DIRITTI. Carceri CIA in Europa: i governi sapevano

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(da “La Repubblica” mercoledì 25 gennaio 2006, Pagina 22 – Esteri)

Il relatore al Consiglio d´Europa, lo svizzero Marty, solleva sospetti sull´Italia: “Come poteva essere all´oscuro del rapimento di Abu Omar?“

“Voli Cia, i governi sapevano“

Primo rapporto europeo. Washington: “Vecchie informazioni“

Duro atto d´accusa agli Stati Uniti: “Dopo il 2001 hanno istituito un sistema di delocalizzazione della tortura“

ALBERTO D´ARGENIO
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STRASBURGO – «Com´è possibile che le autorità italiane non sapessero del rapimento di Abu Omar da parte della Cia?». La domanda, retorica, arriva da Dick Marty, il senatore svizzero responsabile del rapporto del Consiglio d´Europa sulle «renditions» praticate dell´intelligence americana in territorio europeo. Ieri l´ex procuratore elvetico ha presentato ai colleghi di Strasburgo la prima informativa sul lavoro svolto da dicembre, e si è detto certo che in Europa gli agenti Usa hanno sequestrato un centinaio di sospettati per trasferirli in paesi dove sono stati torturati. Dopo l´11 settembre 2001, ha detto smentendo quanto detto da Condoleezza Rice, è stato messo in piedi un sistema di «delocalizzazione della tortura». A dicembre il segretario di Stato americano aveva ammesso i sequestri, ma aveva negato che le persone prelevate in Europa fossero state torturate in altri paesi.
Secondo Marty tutta la vicenda dei rapimenti presenta «elementi di grande preoccupazione», a partire dal caso italiano. «Come è possibile – ha ripetuto il senatore – che venticinque cowboy della Cia siano rimasti in Italia per un lungo periodo di tempo, con l´appoggio di Robert Lady (capo della stazione Cia a Milano, ndr), senza che i servizi segreti ne siano stati informati?».
Davanti alla stampa il senatore liberale ha spesso celato le sue affermazioni dietro un punto di domanda, ma ai suoi collaboratori non ha nascosto che le autorità italiane dovevano sapere del rapimento di Abu Omar avvenuto a Milano nel febbraio del 2003. Se al momento non ci sono ancora prove definitive, esistono «centinaia di elementi probanti» che portano ad una conclusione: i governi europei dovevano essere stati informati da Washington di quanto stava accadendo sul loro territorio. Nel rapporto, Marty ha invece lodato la magistratura italiana per la piena collaborazione e la qualità delle indagini svolte sul caso Abu Omar.
Secondo il senatore, il sistema messo in piedi dagli Usa aveva come terminali Guantanamo, Egitto, Siria e Yemen. Quanto alle carceri della Cia in Europa, il rapporto afferma che «non ci sono prove formali e inconfutabili sulla loro presenza in Polonia o Romania», anche se è ormai certo che centinaia di voli dei servizi Usa sono passati per il vecchio continente.
Secca la replica di Washington, dove un portavoce del Dipartimento di Stato ha definito il dossier di Marty «vecchie informazioni in un nuovo imballaggio».
Prima di pubblicare le conclusioni definitive, il Consiglio d´Europa deve attendere il 21 febbraio, quando i governi europei dovranno consegnare a Marty tutte le informazioni sulle renditions. Commentando i risultati dell´informativa, Franco Frattini, vicepresidente della Commissione Ue, ha invitato le autorità nazionali a «cooperare pienamente» con Strasburgo «al fine di favorire una conclusione dell´inchiesta più rapida possibile». L´ex ministro degli Esteri italiano ha definito «molto grave» il sospetto sulla connivenza tra le capitali e la Cia.

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