E ora il New York Times trova le «vittime civili» dei raid Nato

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Un paio di giorni fa il procuratore generale della Corte penale internazionale, l’argentino Luis Moreno Ocampo, ha annunciato che ci sono fondati «sospetti» (sospetti?) che il linciaggio di Gheddafi padre e figlio, Muammar e Mutassim, e lo scempio dei loro cadaveri siano «crimini di guerra». Iniziativa tardiva ma apprezzabile, oltre che dovuta. Vedremo se servirà  ad aprire la strada per indagare anche sui «sospetti» di altri «crimini di guerra». Ad esempio quelli commessi dai « freedom fighters » dopo la caduta del Colonnello (già  documentati da Amnesty, Human Rights Watch , Croce rossa) e, ancor più difficile, quelli sulle «vittime civili» causati dalle 9700 «missioni» Nato nei 7 mesi di «guerra umanitaria». I «tragici errori», gli «effetti collaterali» già  sperimentati dalla Nato in Serbia, Iraq, Afghanistan. Ma questa volta ci avevano raccontato che le operazioni erano state impeccabili, quasi perfette, una guerra aerea modello resa «pulita» dall’alta tecnologia, dalla meticolosa pianificazione degli obiettivi (il bilancio della «missione», finita il 31 ottobre, parla di 5900 «obiettivi militari distrutti»), dal contenimento nelle azioni per evitare vittime civili. «Abbiamo condotto tutta l’operazione in modo molto attento, senza vittime civili confermate», aveva garantito in novembre il segretario generale Nato, il danese Rasmussen. Una della tante balle (a cominciare da quelle di al Jazeera all’inizio della guerra) che hanno infarcito il « regime change» libico. Ora è l’insospettabile New York Times che dopo aver condotto «un esame sul terreno in 25 diversi luoghi dei bombardamenti aerei sulla Libia», intervistato «sopravissuti, dottori, testimoni», letto e visto «rapporti medici, certificati di morte e fotografie», ha trovato «prove credibili su decine di civili uccisi dalla Nato», «almeno 40 e forse più di 70», oltretutto «un conto non completo». Prove inconfutabili tanto che, racconta il giornale, «due settimane dopo che il New York Times ha fornito alla Nato un memorandum di 27 pagine con tutti i dettagli di 9 diversi attacchi» condotti dagli aerei dell’Alleanza con civili morti e feriti, «la Nato ha cambiato la sua posizione» e la sua portavoce a Bruxelles, Oana Lungescu, ha dovuto riconoscere che effettivamente «da quanto voi avete raccolto sul terreno, appare che civili innocenti possano essere stati uccisi o feriti, nonostante l’estrema attenzione e precisione». «Noi lamentiamo profondamente la perdita di qualsiasi vita umana» e, assicura, «siamo pronti a lavorare con le autorità  libiche per fare ciò che esse ritengano giusto». Cioè niente. Perché le nuove «autorità  libiche» sono lì grazie (anche o esclusivamente) ai raid Nato, e, come ovvio, non hanno alcun interesse a indagare gli «errori». Di fronte al dossier circostanziato del NYT la Nato ha dovuto cambiare una versione ufficiale ostinatamente mantenuta anche dopo «incontri privati» con due organismi «indipendenti e occidentali» quali Human Rights Watch e Campaign for Innocent Victims in Conflict ( Civic ), che avevano portato prove «lampanti dell’esistenza di civili morti nei raid Nato», come nota Fred Abrahamson, di HRW . Ma è tutta la campagna di Libia che fin dall’inizio è stata avvolta «da un’atmosfera di impunità » e di reciproche congratulazioni Nato-insorti per il lavoro fatto, bello e pulito. I barbari erano solo e tutti dall’altra parte, il bene ha trionfato. E trionferà  anche se «la transizione sarà  lunga e difficile». L’ha detto il ministro della difesa Usa Leon Panetta giunto ieri in visitalampo in una Tripoli scossa da proteste e milizie in armi. Le nuove autorità  libiche – il Cnt di Abdel Jadil e il governo provvisorio di el-Keib – dicono che ci vogliono tempo e soldi, i 150 miliardi di dollari congelati all’estero, per avviare la transizione democratica. Giovedì il Consiglio di sicurezza ha revocato le sanzioni contro la Banca centrale libica e la Lybian Arab Foreign Bank , e gli Usa hanno sbloccato 30 miliardi di dollari congelati al governo Gheddafi. Solo questione di soldi?


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