“Area di libero scambio tra Ue e Usa”

ROMA – Questa volta i toni sono bassi, nessuno osa aprire con annunci fragorosi la settimana chiamata a dare risposte alla crisi dell’euro. Troppe volte i leader europei si sono presentati a Bruxelles annunciando decisioni risolutive. Oggi l’Eurogruppo, domani l’Ecofin e lunedì prossimo il summit Ue. Appuntamenti ai quali l’Italia sarà  rappresentata da Mario Monti nella doppia veste di ministro dell’Economia e premier. Con lo spettro di un fatale fallimento della Grecia che ancora aleggia sulle capitali, sono tre i punti sul quale si gioca il futuro del continente: Unione fiscale, Fondo salva-Stati e crescita. Questi ultimi due capitoli sono ancora tutti da scrivere, con l’Italia in partita e con l’asse franco-tedesco che oggi presenta un documento in sei punti (del quale Repubblica ha preso visione) per rilanciare il Pil. 

FISCAL COMPACT
Il Trattato sull’Unione fiscale chiesto dalla Merkel per imporre più rigore ai governi è stato negoziato per tutto il mese e l’accordo sembra vicino. Oggi le ultime limature, lunedì i leader (Cameron escluso) dovrebbero siglare l’intesa politica. Monti terrà  la guardia alta per evitare le garanzie sulla riduzione del debito italiano. Come spiega il responsabile Ue del Pd, Sandro Gozi, ora Roma guarda oltre: «Archiviato il fiscal compact la priorità  è avviare una vera politica economica europea in favore della crescita, dei giovani e delle aziende».

CRESCITA
Oggi il tedesco Schauble e il francese Baroin presenteranno una proposta comune da discutere ai summit Ue di fine mese e di marzo. Spicca la richiesta di un ammorbidimento delle regole sulle banche per ridare ossigeno ai finanziamenti dell’economia reale, aziende e famiglie. Una proposta contro la crisi di liquidità  che per il Financial Times farà  infuriare i britannici, favorevoli agli aumenti di capitale degli istituti di credito. 

EUROPA E STATI UNITI
Altra novità  della proposta franco-tedesca è la creazione di «un accordo di libero scambio» (free trade agreement) tra Unione europea e Stati Uniti. «Dobbiamo allargare l’accesso delle aziende europee nei mercati dei paesi terzi», scrivono. Per questo si chiede anche di chiedere «reciprocità » in tutti gli accordi con le altre economie globali. Proposta che piace al governo Monti, così come quelle che mirano ad aiutare l’occupazione giovanile anche con l’apprendistato (uno dei capisaldi della riforma del lavoro in gestazione) e le Pmi. C’è più freddezza sull’idea di trasferire al fondo salva-Stati i fondi Ue inutilizzati dai governi. 
MERCATO E ESM 
Ma sulla crescita Monti gioca una partita tutta sua, facendo da sponda tanto con Francia e Germania quanto con i paesi di cultura anglosassone. Il premier vuole un nuovo piano della Commissione Ue che sfrutti tutto il potenziale del mercato interno. Chiede anche i Project Bond già  proposti da Barroso e un piano di liberalizzazioni europeo che accompagni e quello italiano. Se con la crescita si guarda al futuro, bisogna sopravvivere al presente: lo spread è sceso, ma l’Italia resta sul baratro. Per questo Monti è d’accordo con chi chiede che il nuovo fondo salva-Stati Ue (Esm) abbia una dotazione di almeno 1000 miliardi e agisca con una licenza bancaria in modo da trasformarsi in un Fmi europeo. Solo così i mercati saranno placati.

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