratore». Barack Obama evita accuratamente gli eccessi di ottimismo, ma l’ultimo dato sulla disoccupazione è una schiarita importante. Per la prima volta da due anni e mezzo, la percentuale dei senza lavoro scende all’8,6% dopo essere stata inchiodata tanto a lungo al 9%. La buona notizia arriva al culmine di una settimana in cui Obama si è battuto su più fronti per imporre strategie pro-crescita: a casa sua contro la destra che gli boccia ogni piano per il lavoro alla Camera; e nei confronti degli europei che secondo Obama sbagliano nel perseguire politiche di sola austerità . Nella stessa settimana è stata la banca centrale americana a venire in soccorso all’eurozona “pompando” dollari indispensabili per gli istituti di credito europei; mentre secondo Washington la Bce è ancora troppo timida nei suoi acquisti di bond pubblici.
Se l’eurozona resta inchiodata sulla crescita zero, e i suoi Paesi più deboli sono già  in recessione; se anche la Cina conferma un evidente rallentamento; sarà  allora l’America a sconfiggere il pessimismo in questa fine 2011? Ancora in agosto sembrava più che possibile, perfino probabile una ricaduta in recessione per la più grande economia del mondo. Ora invece cominciano ad accumularsi tanti dati positivi, anche se il miglioramento è moderato. Così è per l’occupazione. Sono 120.000 i posti di lavori creati nel mese di novembre al netto dei licenziamenti; tutti nel privato e soprattutto nelle piccole imprese, perché il settore pubblico allargato continua a licenziare (soprattutto le amministrazioni periferiche, più colpite dai tagli). I 120.000 posti netti sono in realtà  quanto occorre per assorbire le nuove leve, intaccano solo marginalmente la massa dei disoccupati che persero il posto durante la recessione.
Sulla misura della disoccupazione totale non vi è certezza. I disoccupati ufficiali sono 13,3 milioni (oltre mezzo milione in meno rispetto al culmine della crisi) ma quelli reali sono ben più numerosi (si stima attorno al 15,6% della forza lavoro) se si includono coloro che sono costretti per mancanza di meglio a lavorare part-time ma hanno bisogno di un posto a tempo pieno.
Anche il calo del tasso ufficiale di disoccupazione dal 9% all’8,6% è in parte un effetto del fenomeno “scoraggiati”: sono 315.000 coloro che escono dalle statistiche perché hanno abbandonato ogni ricerca e quindi non fanno più parte della forza lavoro in senso stretto. Questo non significa però che tutto il miglioramento sia un’illusione ottica. Che qualcosa si stia davvero muovendo in positivo, lo dimostra il fatto che le statistiche sul lavoro sono state riviste all’insù per i due mesi precedenti, settembre e ottobre, aggiungendo nei dati finali e più precisi 72.000 posti netti che non figuravano nelle statistiche di primo getto.
La situazione sociale resta però pesante, come dimostra il dato sul potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti: le retribuzioni sono cresciute di un modesto 1,8% in media negli ultimi 12 mesi mentre i prezzi al consumo sono saliti del 3,6% quindi l’inflazione ha decurtato un pezzo di potere d’acquisto alle famiglie. Obama ne trae la conferma per un affondo sul provvedimento legislativo che è in ostaggio alla destra alla Camera: il presidente vuole prorogare lo sgravio del 2% sulla ritenuta alla fonte che va a beneficio di 160 milioni di lavoratori dipendenti; vuole inoltre rinnovare l’allungamento dei sussidi di disoccupazione per consentire che i senza lavoro li ricevano fino a 99 settimane. Quest’ultimo ammortizzatore sociale è tanto più necessario in un mercato del lavoro che ha visto aumentare fino a livelli “europei” il fenomeno dei disoccupati di lunga durata.


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