“Minzolini via dal Tg1, arriva Maccari”

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ROMA – Rimuovere dal Tg1 Augusto Minzolini e affidare la direzione della testata ad interim a Alberto Maccari fino al 31 gennaio. È questa la proposta formalizzata dal direttore generale della Rai Lorenza Lei in vista del consiglio di amministrazione di martedì. Il curriculum di Maccari, attuale direttore della Tgr, è infatti arrivato sul tavolo dei consiglieri di amministrazione a 48 ore (escluso il giorno festivo) dalla riunione del cda, che ha all’ordine del giorno gli «esiti dell’udienza preliminare della vicenda del direttore del Tg1» Minzolini, rinviato a giudizio per peculato, e i «provvedimenti di nomina correlati». Ma sulla mossa della Lei si è subito scatenata la polemica. «Per me è una porcata, un rituale mediatico giudiziario a sfondo politico» è lo sfogo di Minzolini aTgcom24. Il cda Rai è spaccato, ma il dg Lei conta di avere almeno 5 voti su 9 nel consiglio di martedì per il via libera a Maccari, con il placet del presidente Rai Paolo Garimberti: «Una scelta di transizione. Si è rivelata l’unica possibile nelle condizioni date, sebbene si sia cercato di trovare una soluzione stabile per il Tg1». Ma la soluzione dell’interim a Maccari, uomo legato al centrodestra, attuale direttore dei Tg regionali, per anni al Tg1 (come vicedirettore), riscuote critiche da sinistra e scarso entusiasmo da destra. Dal Pdl arrivano solo testimonianze di «solidarietà » verso Minzolini, a partire da Fabrizio Cicchitto (capogruppo alla Camera) e Maurizio Gasparri (capogruppo al Senato). L’interim a scadenza 31 gennaio di Maccari si spiega con il fatto che il giornalista andrà  in pensione nel 2012, ma fioccano le bocciature. «Non serve un direttore del Tg1 nominato solo per passare le feste» ironizza Matteo Orfini (Pd). Dal Fli, Flavia Perina dice che al Tg1 «serve un direttore all’altezza, che faccia sì che il Tg1 assomigli più al tg della Bbc che non a TeleArcore». È quello che spera buona parte della redazione del Tg1. Minzolini, forte dell’appoggio di Berlusconi (i due si sono visti), starebbe trattando una exit strategy di lusso. Il “direttorissimo” gradirebbe la sede di corrispondenza di Parigi (con magione pagata dal contribuente), stipendio da direttore “in esilio” di circa 500 mila euro annui, nessun vincolo di esclusiva: perfetto per mantenere una brillante rubrica su Panorama.


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