Istat: l’inflazione si mangia i salari

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Aspettando gli effetti dell’ulteriore bastonata della manovra Monti appena approvata dalle Camere, l’Istat ci augura un buon Natale consegnandoci un quadro drammatico della situazione. Le retribuzioni contrattuali orarie a novembre restano ferme su ottobre mentre aumentano dell’1,5% su base annua, rileva l’Istat, aggiungendo che la crescita tendenziale è la più bassa dall’ottobre del 2010, quando si registrò lo stesso dato che risulta il minimo da marzo 1999. Nella media del periodo gennaio-novembre 2011 l’indice è cresciuto dell’1,8% rispetto al corrispondente periodo del 2010. Mentre l’inflazione è al 3,3%: insomma, salari indietro più che fermi, con una forbice sempre più aperta, mai così ampia dal 1997
Con riferimento ai principali macrosettori, a novembre le retribuzioni orarie contrattuali registrano un incremento tendenziale dell’1,9% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione. I settori che a novembre presentano gli incrementi maggiori rispetto allo stesso mese dell’anno precedente sono: gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi e attività  dei vigili del fuoco (per entrambi +3,1%). Tutti i comparti della pubblica amministrazione, a eccezione dei vigili del fuoco, registrano, invece, variazioni nulle. Nel mese di novembre, tra i contratti monitorati dall’indagine, spiega l’Istat, è stato ratificato l’accordo per i dipendenti degli studi professionali. Altra notizia drammatica, che tiene conto del paese reale, è il crollo dell’indice del clima di fiducia dei consumatori, che scende da 96,1 a 91,6. Sempre secondo le rilevazioni dell’Istat, è il livello più basso dal 1996, ovvero da quando sono disponibili le serie destagionalizzate. Il peggioramento è diffuso a tutte le componenti ed è particolarmente marcato per il clima economico generale con il relativo indice che passa da 83,1 a 77,2. L’indicatore relativo alla situazione personale degli intervistati scende da 101,6 a 97,3. Anche le previsioni a breve termine registrano un forte calo, diminuendo da 88,9 a 82,9. In flessione l’indice sulla situazione corrente, che passa da 102,2 a 98,4. Calano, inoltre, i saldi relativi alle valutazioni prospettiche sul risparmio (da -72 a -85) e sulla convenienza all’acquisto di beni durevoli (da -87 a -99). E ancora, si deteriorano le aspettative di disoccupazione (il saldo passa da 80 a 86) e quelle generali sull’economia italiana (da -46 a -55). Aumenta da 57 a 65 il saldo dei giudizi sull’evoluzione recente dei prezzi al consumo e cresce da 12 a 58 quello sull’evoluzione nei prossimi dodici mesi. A livello territoriale, il peggioramento della fiducia è diffuso ovunque ed è particolarmente sensibile nel Nord-ovest e nel Mezzogiorno.
Infine, rileva ancora l’Istat, nel terzo trimestre 2011, al netto degli effetti di calendario, si registra una diminuzione delle ore lavorate per dipendente dello 0,2% rispetto allo stesso periodo del 2010. Mentre tra luglio e settembre l’incidenza delle ore di cassa integrazione guadagni utilizzate è pari a 25,1 ore ogni mille ore lavorate, con un calo rispetto al terzo trimestre 2010 di 2,5 ore ogni mille.


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