Gli inglesi divisi E dopo lo strappo ora Cameron frena

Loading

Se oggi si andasse alle urne, il primo partito del Regno Unito sarebbe il laburista con il 40 per cento dei consensi, i tory sarebbero dietro di un punto, i liberaldemocratici dimezzerebbero (10%).
E non è tutto: perché si scopre che in un eventuale referendum sull’uscita dalla Ue il risultato non sarebbe scontato. È vero che i contrari all’Europa sono davanti (43%) ma i favorevoli incalzano (36%) e gli incerti sono tanti (21%). Insomma, grande incertezza.
Ecco perché Downing Street, dopo avere incassato il dividendo per avere mandato all’aria il tavolo europeo, cerca di rassicurare che Londra non si tirerà  indietro dai suoi impegni comunitari e soprattutto di recuperare il rapporto con gli alleati di governo. Il numero uno dei liberaldemocratici, Nick Clegg, lunedì ha disertato la seduta della Camera dei Comuni convocata per ascoltare la relazione del premier. «L’ho fatto per non attirare troppo l’attenzione su di me». Ha spiegato, ben sapendo che l’effetto sarebbe stato proprio il contrario. L’assenza di Clegg ha marcato il distacco con i tory.
Il trionfalismo della prima ora, interpretato dai tabloid come il Sun e il Daily Mail, lascia ora il passo alla necessità  di analisi meno scontate. L’impennata dei liberaldemocratici piace ai giornali vicini ai laburisti (Independent e Guardian), preoccupati che Londra si stia cacciando in un vicolo cieco. Ma impone anche al Times e al Daily Telegraph, fiancheggiatori del premier, di non spingere troppo sull’acceleratore.
Entrambi i quotidiani hanno appoggiato lo strappo, adesso ne temono le conseguenze politiche: la coalizione rischia di sfaldarsi in un momento delicato per l’economia del Paese. Ragion per cui il Times invita «alla elasticità » e i due partner a venirsi incontro: non è in discussione la rottura con l’Europa, semmai occorre rimodellarne le relazioni. Il Daily Telegraph se la prende con la «retorica ridondante della marginalizzazione di Londra», esercizio inutile perché l’Europa è ancora lì, il nuovo trattato non è stato ancora ratificato e «le conseguenze di quanto avvenuto venerdì sono incerte». Il no «catartico» e fermo di Cameron è stato utile. Però segnala con una sua editorialista, Mary Riddell, che la questione Europa ha riavvicinato i laburisti ai liberaldemocratici e si domanda se l’assenza di Clegg ai Comuni non prefiguri una nuova futura coalizione.
È troppo presto per potere solo immaginare conseguenze tanto traumatiche. Resta il fatto che Cameron ha cominciato a tirare il freno a mano. Il pragmatismo inglese alla fine torna a galla. Il Financial Times se ne fa interprete: il premier «inesperto» ha peccato di «una strategia inetta», scrive uno dei vicedirettori (Philip Stephens), e in un secondo editoriale l’autorevole giornale economico invita tanto Cameron quanto Clegg a impegnarsi per «salvare l’accordo europeo» in quanto le conseguenze, nel caso in cui saltasse, sarebbero pesantissime sia per l’area euro sia per il Regno Unito. Downing Street è dunque più cauta e dopo avere mostrato i muscoli comincia a chiedersi se vi siano spazi di manovra per una mediazione. Il populismo non paga.


Related Articles

L’offensiva europea per il libero commercio con il Mediterraneo

Loading

«Dobbiamo mostrare umiltà  rispetto al passato. L’Europa non ha fatto sentire abbastanza la sua voce nella difesa dei diritti umani e delle forze democratiche locali nella regione del Mediterraneo» (…). Parola di Stefan Fà¼le Commissario europeo per l’Allargamento e le politiche di prossimità , che presentando nel 2011 la nuova strategia politica europea nel Mediterraneo, aveva messo l’accento sul potenziale di stabilizzazione che i rapporti economici e commerciali tra i nostri Paesi e la sponda Sud del Mediterraneo, all’ombra della vecchia Europe’s Neighbourhood Policy – Enp, avevano avuto rispetto ai regimi dittatoriali dell’area.

Germania in cerca di una coalizione Primi contatti Cdu-socialdemocratici

Loading

La Spd non fa sconti, porta aperta ai Verdi: sarà un lungo negoziato 

La linea dura del Viminale Interventi solo in casi gravi e nuovo via libera a Triton

Loading

le difficoltà di reperire alloggi per gli stranieri che, di fronte a un peggiorare della situazione, potrebbero costringere il Viminale ad individuare nuove caserme da destinare all’assistenza dei profughi

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment