Più peso a Italia ed Europa nell’elezione del Papa

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CITTà€ DEL VATICANO — Si direbbe che papa Benedetto voglia riportare il Papato in Italia: ha annunciato ieri la nomina di 18 cardinali elettori e 7 di loro sono italiani (il più noto è l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori). In occasione dell’ultimo Concistoro, nel novembre del 2010, ne aveva nominati 20 e 8 erano italiani. Se il Conclave si riunisse tra qualche mese gli italiani sarebbero 30 su 120, pari al 25% (mentre erano 20 su 117, pari al 17%, nel Conclave del 2005). 

I nomi annunciati ieri dal Papa all’Angelus sono 22, ma quattro di loro non sono elettori in quanto hanno più di 80 anni: il più noto è lo storico delle religioni Julien Ries, belga, 92 anni. Dieci su 22 sono curiali e folta è la presenza di uomini che hanno avuto vicinanza geografica, biografica o di ruolo con il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato. 
Questi i sei italiani, oltre a Betori, tutti con incarichi di Curia, tutti sconosciuti fuori del mondo ecclesiastico: Fernando Filoni (pugliese, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione), Giuseppe Bertello (piemontese, presidente del Governatorato), Domenico Calcagno (piemontese, presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica), Giuseppe Versaldi (piemontese, presidente della Prefettura degli affari economici), Antonio Maria Vegliò (marchigiano, presidente del Consiglio per i migranti); Francesco Coccopalmerio (milanese, presidente del Consiglio per i testi legislativi).
I curiali non italiani sono Joio Braz de Aviz (brasiliano, prefetto della Congregazione per i religiosi), Manuel Monteiro de Castro (portoghese, penitenziere), Santos Abril y Castello (spagnolo, arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore), Edwin Frederik O’Brien (statunitense, gran maestro dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro). I non italiani che sono vescovi di grandi diocesi sparse per il mondo sono sei: Jhon Tong Hon di Hong Kong, Timothy Michael Dolan di New York (è presidente dei vescovi statunitensi), Dominik Duka di Praga, Thomas Christopher Collins di Toronto, Willem Jocoby Eijk di Utrecht, George Alencherry di Ernakulam-Angamaly (India, di rito siro-malabarese), Rainer Maria Woekli di Berlino (55 anni: il più giovane tra i cardinali).
I nuovi cardinali che hanno più di 80 anni e dunque non entrano in Conclave, oltre al belga Ries, sono l’arcivescovo romeno di rito greco Lucien Marusin (80 anni), il teologo gesuita tedesco Karl Becker (84 anni) e il teologo agostiniano di Malta Prosper Grech (87 anni).
Tra gli ecclesiastici italiani che ricoprono incarichi cardinalizi, ma che non hanno avuto per ora la nomina a cardinale — dovranno cioè attendere il prossimo Concistoro — ci sono l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia e i curiali Rino Fisichella e Claudio Celli. I due curiali non sono stati inseriti per non inflazionare il numero degli italiani in questa tornata, Nosiglia perché l’arcivescovo emerito di Torino — Severino Poletto — ha meno di 80 anni e dunque in caso di Conclave si avrebbero due elettori «torinesi». Per la stessa norma non scritta avevano fatto «anticamera» nei precedenti Concistori gli arcivescovi di Palermo Paolo Romeo (cardinale nel 2010) e di Firenze Giuseppe Betori (tra i nominati ieri).
Con uno strappo al tetto dei 120 cardinali elettori stabilito da Paolo VI, le nomine di ieri portano gli elettori a 125, ma rientreranno nella norma in pochi mesi con il compimento degli 80 anni da parte dei più anziani. Il primo degli italiani a raggiungere questo traguardo sarà  â€” a novembre — Renato Raffaele Martino. 
Tra i nominati ieri non c’è nessun africano e aumenta — a motivo dell’aumento degli italiani — la prevalenza degli europei: ora sono 67 su 125, mentre erano 58 su 115 nel Conclave del 2005 (salgono cioè dal 51,2% al 53,5%). È arduo immaginare che questi minimi spostamenti del baricentro geografico del «collegio» possano avere domani un’influenza decisiva nella scelta del Papa. Ma è verosimile che il prudente Ratzinger si senta meglio a suo agio con collaboratori curiali a dominante europea e italiana.


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Cinque sfidanti un vincitore

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Per il primo partito italiano, finalmente un’immagine moderna e perfino compatta. L’altra sera i cinque candidati erano o sembravano d’accordo su tutto o quasi, comunque molto di più di quanto immaginassero i cittadini abituati a considerare il Pd delle cento anime e altrettante correnti, in perenne rissa.

LA MINACCIA SFASCISTA

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     L’attuale condizione politica italiana sembra insostenibile. Ma le indicazioni alternative scarseggiano. Che senso ha, per esempio, incitare continuamente con metafora ormai logora a “fare un passo indietro” chi è convinto di avere il vuoto alle spalle? Sembrerebbe più ragionevole rivolgersi a coloro che nel centrodestra avvertono la condizione di insostenibilità  (ce ne sono) e il pericolo supremo che essa comporta per la democrazia. Un pericolo sfascista: non un assalto violento alle istituzioni democratiche, ma un loro disfacimento mercatistico: una prostituzione politica.

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