Bombe carta e insulti, caos per Caselli a Genova

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GENOVA – Questa volta Giancarlo Caselli è riuscito a presentare il suo libro. Il procuratore di Torino ha parlato, discusso con il pubblico, firmato copie nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova. Ma è stato necessario “militarizzare” per quattro ore e passa il centro storico del capoluogo ligure. Tornare a quella surreale Zona Rossa che qui non si vedeva dal G8 del 2001. Sono stati impiegati quasi duecento tra agenti e militari in tenuta antisommossa e in borghese. I vicoli dell’angiporto transennati ed occupati da una ventina di furgoni blindati. Con i passanti che si muovevano incerti, preoccupati, chiedendo se fosse ancora «possibile» tornare a casa. Fuori, una quarantina di No Tav ed anarchici lanciavano petardi verso le forze dell’ordine e urlavano slogan contro il magistrato, chiedendo la liberazione dei 25 arrestati (compreso un genovese, Gabriele Filippi) dopo l’inchiesta della procura torinese sugli incidenti in Val di Susa. Dentro, in una sala gremita e con il sindaco Marta Vincenzi in prima fila, la presentazione di «Assalto alla giustizia» filava via liscia. Per la prima volta, dopo che le contestazioni avevano costretto ad annullare i precedenti appuntamenti di Torino, Zurigo e di Milano, l’altro ieri.
«Siete tantissimi e mi fa due volte piacere, anche perché immagino avrete superato alcune difficoltà  ambientali», ha esordito Giancarlo Caselli, che aveva raggiunto Palazzo Tursi da un ingresso secondario. «Nel libro sono due gli ‘assalitori’ della giustizia, quelli che giudicano il magistrato in base all’utilità  e non all’indipendenza: la mafia e Berlusconi», hanno spiegato Nando Dalla Chiesa e il professor Vincenzo Roppo, introducendo il volume. «Però un paio di pagine sono dedicate anche ai movimenti che magari perseguono obiettivi rispettabili, ma con metodi violenti». Alla fine dell’incontro il procuratore ha commentato con un sorriso amaro che «se uno protesta, per carità : questa è la democrazia». Ma intanto anche a Genova ieri sera sono apparse sui muri le stesse scritte di Torino e Milano: “Caselli assassino”, “Boia”, “Torturatore”. Scuote la testa, il procuratore. «Quelle scritte non sono una cosa simpatica. Né democratica. Mi dispiace se qualcuno ce l’ha con me: ma il giudice applica la legge, non fa politica. E quando ci sarà  la possibilità  di un dibattito democratico, lo dirò volentieri in faccia alle persone che oggi mi contestano».
Il clima nei confronti del magistrato, da sempre nel mirino della mafia, ha da tempo oltrepassato il livello di guardia. Sabato scorso a Bussoleno, in provincia di Torino, durante la festa in piazza organizzata dal movimento No Tav c’era un giochino agghiacciante: tre palle per un euro, e la possibilità  di abbattere una sagoma con il volto di Caselli o di altri personaggi come il sindaco Piero Fassino, e Mario Virano, presidente dell’Osservatorio sulla Torino-Lione. Sull’episodio è stata aperta un’inchiesta. Lunedì pomeriggio la presentazione del libro, prevista alla Feltrinelli di Galleria Vittorio Emanuele, a due passi del Duomo, con ingressi comunicanti con Ricordi e i fast food che danno sul sagrato, è saltata all’ultimo. La Digos aveva preavvertito del pericolo, dopo una settimana di tensione – con l’occupazione dei binari a Certosa, due cortei, petardi e fumogeni sotto il carcere San Vittore – e il tam-tam incessante sui siti anarchici e del movimento No Tav.
