Scatta il rincaro di benzina e gasolio

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ROMA — Aumento immediato per le accise sul carburante che in tre anni porteranno allo Stato nuove entrate per circa 14 miliardi. Si comincerà  a pagare da gennaio prossimo invece, l’addizionale Irpef regionale destinata a finanziare la spesa sanitaria che altrimenti sarebbe stata tagliata.
Rincari alla pompa. Scatta subito, e non da gennaio come si era pensato in un primo momento, l’accisa sulla benzina che aumenta a 704,20 euro per mille litri, mentre quella sul gasolio auto arriva a 593,20 euro. Dal 1 gennaio 2013 ci sarà  un ulteriore balzello su benzina e gasolio auto di 0,5 euro per mille litri. L’aumento immediato sulla benzina sarà  di 8,2 centesimi al litro, quasi dieci considerando anche l’effetto Iva, circa 4 euro per un pieno; mentre l’impatto sul gasolio usato come carburante sarà  di 11,2 centesimi al litro, 13,6 centesimi compresa l’Iva. Già  dal prossimo anno lo Stato potrà  incamerare un maggiore gettito di 4,8 miliardi.
Così anche questo governo è ricorso a uno degli strumenti più gettonati per fare cassa. Basti pensare che da aprile a oggi sono stati ben cinque gli aumenti delle accise decisi dall’esecutivo Berlusconi per far fronte a necessità  più o meno immediate. A aprile per finanziare il Fondo unico per lo spettacolo, a giugno per l’emergenza immigrati, a luglio ancora per il Fus, il cinema e altri interventi culturali e poi a novembre scorso per l’alluvione in Liguria e Lunigiana. Quest’ultimo, secondo quanto affermato dal premier Mario Monti, «era indispensabile anche per esigenze come il trasporto pubblico locale» che così ha riottenuto i fondi che erano stati tagliati dalla precedente manovra.
Addizionale Irpef. E si ispira sempre alla necessità  di aiutare gli enti locali, evitando ulteriori tagli, questa volta alla sanità , la nuova addizionale regionale Irpef che scatta già  a decorrere dall’anno d’imposta attuale
L’aliquota passa dallo 0,9% all’1,23% (+0,33%). L’incremento determina un maggior gettito di 2.085 milioni di euro, cui corrisponde una riduzione di pari importo della compartecipazione Iva destinata al finanziamento del fabbisogno sanitario.
La norma si applica anche alle Regioni a Statuto speciale e alle Province autonome di Trento e Bolzano con effetti positivi per la finanza pubblica di 860 milioni di euro. Con le medesime procedure le Regioni Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia e le Province autonome di Trento e di Bolzano assicurano un concorso al Bilancio di altri 60 milioni annui da parte dei Comuni ricadenti nel proprio territorio. Infine il maggior gettito della regione Siciliana, pari a 130 milioni, determina una riduzione del fondo sanitario nazionale per pari importo e quindi un corrispondente miglioramento dei saldi di finanza pubblica.
Effetti della tassazione. La maggiorazione all’1,23% è però la parte di addizionale manovrata dallo Stato, cui vanno aggiunte quelle decise dalle singole Regioni che possono sommarvi al massimo uno 0,50%. Se poi si tratta di Regioni che presentano un deficit sanitario possono aggiungere un ulteriore 0,30%.
E’ il caso di alcune Regioni del Sud, come la Calabria, la Campania e il Molise: qui all’attuale aliquota che è già  all’1,7 (0,9+0,8) si potrà  sommare la nuova maggiorazione dello 0,33%, portando il totale al 2,03%. L’aumento si fermerà  all’1,23% in cinque Regioni in cui oggi l’aliquota è quella base dello 0,9%: Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Veneto e le Province di Trento e Bolzano. In mezzo si trovano Regioni come il Lazio e la Sicilia, all’1,7%.
Come già  detto, i primi a assaggiare il nuovo aggravio del balzello saranno i lavoratori dipendenti e i pensionati, sin dal mese prossimo. Per i lavoratori autonomi si tratterà  di aspettare l’autotassazione tra maggio e giugno prossimi.


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