Rotelli, offerta valida Malacalza prepara il possibile rilancio

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MILANO — Per il futuro del San Raffaele oggi è il giorno decisivo: entro mezzogiorno il tandem Ior-Malacalza o Giuseppe Rotelli saranno i nuovi proprietari dell’ospedale fondato da don Luigi Verzé e oberato da 1,5 miliardi di debiti.
A nove mesi e mezzo dall’ufficializzazione della crisi finanziaria, l’asta è arrivata alla conclusione. L’imprenditore Giuseppe Rotelli, alla guida del Gruppo ospedaliero San Donato e azionista di Rcs Mediagroup, ha già  messo sul tavolo 405 milioni: la sua proposta ieri è stata giudicata valida dal consiglio di amministrazione della Fondazione Monte Tabor, a capo del polo ospedaliero. Qui siedono per il momento gli uomini indicati dalla Santa Sede. Saranno proprio loro, i rappresentanti della banca vaticana (Ior) e dell’industriale Vittorio Malacalza, a decidere se pareggiare l’offerta di Rotelli.
È una possibilità  tutt’altro che campata per aria. Da tempo lo Ior vuole sfilarsi dalla partita, ma l’interesse di Malacalza non appare scemato: «Mai dire mai», ha detto lui stesso ieri al termine del cda. Una cosa è certa: la sfida è rimasta aperta fino all’ultimo.
Per offrire 405 milioni (con l’accollo di altri 320 milioni di debiti, come previsto dal provvedimento dei giudici fallimentari), Rotelli ha ottenuto fideiussioni bancarie da Intesa Sanpaolo, Mps, Popolare di Sondrio e Popolare di Vicenza. Così il rimborso per i creditori del San Raffaele sale al 73,9% contro il 52-60% previsto nella proposta iniziale Ior-Malacalza. Tutto, comunque, dipende da Malacalza, che potrebbe comperare il San Raffaele da solo o in accordo con altri imprenditori destinati a uscire allo scoperto solo nelle prossime settimane (tra i nomi che circolano rimane quello di Gianfelice Rocca del Gruppo ospedaliero Humanitas). La busta con il pareggio della maxiofferta dovrà  eventualmente arrivare al notaio Enrico Chiodi Daelli.
A dieci giorni dalla morte di don Verzé, il San Raffaele avrà  una nuova guida. Spetta, invece, ai Sigilli, i fedelissimi, raccogliere l’eredità  spirituale del prete manager, come sottolineato da don Verzé stesso nel testamento. Sono loro i custodi della storia del San Raffaele, mentre l’ospedale è lanciato verso il futuro. Poco prima di Natale è stata costituita la società  «Hsr San Raffaele Clinical & Research Center srl»: nonostante l’enfasi anglofona sul nome, non avrà  sede a New York o Los Angeles, ma sempre in via Olgettina 60 a Milano. È la famosa newco che acquisirà  dalla Fondazione Monte Tabor le attività  sanitarie e di ricerca del «vecchio» San Raffaele. Il conferimento è previsto dal piano di risanamento e dal percorso del concordato preventivo (accordo in Tribunale con i creditori). 
È la società  nella quale entreranno, sotto forma di aumento di capitale, i 405 milioni di Rotelli o la cifra che offrirà  il tandem Ior-Malacalza se decidesse di «tenersi» l’ospedale. La Hsr Clinical è stata costituita il 14 dicembre dalla Fondazione Monte Tabor con un versamento di 10 mila euro al Credito Artigiano, che è una delle banche di riferimento dello Ior, la banca vaticana. Il consiglio di amministrazione è composto per adesso da tre manager interni al gruppo, Maurizia Squinzi, Alessandro Longo e Gianluca Santoro.
Come previsto dal piano di ristrutturazione, la newco, cioè Hsr Clinical, ha dato origine a sua volta a una nuova Fondazione per dare continuità  allo «spirito» del San Raffaele, ma anche alla raccolta di fondi e contributi per la ricerca. Si chiama «Fondazione Centro San Raffaele»: il suo scopo principale, nel solco dell’insegnamento di don Luigi Verzé, è «quello di ricondurre il concetto e l’esercizio della medicina e dell’assistenza — si legge nello statuto — allo spirito e alla prassi del comando evangelico “guarite gli infermi” (Matteo X, 8)».


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