Rai, Lei in visita al Tg1 dopo il caso Minzolini ora per l’ex direttore spunta un’ipotesi Tg2

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ROMA – Una visita di auguri per il nuovo anno. Ma da tempo un direttore generale non si vedeva a Saxa Rubra, nella cittadella dell’informazione Rai. Sono fioccate quindi le interpretazioni. Lorenza Lei ieri ha annullato gli appuntamenti importanti già  presi a Viale Mazzini (lasciando l’amaro in bocca a qualcuno) ed è andata a parlare alle redazioni giornalistiche. Ha cominciato il suo giro di incontri con il Tg1, la testata più importante dell’azienda e la più tormentata negli ultimi anni durante la direzione di Augusto Minzolini. Un chiaro segnale che i vertici difendono la scelta di rimuovere l’ex direttore, non sono preoccupati dal ricorso per il reintegro e non cederanno quando la polemica politica ripartirà  in virtù di una sentenza della Cassazione che sottolinea la natura privatistica della Rai. Come dire (secondo i difensori di Minzolini): la rimozione è illegittima, non si possono applicare le regole del settore pubblico a Viale Mazzini. 
Il Pdl è pronto a muovere le sue pedine già  a metà  gennaio quando si riunirà  il consiglio di amministrazione dopo la pausa. Chiederà  il ritorno di Minzolini. Ma la mossa della Lei dimostra che non c’è spazio per le marce indietro. E che oggi i tg della Rai hanno guide stabili e quindi sono fantasie alcuni schemi che circolano nell’azienda. Questi schemi vorrebbero uno scambio tra Tg1 e Tg2. Minzolini potrebbe tornare alla guida della testata di Raidue e Marcello Masi potrebbe conquistare il Tg1 dove l’attuale direttore Alberto Maccari ha un interim fino al 31 gennaio. Non c’è Cassazione che tenga, è però la linea della Lei e del presidente Paolo Garimberti. Solo un eventuale sentenza di reintegro (il giudice del lavoro decide l’8 marzo) può ridare una direzione al “direttorissimo”. 
Con un breve preavviso il dg ha deciso di andare a Saxa Rubra partendo proprio dal Tg1. Ha visto in privato Maccari, poi ha parlato ai redattori. Ha condannato le campagne contro il canone: «Non dobbiamo sottovalutare l’importanza di questo tributo, quella per l’abbonamento è una battaglia cruciale per noi». Ha chiesto ai giornalisti di concentrarsi sui temi europei «perché l’Europa è centrale in questo momento». Ha ringraziato tutti per il lavoro, ha parlato dei conti in rosso, ma ha anche confermato la leadership della Rai. «Fiorello è l’esempio di una buona tv che porta anche i risultati». 
Ma la partita del Tg1 resta apertissima. La “scadenza” di Maccari si avvicina. Appena un mese e la sostituzione diventerà  oggetto di scontro. Lei e Garimberti puntano a un giornalista esterno all’azienda. Non vedono soluzioni interne. Ma potrebbero essere costretti a cambiare idea per rispettare l’austerity imposta dal governo Monti. L’esecutivo ha fatto sapere che sarebbe gradita una scelta nel bacino dei giornalisti Rai. Per ragioni di economicità  e di “sobrietà “.
Il cambio al Tg1 rischia comunque di scatenare un braccio di ferro politico. La vecchia maggioranza di centrodestra vuole dare battaglia, il centrista Rodolfo de Laurentiis insiste nel considerare scivolosa, per ragioni giuridiche, la scelta di rimuovere Minzolini. Il consiglio di amministrazione può spaccarsi di nuovo. Stavolta però il governo non starà  a guardare. Uno scontro sulla Rai può accelerare il piano di riforma complessiva dell’azienda cancellando la Gasparri, riducendo il numero dei consiglieri e nominando un amministratore delegato. Del resto, in questi giorni un segnale chiaro è arrivato, in maniera informale e riservata, anche dalle istituzioni più importanti: in Rai bisogna cambiare


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