No Tav nelle piazze d’Italia

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Verso sera, poco prima del tramonto, in tutta Italia succede qualcosa di straordinario, non colpiscono i numeri ma la simultaneità  dell’evento. Nel primo pomeriggio, tra le centinaia di messaggi di solidarietà  con Luca Abbà  e con i valsusini sotto regime militare, ce n’era uno che diceva così: «Va bene, il media-attivismo ha un senso, però ora bisogna scendere in piazza, con i nostri corpi e la nostra anima». Questo è successo. Migliaia di persone sono uscite di casa, qualcuno ha disdetto gli impegni per esserci, molti hanno spento il computer per raggiungere i luoghi simbolo delle loro città  e dire che ormai, in Val di Susa, si è passato il segno. Una cosa così non accadeva da quando il «movimento» si era mobilitato autonomamente per dire «no» alla guerra – anime e corpi del secolo scorso, perchè le guerre hanno vinto.
Ormai la Val Susa è il simbolo di una ingiustizia, ecco perché migliaia di persone adesso sentono il dovere (e il bisogno) di vincere almeno questa partita. Da Torino a Messina, da Aosta a Salerno, da Bologna a Reggio Calabria, da Vicenza a Napoli, da Bergamo a Benevento, più di sessanta città  (ma c’è stato un presidio anche a Barcellona) si sono concentrare in una piazza per lo stesso motivo. In molti casi dando vita a cortei improvvisati.
A Roma circa duecento persone sono partite da piazzale Tiburtino per dirigersi verso la stazione Termini sfilando dietro allo striscione Fermeremo questo treno, la lotta è libera nel cuore Sole e Baleno, la Tav non passerà . In testa ai binari, circondati dalla polizia in assetto anti sommossa, i militanti No Tav hanno gridato «Vergona, vergogna» provocando il blocco della circolazione dei treni per una ventina di minuti; poi il corteo è proseguito fino a san Lorenzo.
A Milano, in piazza San Babila, per la prima volta non si sono visti solo i militanti No Tav vicini ai centri sociali, in piazza c’erano un migliaio di persone «normali», qualche bandiera di partito e singoli cittadini non sempre pronti a precipitarsi in piazza, insomma un mix che ben rappresenta una città  che da tempo non trova più la forza di incontrarsi per fare opposizione. Un numero sufficiente per improvvisare un corteo e attraversare le vie principali del centro, dietro allo striscione Questa non si perdona, Luca tieni duro. Destinazione, la Statale.
A Bologna un corteo molto determinato e «politico» ha preso la strada della circonvallazione per puntare alla stazione, dove sono stati occupati i binari: come da striscione, il messaggio era chiaro, quella della Val di Susa è La madre di tutte le lotte contro la crisi. Nelle vicinanze della stazione è volata anche qualche manganellata, ma non è stata sufficiente per impedire il blocco dei primi binari e un tentativo di bloccare la partenza di un Frecciarossa per Milano (30 minuti di ritardo).
Anche a Firenze un presidio si presto è trasformato in corteo, circa duecento manifestanti si sono diretti alla stazione di Santa Maria Novella blindata dalla polizia, La Val di Susa non si tocca, la difenderemo con la lotta.
Genova, invece, si è data appuntamento davanti Prefettura con uno striscione dal sapore antico da portare in corteo, Ora e sempre resistenza (c’erano i partiti della sinistra, e Legambiente). A Venezia la protesta ha preso la via del mare. Una quindicina di ragazzi del centro sociale Rivolta sono sbarcati davanti al pontile della Prefettura per lasciare uno striscione di solidarietà  con Luca Abbà  (pare che la Digos stia «valutando il caso»…). Gli attivisti No Tav di Ancona, invece, hanno occupato una parte della strada che porta alla stazione, non è stato un vero blocco ma una sorta di procurato rallentamento per spiegare cosa stava succedendo dall’altra parte dell’Italia. A Napoli, circa duecento persone, tra cui attivisti del Comitato contro la discarica di Chiaiano e del Laboratorio Insurgencia, hanno percorso le vie del centro dietro lo striscione La Val di Susa ce l’ha insegnato, resistere allo Stato non è reato. A 1.700 chilomentri da quella valle, a Palermo, dove Bersani è stata contestato al teatro Zappalà , sono stati occupati i binari ed è dovuta intervenire la polizia.
E per non dimenticare nessuno: erano con Luca Abbà  anche Bari, Brescia, Bergamo, Cagliari, Crema, Cremona, Empoli, Forlì, L’Aquila, La Spezia, Mantova, Novara, Nuoro, Padova, Rho, Saronno, Trento, Trieste, Viareggio…


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