La nuova legge contro le tangenti «Dateci 15 giorni»

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ROMA — Il ministro della Giustizia ha chiesto al Parlamento 15 giorni di tempo in più per mettere a punto le proposte del governo in materia di repressione penale della corruzione. La motivazione di tale richiesta, ha detto Paola Severino, riguarda un vero «ingorgo legislativo» che assedia il suo ministero visto che lei, da sola, dopo il decreto carceri e quello sul processo civile, sta seguendo il testo sulle liberalizzazioni (lì c’è la riforma delle professioni) e quello sulle semplificazioni con il tribunale delle imprese. Per questo il ministro, davanti alle commissioni I e II della Camera, ha chiesto più tempo rispetto alla calendarizzazione in aula del ddl Alfano, già  approvato dal Senato, prevista per il 27 febbraio.
Il tema in effetti è complesso, a tratti controverso, e per questo il testo non fa sostanziali passi in avanti dallo scorso 7 luglio: «Credo — ha detto il ministro — che qualunque persona in buona fede abbia il dovere di occuparsi seriamente di una materia così delicata come la corruzione». Per cui, prima di formulare le sue proposte sotto forma di emendamenti, il Guardasigilli intende approfondire con i colleghi di governo e anche con i partiti che sostengono la maggioranza alcuni nodi: si tratta di calibrare il catalogo delle pene previste per la corruzione e la concussione (che potrebbe trasformasi in estorsione aggravata quando c’è la violenza) affinché queste siano proporzionate all’entità  del bene giuridico tutelato. Previste poi la creazione di nuove figure di reato come la corruzione tra privati, il traffico di influenza (che colpisce, per esempio, i mediatori negli appalti) nonché il coordinamento delle norme contenute nella convenzione di Strasburgo (da ratificare) e l’armonizzazione con l’articolo 2635 del codice civile sull’infedeltà  patrimoniale degli amministratori.
Ma il problema che divide il Pd dal Pdl è quello dei tempi brevi di prescrizione che non consentono, per esempio, di concludere agevolmente in terzo grado un processo per corruzione entro i sette anni mezzo. Il ministro Severino ha ben presente il problema ma come è già  successo per i reati di natura sessuale anche per quelli di corruzione si pensa di agire chirurgicamente sulle pene edittali: se cresce la pena, infatti, aumenta il tempo in cui si prescrivequel reato. La strada dovrebbe essere questa anche perché a gennaio quando il presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, colpì duro sulla prescrizione breve scoppiò un putiferio tra Donatella Ferranti del Pd (solidale con l’alto magistrato) e Osvaldo Napoli del Pdl. E forse quel campanello di allarme ha consigliato al governo di frenare, almeno per il momento. 
Ma sul destino del ddl Alfano aleggia lo spettro dello smembramento in due provvedimenti: il penale stralciato dall’aspetto prevenzione. Infatti il governo, con la relazione già  consegnata dai tecnici al ministro Filippo Patroni Griffi (Funzione pubblica), ha messo a fuoco da tempo le proposte in tema di prevenzione: prima tra le altre quella che perfeziona il premio e la protezione per chi segnala «condotte illecite che cagionano danno erariale». In quel pacchetto Patroni Griffi, che prima o poi dovrebbe essere agganciato al decreto Alfano oppure vivere di vita propria, ci sono anche norme sulla «rotazione degli incarichi», sul «monitoraggio dei rapporti tra l’amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti».
Dopo lo slittamento del ddl, il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, ha auspicato «leggi più forti sulla corruzione entro quest’anno». Mentre Antonio Di Pietro (Idv) sprona il governo con più vigore: «È dal 1999 che l’Italia attende la ratifica della Convenzione di Strasburgo contro la corruzione». La presidenza del Consiglio, poi, ha fatto sapere che il premier Monti conferma «pieno appoggio» al ministro Severino e che la lotta alla corruzione rimane un priorità : lo slittamento c’è stato perché su questo tema la fretta non aiuta.


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