L’elettore operaio guarda troppo al lepenista Front National

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In altri termini, per sei mesi il paese sarà  soprattutto attento alle grandi scadenze di politica interna, lasciando un vuoto in Europa. A quattro mesi dal primo turno del 22 aprile, non si sa ancora con precisione chi saranno i partecipanti. Forse stasera, nel tradizionale discorso di auguri alla nazione, Nicolas Sarkozy confermerà  la ricandidatura. Di fronte, sulla carta il rivale più pericoloso dell’attuale ospite dell’Eliseo è Franà§ois Hollande, che ha vinto le primarie del partito socialista e che tutti i sondaggi, per il momento, danno vincente a maggio con un buon margine. Ma molti fattori possono intervenire per sparigliare la previsione di un duello Ump-Ps, Sarkozy-Hollande. Sul piano politico, l’incognita maggiore è Marine Le Pen, la candidata del Fronte nazionale. Tutti hanno ancora in mente lo choc del 21 aprile 2002, quando il candidato socialista, Lionel Jospin, venne superato per il ballottaggio con Chirac da Jean-Marie Le Pen, il padre di Marine. Oggi, a destra temono un «21 aprile al rovescio», Marine Le Pen contro Hollande. La paura è rafforzata dall’affollamento delle candidature a destra, che imbarazzano Sarkozy: hanno fatto atto di candidatura due ex ministri dell’attuale presidente, la cattolica Christine Boutin e il centrista di destra Hervé Morin. L’ex primo ministro Dominique de Villepin, con cui Sarkozy ha battagliato anche nelle aule giudiziarie, ha intenzione di correre. Poi ci sono due altri candidati, Frédéric Nihous, che difende i cacciatori e, soprattutto, Nicolas Dupont-Aignan, gollista dissidente, il «sovranista» che lotta contro l’Europa e per l’uscita dall’euro. Forse non tutti saranno all’appuntamento, perché non riusciranno a trovare le 500 firme necessarie di politici eletti per potersi presentare. I sondaggi non sono favorevoli a nessuno di questi «piccoli» candidati, ma qualche punto percentuale potrebbe rivelarsi decisivo, come fu per Jospin. Inoltre, il centrista Franà§ois Bayrou, che nel 2007 aveva sfiorato il 18%, si ripresenta. 
La debolezza di Sarkozy non riguarda solo la moltiplicazione della candidature a destra. Il presidente arriva all’elezione con un bilancio deludente. Aveva promesso più lavoro per un maggiore potere d’acquisto e si trova a dover fare i conti con una disoccupazione in netta crescita, al 9,3%, con 2,8 milioni di persone in cerca di lavoro, la peggiore cifra dal ’99. La Francia è entrata ufficialmente in recessione e teme di perdere da un giorno all’altro il rating AAA, che finora le ha permesso di finanziare il debito con tassi di interesse relativamente bassi (con uno spread di 125 punti sui tassi tedeschi). I più colpiti dalla difficoltà  di trovare un’occupazione sono i giovani, a cui Hollande promette un «patto» per una «grande causa» nazionale, un elettorato a cui guarda anche Eva Joly, l’ex magistrata della «mani pulite» francese ora candidata di Europa Ecologia-Verdi, chiaramente schierata a sinistra. Le classi medie, che Sarkozy era riuscito a convincere nel 2007, sono le più deluse, colpite su tutti i fronti, dall’aumento delle tasse alla diminuzione del potere d’acquisto e alle difficoltà  sul lavoro. Per riconquistare questa fetta dell’elettorato che l’aveva fatto eleggere nel 2007, Sarkozy ha scelto di puntare sulla carta della «sicurezza», mandando avanti il ministro degli interni, Claude Guéant, che sull’immigrazione e l’islam riprende argomenti dell’estrema destra.
Ma la componente operaia della classi medie sembra più sensibile alla campagna di Marine Le Pen, che parla anche di lavoro e di recupero della sovranità  nazionale con l’uscita dall’euro. Il Fronte nazionale è diventato il primo partito di operai e impiegati di origine franco-francese, che si sentono i perdenti della mondializzazione, abbandonati da tutti. Jean-Luc Mélenchon, del Front de gauche (candidato anche del Pcf) e Franà§ois Hollande hanno quattro mesi per trovare le parole con cui parlare a questo elettorato, che deciderà  l’elezione. Per il momento, tutti i candidati promettono in coro di «reindustrializzare» la Francia (sul modello tedesco).


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