In Finlandia c’è voglia di ecologia

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Oggi la Finlandia sceglie il suo presidente, ruolo che è stato per dodici anni di Tarja Halonen. Il massimo di due mandati della socialdemocratica Halonen è scaduto e adesso il moderato di centrodestra Sauli Niinistà¶, che rappresenta il Partito della Coalizione Nazionale, la formazione maggioritaria di governo, è in vantaggio anche se probabilmente dovrà  attendere il secondo turno. Un quarto degli elettori ha comunque già  scelto, votando in anticipo presso seggi allestiti in librerie pubbliche, uffici postali, municipi. La particolarità  di queste elezioni consiste nell’appartenenza al governo di coalizione nazionale di ben sei degli otto candidati (fuori dall’esecutivo restano solo gli euroscettici di Timo Soini, i Veri Finlandesi, Perussuomalaiset e il Centro moderato Suomen Keskusta ). Fanno parte del governo di coalizione guidato dal conservatore Jyrki Katainen, oltre al suo Partito della Coalizione Nazionale (i moderati del Kansallinen Kokoomus ), i Socialdemocratici ( Suomen Sosialdemoktraattinen Puolue ), l’Alleanza di sinistra ( Vasemmistoliitto ), gli ambientalisti ( Virhea Liitto , cioè i Verdi), il Partito degli Svedesi ( Ruotsalainen Kansanpuolue , importante minoranza e importante lista, in Finlandia anche lo svedese è lingua ufficiale) e il piccolo partito dei Cristianodemocratici ( Kristillisdemokraatit ). Sauli Niinistචha condotto una campagna battente mentre gli altri hanno avuto meno visibilità  o difficoltà  a presentarsi come forze di opposizione, tranne i Verdi che con Pekka Haavisto, pur essendo parte dell’esecutivo, si sono avvicinati al diciotto per cento nei sondaggi apparendo i più probabili sfidanti al secondo turno del 5 febbraio. Sostenitore dell’impresa e del rigore, Niinistà¶, già  presidente del Parlamento unicamerale finlandese (Eduskunta) dal 2007 al 2011 durante i governi a guida centrista di Matti Vananhen (2007-2010) e di Mari Kiviniemi (2010-2011), si avvicinerebbe in questo momento al quaranta per cento, meno del cinquanta più uno in cui sperava ancora poche settimane fa e che gli avrebbe consentito di vincere al primo turno. Non traina i Socialdemocratici Paavo Lipponen, pur essendo stato un primo ministro duraturo (dal 1995 al 2003), stando ai sondaggi sarebbe solo intorno al sette per cento, così come Paavo Arhinmaki che però potrebbe rivelarsi una sorpresa se la simpatia che riscuote tra i giovani arrivasse nei seggi. Gli indecisi potrebbero rivelarsi di nuovo sostenitori di Timo Soini apparentemente in ribasso, ma favorito dal timore che una parte dei debiti della sponda sud dell’Europa finiscano sulle bollette di Helsinki: Timo Soini si propone con atteggiamenti diversi in politica estera (euroscettico) e interna (favorevole al welfare per le parti più deboli della società ), nei sondaggi è sceso al sei per cento. Paavo Vayrynen, del Partito del Centro ( Suomen Keskusta ) lista che ha promosso l’ingresso nella Ue nel 1995 ma oggi si riscopre un po’ euroscettico, è stato ministro degli Esteri più volte dalla fine degli anni settanta all’inizio degli anni novanta, con il suo netto non allineamento (inclusa l’opposizione all’ingresso della Nato in tempi rapidi) e forti relazioni con la Federazione Russa si contende con il verde Pekka Haavisto il ruolo di sfidante del favorito Niinistà¶, ma pur godendo di molto consenso nelle regioni settentrionali e orientali della Finlandia negli ultimi giorni è calato al quattordici per cento nelle intenzioni di voto. Invece il verde Pekka Haavisto ha molto supporto soprattutto tra le elettrici: è stato il primo ministro dei Verdi in un governo nazionale (in tutto il mondo) quando nel 1995 è entrato a far parte del governo Lipponen (coalizione a guida socialdemocratica). Haavisto è omosessuale e convive ufficialmente dal 2002, ha preso parte ai colloqui di pace in Sudan come rappresentante dell’Unione Europea e ha guidato programmi ambientali delle Nazioni Unite in Iraq, Afghanistan, Kosovo, Romania, Liberia. Rilevazioni di pochi giorni fa gli assegnano circa il diciotto per cento dei consensi, abbastanza per lasciare indietro gli altri candidati, soprattutto Eva Biaudet (candidata del partito svedese) e Sari Essayah (Cristianodemocratici), che si aspettano entrambe pochi punti percentuali. La riforma costituzionale del 2000 ha spostato le politiche europee dalle competenze del presidente della Repubblica di Finlandia (Suomen Tasavallan Presidentti) a quelle del governo, ma tuttora il presidente decide su questioni come i rapporti con la Federazione Russa e con la Nato: per gran parte del dopo guerra il presidente Urho Kekkonen era diventato praticamente inamovibile grazie ai suoi rapporti privilegiati con l’Unione Sovietica e al suo ruolo nel partito Agrario (l’attuale partito di Centro), detenendo la sua carica ininterrottamente dal 1956 al 1981. Per questi motivi nel 1991 si decise di ridurre a due mandati di sei anni la durata della carica presidenziale, dal 1988 regolata da elezioni dirette e non più da un collegio di elettori scelti precedentemente nelle circoscrizioni dai cittadini.


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