Draghi: la situazione è peggiorata

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STRASBURGO — Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha annunciato un ulteriore peggioramento dei rischi sistemici provocati dalla crisi economico-finanziaria nell’eurozona. Intervenendo a Strasburgo davanti alla commissione economica dell’Europarlamento, nel suo ruolo di presidente del comitato europeo di controllo dei rischi sistemici, ha definito la situazione «molto grave» e ha invitato i governi a passare dalle decisioni ai fatti, abbinando al rigore nella disciplina di bilancio anche il rilancio della crescita e dell’occupazione. Rispondendo all’eurodeputato Leonardo Domenici del Pd sulla decisione dell’agenzia di rating Standard & Poor’s di togliere il livello massimo di affidabilità  (tripla A) al Fondo salva Stati, ha fatto capire in modo implicito l’utilità  di aumentare l’importo di questo strumento di stabilizzazione affidato alla sua Bce. 
Il numero uno dell’Eurotower è partito dall’ottobre scorso, quando il suo predecessore Jean-Claude Trichet annunciò che la crisi in corso aveva raggiunto dimensioni sistemiche. «Da allora la situazione è ulteriormente peggiorata — ha detto Draghi —. È molto grave e non dobbiamo nascondercelo». Negli ultimi mesi del 2011, l’incertezza sulla sostenibilità  di certi debiti sovrani e sulla resistenza del sistema finanziario, abbinata a prospettive di crescita cupe, ha condotto a severe perturbazioni nel normale funzionamento dei mercati finanziari e, recentemente, dell’economia reale».
Draghi ha considerato «incoraggiante» l’accordo dei capi di Stato e di governo sul patto di maggiore disciplina fiscale. Ha apprezzato che il rilancio della crescita e dell’occupazione stia ora diventando «l’obiettivo principale» perché «non ci può essere rigore finanziario senza crescita e viceversa». Ma ha ammonito i governi Ue che «le decisioni, se non diventano azioni, non sono sufficienti».
Dagli eurodeputati sono arrivate critiche alla decisione della Bce di prestare circa 500 miliardi alle banche a tre anni a tasso bassissimo (1%) senza avere alcuna garanzia del trasferimento di questa liquidità  alle imprese medio-piccole e alle famiglie. Ma Draghi, pur ammettendo la scarsità  di credito e i problemi di ricapitalizzazione nel sistema bancario, ha invitato alla «pazienza» sostenendo che l’intervento della sua istituzione «sta funzionando». Ha poi richiamato l’attenzione sugli «squilibri» nella liquidità  e nelle esposizioni in dollari nel sistema bancario.
Sul declassamento dell’affidabilità  del Fondo salva Stati ha indicato tre conseguenze, facendo intuire la sua propensione per la terza: «Diminuire i prestiti, vedere salire il costo, versare contributi addizionali». Il presidente della Bce ha replicato alle domande critiche sul potere delle agenzie di rating ritenendo necessario «aumentare la concorrenza in questo settore» e che «bisogna imparare a farne a meno» o a considerarle «uno dei tanti componenti» delle valutazioni del credito. Ha indicato come esempio proprio il comportamento della Bce con le garanzie collaterali per la concessione dei prestiti. Non ha risposto alla domanda sull’eliminazione dell’obbligatorietà  dei rating, che è una delle restrizioni anti agenzie in elaborazione nell’Europarlamento in un clima di irritazione per i recenti declassamenti, accusati di voler colpire l’euro e favorire la speculazione anglo-Usa. Anche Il vicepresidente della Commissione europea, il finlandese Olli Rehn, ha apertamente accusato le agenzie di rating di non essere indipendenti e di «svolgere il loro ruolo molto in linea con il capitalismo finanziario Usa». Le Borse europee non sembrano comunque aver tenuto conto delle ultime valutazioni negative sull’affidabilità  della Francia e del Fondo salva Stati. Milano è salita dell’1,40%, Francoforte ha segnato un +1,25% e Parigi +0,89%.


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