«Una situazione inconcepibile», denuncia indignato il procuratore Marcello Maddalena, collega di Caselli a Torino. «E’ inaccettabile che lo abbiano ridotto al silenzio: che Stato è quello che non gli garantisce l’incolumità ? Il Ministero dell’Interno può farsi prendere di sorpresa una volta, ma qui parliamo già  di diversi episodi».GENOVA – Gli insulti. Le minacce. Le bombe carta. Le scritte sui muri. Nel mirino di anarchici e No Tav, ieri pomeriggio Giancarlo Caselli ha finalmente presentato il suo ultimo libro nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova. Ma è stato necessario “militarizzare” per quattro ore e passa il centro storico del capoluogo ligure. Tornare a quella surreale Zona Rossa che qui non si vedeva dal G8 del 2001. Per difendere il magistrato dai contestatori sono stati impiegati quasi duecento tra agenti e militari in tenuta antisommossa e in borghese. I vicoli dell’angiporto transennati ed occupati da una ventina di furgoni blindati. Con i passanti che si muovevano incerti, preoccupati, chiedendo se fosse ancora «possibile» tornare a casa. Fuori, una quarantina di No Tav ed anarchici lanciavano petardi verso le forze dell’ordine e urlavano slogan contro il procuratore, chiedendo la liberazione dei 25 arrestati (compreso un genovese, Gabriele Filippi) dopo l’inchiesta del tribunale torinese sugli incidenti in Val di Susa. Dentro, in una sala gremita e con il sindaco Marta Vincenzi in prima fila, la presentazione di «Assalto alla giustizia» filava via liscia. Per la prima volta, dopo che le contestazioni avevano costretto ad annullare i precedenti appuntamenti di Torino, Zurigo, Pietrasanta e di Milano, l’altro ieri.
«Siete tantissimi e mi fa due volte piacere, anche perché immagino avrete superato alcune difficoltà  ambientali», ha timidamente esordito Giancarlo Caselli, che aveva raggiunto Palazzo Tursi da un ingresso secondario. «Nel libro sono due gli “assalitori! della giustizia, quelli che giudicano il magistrato in base all’utilità  e non all’indipendenza: la mafia e Berlusconi», hanno spiegato Nando Dalla Chiesa e il professor Vincenzo Roppo, introducendo il volume. «Però un paio di pagine sono dedicate anche ai movimenti che magari perseguono obiettivi rispettabili, ma con metodi violenti».
Alla fine dell’incontro il procuratore ha commentato con un sorriso amaro che «se uno protesta, per carità : questa è la democrazia». Ma intanto anche a Genova ieri sera sono apparse sui muri le stesse scritte di Torino e Milano: “Caselli assassino”, “Boia”, “Torturatore”. Scuote la testa, il procuratore. «Quelle scritte non sono una cosa simpatica. Né democratica. Mi dispiace se qualcuno ce l’ha con me: ma il giudice applica la legge, non fa politica. E quando ci sarà  la possibilità  di un dibattito democratico, lo dirò volentieri in faccia alle persone che oggi mi contestano».
Il clima nei confronti del magistrato, da sempre nel mirino della mafia, ha da tempo oltrepassato il livello di guardia. Sabato scorso a Bussoleno, in provincia di Torino, durante la festa in piazza organizzata dal movimento No Tav c’era un giochino agghiacciante: tre palle per un euro, e la possibilità  di abbattere una sagoma con il volto di Caselli o di altri personaggi come il sindaco Piero Fassino, e Mario Virano, presidente dell’Osservatorio sulla Torino-Lione. Sull’episodio è stata aperta un’inchiesta. Lunedì pomeriggio la presentazione del libro, prevista alla Feltrinelli di Galleria Vittorio Emanuele, a due passi del Duomo, con ingressi comunicanti con Ricordi e i fast food che danno sul sagrato, è saltata all’ultimo. La Digos aveva preavvertito del pericolo, dopo una settimana di tensione – con l’occupazione dei binari a Certosa, due cortei, petardi e fumogeni sotto il carcere San Vittore – e il tam-tam incessante sui siti anarchici e del movimento No Tav. Sempre lunedì si era deciso di rinunciare ad un’altra presentazione, nella sala comunale di Cormano. In precedenza erano saltati due appuntamenti a Zurigo e Torino e uno a Pietrasanta, in provincia di Lucca.
«Una situazione inconcepibile», denuncia indignato il procuratore Marcello Maddalena, collega di Caselli a Torino. «È inaccettabile che lo abbiano ridotto al silenzio: che Stato è quello che non gli garantisce l’incolumità ?».


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