Palestina: contro il blocco via mare, via cielo, via terra!

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“Il nostro progetto è trasparente – ha spiegato il comitato organizzatore – ad un annodall’assassinio di Vittorio Arrigoni, centinaia di volontari si recheranno a Tel Aviv e poi direttamente in Cisgiordania per contribuire alla costruzione di una scuola, ma non sarà  facile riuscirci perché la maggior parte delle persone sa che c’è un blocco illegale e disumano nella striscia di Gaza, ma molti ignorano che Israele mantiene un blocco anche su tutta la Palestina”.

Di fatto ad oggi per recarsi in Cisgiordania, come a Gerusalemme Est, i viaggiatori di tutto il mondo sono obbligati a passare sotto i controlli israeliani, tanto a Tel Aviv quanto al ponte di Allemby (se provenienti dalla Giordania), poiché Israele ha distrutto l’aeroporto di Gaza e si è annessa quello di Kalandia in Cisgiordania.
Ma i controlli ad oggi equivalgono ad un blocco? Un segnale potrebbe arrivare proprio dall’esito della missione di solidarietà . “Se i nostri governanti scelgono di collaborare con l’occupazione israeliana – hanno spiegato gli attivisti internazionali di Freedom Flotilla – questo per noi non è accettabile e per questo seguiteremo in tutte le forme, con barche, convogli terresti, aerei a forzare e a denunciare l’arbitrio e il blocco illegale israeliano.
 Seguiteremo a dire alto e forte che i territori palestinesi non appartengono a Israele e che noi rifiutiamo di subire le sue violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani, in primis la libertà  di movimento”.

Per l’organizzazione italiana della Freedom Flottilla la pressione e la vicinanza internazionale è fondamentale. “Le famiglie e le associazioni palestinesi ci chiedono aiuto, ci chiedono di manifestare la nostra solidarietà  reclamando l’applicazione del diritto fondamentale alla libera circolazione. Il 5 febbraio abbiamo ricevuto un messaggio di incoraggiamento da Basil Mansour, del comitato di resistenza di Bi’lin, uno dei villaggi palestinesi in Cisgiordania, che resiste da anni all’occupazione israeliana: Cari amici che preparano l’iniziativa Benvenuti in Palestina 2012, abbiamo l’onore di invitarvi a farci visita in Palestina e di ringraziarvi per la solidarietà  con la nostra battaglia umanitaria contro l’ingiustizia dell’occupazione israeliana di un popolo senza difesa contro il furto della sua terra, delle sue risorse idriche, la colonizzazione dilagante e illegale e la costruzione del muro dell’apartheid. Siamo tutti esseri umani e quindi dobbiamo essere uniti: musulmani, cristiani, ebrei, bianchi e neri, arabi e internazionali, contro i nemici della pace, dell’amore, della vita, dell’umanità  per porre fine a questa occupazione aberrante.
 Noi crediamo nella libertà  e in una pace giusta, e siamo convinti che insieme possiamo porre fine a questa sofferenza. Abbiamo fiducia in tutti i nostri amici nel mondo, vi ringraziamo tutti e inviamo a voi il nostro affetto.
 Siete già  stati al nostro fianco, ma l’occupazione israeliana vi impedisce di tornare, ma non scoraggiatevi, tornate. Vi invitiamo a tornare a farci visita, Bi’lin vi invita. Benvenuti a Bi’lin, Benvenuti in Palestina. Ecco perché non possiamo mancare a questo appuntamento” hanno aggiunto gli attivisti.

Oltre alla riuscita pratica del viaggio e all’attivo contributo nella ricostruzione di una scuola, l’obiettivo del movimento è principalmente mediatico. “La missione franceseBienvenue en Palestine dell’8 luglio scorso – ha precisato Nicolas Shashahani, attivista della campagna francese Bienvenu en Palestine 2012, in questi giorni in Italia per presentare la missione del 15 aprile – ha avuto un impatto mondiale è questo è significativo, tanto che la stessa stampa israeliana è rimasta scioccata nel constatare che si vietava a uomini, donne e bambini assolutamente pacifici di entrare in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. I nostri governi fanno entrare liberamente persone che lanciano bombe al fosforo sulla popolazione civile, che praticano esecuzioni capitali extra-giudiziarie, ma noi che siamo nonviolenti, disarmati, che non abbiamo certo le mani sporche di sangue, noi non abbiamo il diritto di recarci in Palestina!
 Si, allora noi ripartiamo”.

Al posto dei 500 dello scorso luglio ora i pacifici sostenitori della causa palestinese contano di essere molti di più. “Avremo un gruppo di diverse nazionalità  e professionalità , compreso tra i 9 e i 94 anni poiché questa è l’età  di Stephan Hessel che parteciperà  al viaggio e porrà  la prima pietra per la costruzione della scuola di Betlemme in segno di solidarietà  e speranza verso il futuro”. Per Sebastian Rodriguez, membro di Benvenuti in Palestina 2012 e attivista israeliano per i diritti del popolo palestinese “la Palestina è un test, noi dobbiamo capirlo. Non un test al chiuso di un laboratorio o in una provetta, ma un test su veri uomini, donne e bambini per vedere fin dove si può arrivare con le atrocità  senza che il mondo si muova.
 Questo è il prototipo dell’ingiustizia, del disprezzo dei diritti e dell’affermarsi della legge del più forte, travestiti da scontro di civiltà  o da conflitti religiosi. Ecco perché sarà  più che mai importante quella prima pietra e la nostra presenza”.

Ora a due mesi dalla partenza la macchina organizzativa si è messa in moto, con una grande manifestazione a Parigi alla Borsa del Lavoro di Saint-Denis che fino a stasera sarà  trasformata in una grande arena palestinese, con spettacoli teatrali, concerti, giochi, film, una sfilata di moda palestinese e con la ricerca di nuovi volontari che vorranno dare il loro contributo e la loro presenza nella missione del 15 aprile prossimo. Per tutti quelli che non potranno partecipare alla missione Benvenuti in Palestina 2012, ma vogliono comunque sostenerla, gli attivisti ricordano che dieci euro significano dieci mattoni per la scuola di Betlemme, che i volontari costruiranno insieme ai palestinesi. Un invito, anche questo, utile per restare umani”, ci avrebbe forse ricordato Vittorio Arrigoni.


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